È sempre tempo di conversione!
Il peccato è il grande male di questa vita; è costato la vita di Dio morto sulla croce perché potessimo liberarcene, ed è la causa più profonda di tutti i mali. San Paolo dice che “il salario del peccato è la morte” (Rom 6, 23), ovvero che ogni lacrima, tutto il dolore e la morte hanno la loro causa principale nel peccato, dal peccato orignale ai nostri peccati personali. Il peccato è “l’amore di se stessi fino al disprezzo di Dio”, ha detto Sant’Agostino (De Civitate Dei, 14, 28).
Gesù è venuto a portarci la liberazione nei confronti della “schiavitù del peccato”: “Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato” (Rom 6, 6).
Dio ha detto a Caino: “Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!” (Gn 4, 7). Si può dominare il peccato con la grazia di Dio. Non abbiamo scuse di fronte alla sconfitta per il peccato. San Paolo ha detto che “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Cor 10, 13).
Se Dio non ci abbandona nella tentazione, allora, se cadiamo nel peccato, è perché non abbiamo fatto quello che Gesù ci ha ordinato: “Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt 26, 41). Senza vigilare e pregare non vinceremo il peccato. Dio avverte: “Chi ama il pericolo, in esso perirà” (Sir 3, 27).
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Dio ha detto al suo popolo: “Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te… Questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (Dt 30, 11-13). Possiamo rispettare i comandamenti di Dio e non peccare.
La Bibbia riporta varie liste di peccati: “Le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio” (Gal 5, 19-21). Altre indicazioni possono essere trovate in Rm 1, 28-32; 1 Cor 6, 9-10; Ef 5, 3-5; Col 3, 5-9; 1 Tm 1, 9-10; 2 Tm 3, 2-5.
Dobbiamo lottare con tutte le forze contro il peccato, perché ci separa da Dio e uccide la nostra anima. San Tommaso d’Aquino dice che “ci sono due morti: la prima quando il corpo si separa dall’anima, la seconda quando l’anima si separa da Dio”. Per la prima ci sarà la resurrezione, ma per la seconda non c’è soluzione, l’anima si separa definitivamente da Dio, è l’inferno, la frustrazione assoluta e definitiva.
Il Catechismo dice che “il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili” (n. 1861).