"L’autocertificazione, già pronta e in borsa, garantisce lo spostamento per “lavoro”; piace dire, essendo un prete, per “diaconia”, cercando di mettere in pratica la fede attraverso le opere di misericordia spirituale e corporale"
I preti. Sempre prossimi e vicini al popolo di Dio. Restare a casa, in canonica, non impedisce di portare il conforto e la consolazione ai malati, agli impossibilitati, ai moribondi e ai defunti.
La giornata, apparentemente ostacolata da divieti e disposizioni, si declina con la sveglia alle 5,30 e si apre con “Signore a te ho gridato, accorri in mio aiuto (Salmo 140,1), e questo lo possiamo dire tutti. Non lo dico io, bensì il Cristo totale. Così S. Agostino, nel giorno in cui tutta Italia è stata confinata a zona rossa, a causa di questa epidemia del Coronavirus.
L’autocertificazione, già pronta e in borsa, garantisce lo spostamento per “lavoro”; piace dire, essendo un prete, per “diaconia”, cercando di mettere in pratica la fede attraverso le opere di misericordia spirituale e corporale. Rispettando tutte le regole e le disposizione sanitarie. E’ cosa seria questo virus, ci ha sconvolto la vita, le relazioni, il lavoro, l’economi. Tanti morti, tanti contaminati e tanti in rianimazione. Il sistema sanitario in apnea. Non possiamo permetterci di non essere responsabili, siamo “onesti cittadini e buoni cristiani”, ci ricordava S. Giovanni Bosco.
“L’eterno riposo donagli Signore e splenda a Lei la luce perpetua, riposi in pace”, ho benedetto il corpo esile di una anziana (91 anni). E’ morta per vecchiaia, Corradina, l’avevo incontrata lo scorso anno il Venerdì Santo, conosceva e recitava antiche e sempre nuove preghiere. Una continua litania,. Una in particolare: “soffriamo per Gesù, Lui ha sofferto per noi”. Una fedele che meritava le esequie, una S. Messa e la preghiera di suffragio e invece, solo una benedizione in casa, con cinque persone. Quel vecchio crocifisso, stretto tra le sue mani compensava la solitudine di una benedizione.
Incontro i miei confratelli (ore 10,30). Siamo distanziati un metro. Come vivere questo tempo? Fino al 3 aprile: celebreremo ogni giorno la S. Messa, senza popolo ma per il popolo. La prima Messa è alle 16,30. Predispongo il mio smartphone, lo colloco su una sedia, al centro della Chiesa e celebro, insieme ad un altro sacerdote. Migliaia di persone si collegano e partecipano: commozione virtuale e intense preghiere. Tanti Amen.