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Perché dà fastidio che il nome di Dio appaia nella nuova Costituzione russa?

RUSSIA

Shutterstock | nickolayv

Salvador Aragonés - pubblicato il 10/03/20

Vladimir Putin presenta il nuovo testo costituzionale, con emendamenti personali, che dovrà essere approvato con referendum il 22 aprile, nel 150° anniversario della nascita del fondatore della Russia sovietica, Lenin

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, sottoporrà a votazione, in un referendum, il nuovo testo costituzionale che riforma il precedente, in cui spiccano soprattutto il nazionalismo e l’integrità territoriale – incluse la penisola di Crimea e le isole Curili (disputate dal Giappone) – e il fatto che la Russia è il “successore legale dell’Unione Sovietica”, con cui si rifiuta il “revisionismo” storico della Russia (la partecipazione del popolo alla II Guerra Mondiale, nonostante il patto tra Stalin e Hitler precedente all’ingresso della Russia in guerra contro la Germania).

La riforma costituzionale verrà sottoposta a referendum il 22 aprile prossimo, in coincidenza con il 150° anniversario della nascita del fondatore della Russia sovietica, Vladimir Ilich Lenin.

Sulla stampa internazionale, l’aspetto più criticato è che nel testo costituzionale appaia la parola “Dio”, e che si definisca il matrimonio come formato da un uomo e una donna. È un emendamento del Presidente: “Finché sarò Presidente non ci sarà ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’, solo mamma e papà”, ha detto Putin. Il vicepresidente della Duma statale (Camera bassa), Piotr Tolstoi, ha commentato: “Sono lieto che questo emendamento sia stato firmato dal Capo di Stato”.

L’emendamento in cui appare Dio dice così:

“La Federazione Russa, unita da una storia millenaria, preservando la memoria degli antenati che ci hanno trasmesso gli ideali e la fede in Dio, come anche la continuità nello sviluppo dello Stato russo, riconosce l’unità statale storicamente stabilita”.

Nella Costituzione degli Stati Uniti si difende il matrimonio come formato da un uomo e una donna: la parola “matrimonio” significa solamente un’unione legale tra un uomo e una donna come marito e moglie, e il termine “coniuge” si riferisce solo a una persona del sesso opposto che è marito o moglie, e tuttavia sotto la presidenza di Barack Obama è stato legalizzato il matrimonio omosessuale. Nel caso della Russia, Putin ha detto “Finché sarò Presidente”, che indica un breve periodo di tempo.


VLADIMIR VLADIMIROVICH PUTIN

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L’emendamento assai criticato del Presidente Putin è quello che abbiamo riportato con il riferimento alla “memoria degli antenati che ci hanno trasmesso gli ideali e la fede in Dio”.

Le critiche sono state accese: “Perché citare Dio?”, dice scandalizzata una parte della stampa occidentale. Tutto il laicismo si è rivoltato, rifiutando l’uso del nome di Dio nella Costituzione riformata della Russia, dicendo che Putin non è un democratico ma un uomo del passato, e che il nome di Dio deve sparire da qualsiasi manifestazione pubblica. Il laicismo vuole imporre una società senza Dio, come nella Rivoluzione francese del 1789, non propriamente recente.

È certo che Vladimir Putin non sia un politico dal pedigree democratico, né nel suo passato (dirigente del KGB), né nel presente (boicottare gli oppositori), ma da qui a criticare il fatto che Dio sia o meno presente nella Costituzione di uno Stato è mescolare le cose. Cosa significa l’assenza di Dio nei testi giuridici? Migliora forse la vita dei cittadini, o la impoverisce a livello culturale e personale?

In primo luogo, va detto che dei 198 Stati membri delle Nazioni Unite, circa 120 menzionano in qualche modo Dio e/o la religione nei loro testi costituzionali o nelle leggi fondamentali dello Stato. Se non menzionano specificatamente Dio, citano Gesù Cristo o la Santissima Trinità, o Allah, il buddismo, ecc.. In questi Paesi, la maggior parte della popolazione non è certo infastidita dalla menzione di Dio.

O si vuole espellere Dio dallo spazio pubblico? Senz’altro. Nonostante questo, molti Paesi non vogliono vivere con leggi senza Dio, né senza la protezione divina, invocata in molti giuramenti presidenziali, come quello degli Stati Uniti, in cui il nuovo Presidente termina il suo giuramento dicendo: “So Help me God”, “Che Dio mi aiuti”.

In molti Stati che riconoscono alla religione un ruolo benefico per la società si sostiene l’indipendenza tra religione e Stato, e il divieto dei chierici di essere eletti deputati o di occupare incarichi elettivi al Senato. Qualcosa di analogo è stabilito dal Concilio Vaticano II, che nella sua Costituzione Pastorale Gaudium et Spes (n. 76) sottolinea che la Chiesa, come lo Stato, anche se con fini diversi, si occupa delle persone, e per questo c’è bisogno di una “sana cooperazione”, anche se si tratta di realtà indipendenti, ciascuna nel proprio campo.


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Sarebbe troppo lungo elencare gli Stati che includono Dio nella propria Costituzione. Quella messicana, ad esempio, inizia dicendo “Nel nome di Dio Onnipotente, autore e supremo legislatore”. La maggior parte dei Paesi in questione è cristiana, con confessioni cristiane, come quella cattolica, anglicana o luterana.

Chi non menziona Dio? Quasi tutti gli Stati che non citano Dio nei loro testi costituzionali sono africani (per l’influenza dell’animismo e delle religioni coloniali), proprio lì dove la religione è più fiorente, come accade anche in Ecuador, unico Stato dell’America Latina a non menzionare Dio. Altri sono la Francia, l’Austria, la Turchia, l’India, la Corea del Nord e finora la Russia.

Non sarebbe adeguato concludere questo articolo senza menzionare che nella riforma della Costituzione russa si contempla l’ipotesi di adeguare le pensioni al costo della vita e di stabilire un salario minimo al di sopra della soglia di povertà, assai richiesto dalla popolazione.

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