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È il momento giusto per apprezzare il tesoro agroalimentare italiano

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Andy Shell | Shutterstock

Pane e Focolare - pubblicato il 06/03/20

In questo momento critico per l'economia italiana noi genitori possiamo cogliere la palla al balzo: insegnare ai figli come si fa la spesa, conoscere gli ingredienti di cui sono fatti i cibi che mettiamo in tavola e da dove vengono.

Leggo su una rivista che in uno zoo di una grande metropoli degli USA è stato allestito un recinto con delle mucche, accanto alle gabbie di leoni, tigri, elefanti e giraffe. Il motivo? Da un veloce sondaggio nelle scuole elementari è emerso che i bambini non sanno da dove viene il latte, per loro è un prodotto industriale. Lo zoo è stato quindi utilizzato non solo per la conoscenza di animali di altri continenti, ma anche per scoprire che il latte viene dalle mucche, animali agli occhi dei bambini altrettanto misteriosi ed esotici. Le maestre organizzano gite scolastiche nel parco dove ad orari precisi le mucche vengono munte, sotto gli occhi meravigliati dei piccoli.


FARMER, MILK, COWS

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Ma non è necessario andare in America: anche in Italia spesso ai nostri bambini manca una conoscenza diretta del mondo della natura. Alcuni anni fa sono andata a visitare la cantina di Antinori a San Casciano Val di Pesa (ne vale davvero la pena) e abbiamo pranzato nel loro ristorante. Qua e là, a delimitare l’area dei tavolini all’aperto dai filari di vite, ci sono piccoli orti di pomodori, zucchine, cipolle, cavolo nero. Una simpatica scelta ornamentale, un po’ diversa dal solito, ma il cameriere ci racconta che gli orti suscitano particolare entusiasmo nei bambini, soprattutto di quelli cittadini che per la prima volta vedono una pianta di pomodori e imparano che non crescono sui banconi del supermercato.

Sono cresciuta trascorrendo gran parte delle mie vacanze nella casa di famiglia sul Lago Maggiore, dove avevamo galline, conigli e una capra. Nell’orto c’erano verdure, legumi e alberi da frutto. Mia nonna mi mandava a raccogliere zucchine, pomodori e insalata; una volta mi sono presa una bella indigestione di amarene, seduta sotto l’albero a godere di quel ben di Dio (si sa, una tira l’altra …). Per la mia generazione, anche quella cresciuta in città, non mancavano occasioni per venire direttamente a contatto con la natura e i suoi prodotti, con gli animali da allevamento e con le coltivazioni di frutta e verdura. In montagna vedevamo i pascoli con le mucche che ruminavano, le malghe con le caprette. Al mare guardavamo i pescatori con le loro lenze, seduti sul molo, oppure i pescherecci che al mattino presto tornavano al porto carichi di cassette di pesci, crostacei e molluschi.

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E oggi? Le famiglie in vacanza alloggiano prevalentemente nei villaggi turistici con animazione, i bambini imparano a ballare sulle note del tormentone estivo, i ragazzini più grandi già frequentano le discoteche e di giorno dormono. Sdraiati all’ombrellone compulsano gli smartphone, magari lamentandosi perché non c’è abbastanza campo e non c’è il wi-fi. Non generalizziamo, va bene: molti si dedicano a belle attività sportive, nuoto, vela, surf, partite di calcio, tennis, mountain bike e free climbing. La vita di campagna però non ha abbastanza appeal, per grandi e piccini. Tutti pronti a manifestare per l’ambiente ma li sfido ad andare in un orto e trovare la pianta delle zucchine.

Sono pochi i ragazzi che sono stati abituati a fare la spesa, hanno il frigorifero pieno di cibi precotti che scaldano al microonde, senza conoscerne gli ingredienti. Magari pensano che il merluzzo sia un pesce a forma di parallelepipedo impanato e che ci sia un albero dei pop corn. L’importante è che sulla confezione ci sia scritto light, con meno grassi, senza olio di palma, in una confezione plastic freema oltre a quello che non c’è, sanno quello che c’è dentro quegli alimenti?


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Vorrei fare anch’io un sondaggio, chiedendo ad esempio come si fa il pane, da quali ingredienti è composto. Quanti ragazzi (e anche adulti) risponderanno correttamente? Conoscere la provenienza del cibo, avere ben presente tutta la filiera alimentare è importante per la salute, per la cultura, per la socialità, per l’economia, per il progresso del nostro Paese: l’agricoltura e l’enogastronomia sono voci fondamentali del nostro PIL.

Lo scorso mese di novembre a Bologna ho visitato FICO – Fabbrica Italiana Contadina, il più grande parco del mondo dedicato all’agricoltura, ai suoi prodotti, alla loro trasformazione e al consumo finale. Nello spazio all’aperto troviamo mucche, ovini, maiali; orti, coltivazione di cereali e risaie, vigne e oliveti. All’interno degli stand si vive in diretta la trasformazione dei prodotti. Si può vedere come dalla coltivazione dei cereali si arriva alla farina e poi al pane; le espertissime cuoche emiliane fanno i tortellini sotto gli occhi dei visitatori; il latte delle mucche appena munte viene portato nella piccola Centrale del latte e da dietro un vetro si ammira l’arte della preparazione della mozzarella; appena fuori dallo stand del prosciutto di Parma pascolano i maiali; i lunghi tempi di lavorazione e le caratteristiche ambientali non permettono di vivere in diretta la produzione del Parmigiano Reggiano, del Grana Padano o dell’aceto balsamico, ma alcune aree dedicate permettono comunque di avere informazioni molto interessanti anche su questi prodotti d’eccellenza del Made in Italy.

Una bella opportunità, quella di FICO, soprattutto per bambini e ragazzi. Per altre generazioni ed altri tempi non avrebbe avuto alcun senso costruire un parco a tema, tutti sapevano da dove vengono il latte, il prosciutto, l’olio e il pane. Oggi non si può che apprezzare la scelta di dedicare energie e risorse per trasmettere la cultura e la tradizione del cibo italiano e l’arte della trasformazione dei prodotti agricoli. I bambini si divertono ma intanto ricevono un po’ di educazione alimentare, legata alla ricchezza della nostra dieta mediterranea, che veicola non solo salute e un corretto stile di vita ma anche socialità, tradizioni, storia e cultura.


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Il cibo italiano è il più famoso e apprezzato del mondo: noi che abitiamo in questo splendido Paese, con una cultura della tavola davvero al top, dobbiamo conoscere i nostri prodotti, la loro provenienza e lavorazione. Considerando gli aneddoti che vi ho raccontato all’inizio di questo post, c’è un grande lavoro da fare, anche un parco a tema può dare il suo contributo, ma ognuno di noi può e deve fare la sua parte per diffondere la conoscenza del fantastico mondo dei prodotti alimentari italiani.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA PANE E FOCOLARE

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