Dalla Basilica di Assisi e alla Cappella degli Scrovegni, dagli Uffizi al Vaticano: così l'artista ha immaginato gli spiriti celesti
Giotto, tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, col suo genio innovatore, infrange il cerchio di ferro delle tradizioni bizantine, modera le diverse tendenze ed instaura un “linguaggio pittorico nuovo”, uno stile prettamente italiano.
Da Assisi a Padova
Seguendo i dati cronologici proposti dallo storico dell’arte Pietro Toesca nel suo lavoro su Giotto, questi svolse la sua attività giovanile nella Basilica Superiore di S. Francesco in Assisi. Ma, di questi cicli di affreschi si discute l’attribuzione e la cronologia, perché indubbiamente furono compiuti con l’intervento di collaboratori e in più riprese.
Dopo il primo periodo in Assisi, Giotto pare si recasse a Roma (1300), e già si è fatto cenno alla sua opera musiva. Verso il 1305, prima di fermarsi a Padova per compiere il suo capolavoro nella Cappella degli Scrovegni, egli tornò a Firenze ove dipinse la “Madonna di Borgognissanti”, che si conserva nella Galleria degli Uffizi.
I “migliori angeli” di Giotto
In questa tavola mi sembra di poter individuare il miglior tipo di angelo che abbia ideato l’arte di Giotto. La pittura ci dà il modello della “Maestà” trecentesca, nella quale la Vergine, maestosa, inproporzioni maggiori degli angeli e dei santi che la circondano, con espressione materna siede sull’altro trono. Gli angeli pur simmetricamente distribuiti mostrano un progresso nella composizione: i loro atteggiamenti sono svariati ed il trono poggia sul suolo, né ha bisogno di esser sorretto.