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“Sono cattolica e voglio essere femminista”

KOBIETA

Toa Heftiba/Unsplash | CC0

Catholic Link - pubblicato il 04/03/20

di Myriam Ponce

In base alla presunta difesa di molte donne che si trovano in situazioni di vulnerabilità o hanno subìto qualche tipo di violenza, specificatamente da parte degli uomini, il movimento femminista latinamericano ha preso forza. Iniziative sociali come #metoo e #undíasinmujeres si sono affermate apparentemente con l’unico proposito di unire le donne.

In questa atmosfera, vale la pena di chiederci quale sia il nostro ruolo come cattoliche.

1. Introduzione al femminismo

Alcuni accademici sostengono che il femminismo sia iniziato nel XVIII secolo con un movimento sociopolitico volto a perseguire l’uguaglianza dei diritti per uomini e donne, soprattutto sul lavoro e nel campo dell’istruzione. Si dice anche che il termine “femminismo” sia stato usato per la prima volta dal socialista francese Charles Fourier e sia stato assunto come sinonimo di emancipazione della donna, cercando il suo diritto al voto e alla partecipazione politica.

Altri indicano che il termine è stato usato per la prima volta come aggettivo da Alexandre Dumas (“l’uomo donna!), un antifemminista che criticava il movimento e i suoi postulati. Per altri ancora è stato citato per la prima volta in un documento medico.

Prima ondata

Ciò che è certo è che alla fine del XVIII secolo il termine è diventato popolare, portando a varie ondate di cambiamenti. La prima grande ondata di femminismo è iniziata tra il 1890 e il 1920, estendendosi fino agli anni Sessanta. Il suo obiettivo principale, come agli inizi del femminismo, era cercare gli stessi diritti per uomini e donne. Con questo movimento si è ottenuto il diritto di voto in alcuni Paesi.

Seconda ondata

La seconda ondata femminista è iniziata negli anni Sessanta, continuando fino all’inizio degli anni Settanta. L’obiettivo era un salario uguale per uomini e donne in caso svolgessero lo stesso lavoro, la libertà sessuale e il diritto all’aborto.

La scrittrice Simone de Beuvoir è diventata la massima rappresentante del movimento, e sosteneva gli anticoncezionali (ha pubblicato nel 1971 il suo “Manifesto per l’aborto legale”). Ripudiava la famiglia, affermava che tutte le donne erano omosessuali, difendeva la legalizzazione della pederastia, indicava la gravidanza come schiavismo, dichiarava l’uomo un individuo oppressore e ovviamente criticava anche la Chiesa cattolica.

A quel punto, tra i tanti postulati iniziava già a intravedersi il rifiuto sociale nei confronti della maternità, del matrimonio e della famiglia.

Terza ondata

La terza ondata è iniziata negli anni Ottanta, ispirata anche da altri movimenti basati sull’ideologia di genere e sull’ecologia.

Da allora il movimento ha modificato il suo discorso fondamentale per l’uguaglianza dei diritti per postulare la difesa della donna e il suo “diritto” di porre fine alla vita dei propri figli.

2. Il femminismo dal cattolicesimo

Parlando della storia del femminismo, non possiamo non menzionare Edith Stein. Più nota come Santa Teresa Benedetta della Croce, ricordata come eminente filosofa, attraverso conferenze, articoli e saggi si è incaricata di porre un’enfasi speciale sul fatto che nessuna donna è solo “una donna”.

Basandosi sui suoi studi filosofici e religiosi, ha esaminato la natura della donna dal momento della sua creazione e ha dimostrato che ogni donna è stata accuratamente progettata da Dio e chiamata da Lui, come ogni essere umano in base alla dottrina cattolica.

La Stein ha senz’altro precorso i tempi, mettendo anche in guardia sulla direzione che stava prendendo il movimento di emancipazione e sottolineando che l’obiettivo delle donne non doveva essere quello di cercare di essere come gli uomini, ma di vivere in armonia con la loro natura e la loro vocazione.

Cos’ha detto Giovanni Paolo II sul tema?

Giovanni Paolo II ha ripreso queste idee e le ha delineate brevemente nell’enciclica Evangelium vitae(n. 99), scrivendo:

“Nella svolta culturale a favore della vita le donne hanno uno spazio di pensiero e di azione singolare e forse determinante: tocca a loro di farsi promotrici di un «nuovo femminismo» che, senza cadere nella tentazione di rincorrere modelli «maschilisti», sappia riconoscere ed esprimere il vero genio femminile in tutte le manifestazioni della convivenza civile, operando per il superamento di ogni forma di discriminazione, di violenza e di sfruttamento.

(…) Voi siete chiamate a testimoniare il senso dell’amore autentico, di quel dono di sé e di quella accoglienza dell’altro che si realizzano in modo specifico nella relazione coniugale, ma che devono essere l’anima di ogni altra relazione interpersonale”.

Non è l’unico documento papale sul tema. Il primo è stata la lettera Mulieris dignitatem, sulla dignità e la vocazione della donna, pubblicato nel 1988. Giovanni Paolo II ha anche parlato della femminilità nella Lettera alle donne in occasione della Conferenza Mondiale sulla Donna all’ONU nel 1995.

3. La dignità di uomini e donne è la stessa

Il Papa, in quel momento, ha sottolineato che la dignità e la responsabilità di uomini e donne erano (sono e saranno sempre) uguali, e ha aggiunto che i doveri familiari della donna dovrebbero essere complementari a quelli professionali.

Solo in questo modo si può perseguire uno sviluppo culturale e sociale adeguato. Si è quindi sostenuta ogni decisione personale della donna quanto a sviluppo personale e familiare. All’interno del nuovo femminismo si è poi riconosciuto che ogni donna è in grado di arricchire il mondo con la propria vocazione, e si è esortato a riconoscere i suoi talenti come dimostrazione della costruzione di una civiltà che cresce nell’amore.

“La donna deve «aiutare» l’uomo – e a sua volta questi deve aiutare lei – prima di tutto a causa del loro stesso «essere persona umana»: il che, in un certo senso, permette all’uno e all’altra di scoprire sempre di nuovo e confermare il senso integrale della propria umanità. E’ facile comprendere che – su questo piano fondamentale – si tratta di un «aiuto» da ambedue le parti e di un «aiuto» reciproco. Umanità significa chiamata alla comunione interpersonale” (Mulieris dignitatem, 7).

La Chiesa sostiene quindi l’uguale dignità di uomo e donna e ha promosso la santificazione femminile, come quella di tutta l’umanità.

4. Si può allora sostenere il femminismo essendo cattoliche?

Personalmente, risponderei con un’altra domanda: quale femminismo?

Come si deduce da quanto detto, esistono temi convergenti tra il movimento femminista (con le sue varie versioni) e la dottrina cattolica, ma ne esistono anche altri molto distanti, e sostenerli significherebbe praticamente abbandonare la dottrina. Se non sapete se sostenere o meno il movimento, vi consiglio di tener conto di questo per poter discernere il vostro atteggiamento:

— Uomo e donna sono diversi. Niente e nessuno potrà provare il contrario, perché è una verità scientifica. Un’uguaglianza totale tra uomini e donne non si potrà mai raggiungere, ma attenzione, diverso non significa inferiore. Non si tratta di una guerra tra sessi, ma di comprendere la nostra complementarietà come uomini e donne e riscattare quello che ci costruisce, non ciò che ci distrugge. Il rispetto della nostra dignità è reciproco.

— Un nuovo essere umano vive fin dal concepimento. È un tema prezioso. Sotto il motto della “protezione della donna” (#niunamenos) sembra esserci una bandiera abortista, e questo è inaccettabile. L’inizio di una vita umana, come nel punto precedente, è un fatto scientifico pienamente verificato. Qualsiasi aborto provocato è un attentato contro una vita umana.

— La famiglia è la cellula della società. Nessun movimento che cerchi davvero la pari dignità tra uomini e donne deve attentare contro il nucleo principale della società, che è la famiglia. L’essere umano è un essere socievole, e in questa organizzazione, per suo ordine naturale, dev’essere riconosciuta l’importanza del ruolo femminile nella famiglia.

— Essendo un tema politico, bisogna mettere da parte la religione. Ultimamente ho sentito dire spesso “Non possiamo coinvolgere la religione in un tema di Stato”. Vivendo in uno Stato laico è una realtà.

Ma non ci si aspetta che si traggano i propri valori morali e religiosi dalle proprie decisioni. Cercate di sostenere un movimento politico? Trovate quello i cui principi sono equiparabili a quelli che hanno forgiato la vostra vita e la vostra fede. Lo stesso vale per ogni movimento sociale o ideologia.

— Vedere l’uomo come nemico. Questa premessa è di importanza fondamentale visto che non possiamo generalizzare. Al riguardo, vi consiglierei di riflettere sulla vita di qualche uomo che ritenete esemplare. Potrebbe essere vostro padre, vostro fratello, vostro nonno o anche un santo. Una persona che con il suo buon esempio abbia segnato la vita vostra e altrui.

— Chiedete una giustizia pura, bella… e anche divina. La giustizia si definisce come un principio morale che spinge a operare e a giudicare rispettando la verità e dando a ciascuno quello che gli spetta. La giustizia è considerata una virtù. Su questo punto, si vuole giustizia per la protezione di ogni essere umano, ma si respinge quello che danneggia l’integrità umana (il furto, l’aggressione, la violenza…)

— Pregate. In genere dimentichiamo di “coinvolgere” Dio in questi temi sociali, ma è un grave errore. Chi ci conosce più di Lui? Chi potrebbe comprenderci meglio di Lui? Nessuno.

5. Informatevi e pregate

Se avete dei dubbi sul vostro atteggiamento al riguardo, informatevi e pregate. Chiedete che la sapienza di Nostro Signore arrivi a voi e che Egli illumini le vostre decisioni. Non c’è opzione migliore.

Cercare il rispetto nei confronti dell’uguale dignità umana è una missione di tutti, come anche costuire le basi per raggiungerla. Ma attenzione, perché il cammino potrebbe presentare molti ostacoli. Solo mano nella mano con Dio potremo identificare una verità che ci unifica e ci rende complementari.

6. Cercate di sostenere il movimento femminista?

Pensate di recitare un Rosario per le donne che subiscono qualche tipo di violenza, offrite la vostra Messa per le donne abbandonate o per quelle che soffrono per le infedeltà dei mariti. Non consumate nulla che svilisca la donna, formatevi sul tema, trattate le donne con rispetto.

Guarite il vostro cuore nella pace di Dio e perdonate qualsiasi risentimento, ma soprattutto considerate la donna come figlia di Dio e riconoscetela come sorella in Cristo, perché arriviamo al mondo come fratelli e continueremo ad esserlo.

La Grazie di Dio illumini il vostro cammino, prego per voi!

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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