Nei dipartimenti dell’Oise e del Morbihan, i più toccati dal Coronavirus, decreti prefettizi proibiscono grandi assembramenti in luoghi chiusi fino al 14 marzo. Le messe non fanno eccezione e sono state sospese nelle diocesi di Vannes e di Beauvais. Aleteia ha chiesto ai preti toccati dal provvedimento come vivano questo periodo decisamente inedito.
Nel dipartimento dell’Oise, come pure in quello del Morbihan, dei decreti prefettizi proibiscono gli assembramenti di più di cento persone in luoghi chiusi fino al prossimo 14 marzo. Se per le diocesi di Vannes se ne ritrovano sospese tutte le messe, in quella di Beauvais si parla solo di quelle domenicali. Quelle settimanali, che vedono generalmente la partecipazione di una ventina di fedeli, sono mantenute. In queste due diocesi le messe esequiali o battesimali possono aver luogo, ma unicamente con le famiglie e i parenti stretti. Decisioni difficili da prendere, che provocano talvolta incomprensione e perfino ripulsa.
Padre Séraphin Yannogo, parroco nella cattedrale di Senlis, ha quindi celebrato la messa da solo domenica scorsa. Lo ha fatto nella cappella pre-romana della cattedrale:
Abbiamo messo un grosso cartello sulla porta per spiegare a quanti si presentavano che la messa non c’era ma che li invitavamo a tenere a casa una liturgia della Parola. Un modo per ricordare che anche quello è un nutrimento.
Ma qual è l’impressione di un prete nel celebrare una messa domenicale tutto solo?
È la prima volta che mi capita ed è vero che la sensazione è strana: il mio cuore di prete era toccato dal non essere con i fedeli. Allo stesso tempo, so che la parola d Dio c’è e che ci nutre tutti. Umanamente parlando, si potrebbe essere tristi… ma siamo Cristiani, Cristo è con noi e allora non ci soffermiamo su queste sensazioni sgradevoli.
E poi aggiunge una piccola “dioincidenza”:
Non ho potuto pronunciare l’omelia che avevo preparato pochi giorni prima dell’annuncio della sospensione della messa domenicale: guarda un po’, l’omelia verteva proprio sull’importanza della Parola di Dio, una parola che dobbiamo “ruminare” per lasciarla agre nel più profondo di noi. Bisogna dunque continuare a vivere, non farsi abitare dalla paura ma dall’Amore.
Célébrer la messe sans mes chers paroissiens m'est une vraie épreuve… que j'offre volontiers pour la guérison des malades, le soutien spirituel des soignants et la victoire contre le #coronavirusfr. #Morbihan https://t.co/RJGDvdbYsV
— Père JB Nadler (@perenadler) March 2, 2020
A Vannes, padre Jean-Baptiste Nadler racconta anch’egli come, davanti a quel centinaio di fedeli della messa feriale di lunedì, ha dovuto annunciare al microfono che l’ufficio divino non avrebbe avuto luogo:
È stato un momento forte nella mia vita di parroco: abbiamo potuto discutere e spiegare quel che era stato disposto e ciò che andava fatto. Prima di tutto, dobbiamo pregare e prenderci cura gli uni degli altri! Tutto ciò senza paura, senza sospetti e senza complottismi. Comprendo l’inquietudine o l’incomprensione di alcuni parrocchiani, ma è una prova che dobbiamo vivere con umiltà. Quel che pure mi colpisce è questa concomitanza con la Quaresima, cosa che ci invita a pregare di più, in comunione con gli altri, e a convertirci. Ecco il nostro cammino da cristiani. In quanto parroco è dura: i miei parrocchiani mi mancano: amo pregare con loro, è il cuore della mia vita e della mia missione. Oggi però, dicendo messa da solo, a ora di pranzo, ho pregato per ciascuno di loro, chiedendo al Signore di unirci nella preghiera e nella comunione spirituale.
Padre Guillaume Deveaux, vicario episcopale e parroco di Crépy-en-Valois, città ormai celebre per essere il focolaio francese dell’epidemia, tiene a ricordare quanto sia difficile per un vescovo prendere una simile decisione:
È una cosa da crepacuore, i vescovi ne soffrono moltissimo; lo stesso i preti della diocesi e tutti i nostri parrocchiani. Come criticarli per questa decisione? Quale sarebbe quella buona, o la meno cattiva possibile?
Ponendo tale domanda, padre Guillaume racconta a sua volta come questa situazione inedita debba essere vissuta spiritualmente, al di là delle raccomandazioni sanitarie:
È l’occasione per riflettere sul nostro rapporto con l’Eucaristia. Su cosa fondiamo la nostra fede?
E poi aggiunge, pieno di speranza:
La Chiesa ci insegna che da ogni male può sgorgare la luce; penso che siamo in questa situazione che permetterà a tutti i cristiani di progredire spiritualmente e nella fraternità.
A sua volta, padre Guillaume riporta come le reazioni di alcuni parrocchiani lo abbiano toccato:
Diversi parrocchiani sono venuti a dirmi quanto profondamente fossero feriti dal non poter ricevere la comunione. Per un prete, sentire cose del genere è una cosa molto forte e molto bella. Avendo dato la vita per seguire Cristo e celebrarlo, comprendo quanto la gente abbia bisogno di Cristo.
Questa settimana, il parroco di Crépy-en-Valois celebrerà una messa al giorno, tutte le sere alle 18:30, preceduta da un’ora di adorazione. E per domenica prossima, 8 marzo, «il Vescovo darà disposizioni venerdì, dato che nella presente situazione le decisioni verranno prese settimana per settimana…
Stando dunque al parere unanime dei parroci allontanati fisicamente dai loro parrocchiani, la preghiera comune e la comunione spirituale sono indispensabili in tempi difficili, come pure questo attualissimo tempo quaresimale.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]