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Cos’è l’effetto Pigmalione, e come sapere se ne soffriamo in ambito sessuale?

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Di JPRFPhotos - Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 04/03/20

di Daniel Torres Cox

Publio Ovidio Nasone è stato un poeta romano nato nel 43 a.C.. Tra le sue opere spiccano Le Metamorfosi, in cui si trova il mito di Pigmalione. Perché è importante questo mito? Credo che pur non essendo molto noto possa avere implicazioni interessanti per il mondo della sessualità.

Il mito di Pigmalione

Offeso dal comportamento delle donne, Pigmalione ha vissuto celibe per molti anni, opponendosi all’idea di stare con una donna. Arrabbiato con loro, ha scolpito nell’avorio la figura di una giovane donna talmente realistica da innamorarsene.

La statua era così realistica che sembrava muoversi. Pigmalione la ammirava, le portava regali, la baciava, la toccava, e a volte si confondeva e si innamorava con una forza tale che credeva di averla ferita.

Un giorno, giunta la festa di Afrodite, Pigmalione si è avvicinato timidamente al suo altare, e non essendo capace di chiedere in sposa la “vergine d’avorio” ha chiesto una moglie “simile” a lei. Afrodite ha acconsentito, e quando Pigmalione è tornato a casa, baciando la statua, l’ha sentita un po’ tiepida. L’ha toccata di nuovo, e l’avorio si è fatto carne e ha preso vita.

Il vero dramma di Pigmalione

Il mito finisce qui. Ovidio non dice altro di Pigmalione, e la cosa più “logica” sarebbe pensare che lui e la sua giovane sposa siano stati felici. Credo però che se questo mito fosse stato reale il vero dramma di Pigmalione sarebbe stato solo all’inizio.

Pigmalione si era allontanato dalle donne – da quelle reali, in carne e ossa –, offeso da loro. Perché preferire una statua? Perché era fatta a sua misura. L’aveva scolpita come voleva. La toccava quando voleva. La baciava quando voleva. Le offriva i regali che voleva quando voleva. Stava con lei quando gli andava. La poteva guardare come voleva senza sentirsi esposto. Pigmalione era pronto per una vergine d’avorio, non per una moglie.

“Ora no”, “Preferisco stare da sola”, “Bellissimo, ma non c’era altro?”, “Non mi sembra bello”, “Non ho niente, ma non parlarmi”. A differenza di una persona reale, una statua non ha tempi, idee, punti di vista, gusti, preferenze… È più facile stare con una statua che con una persona reale.

L’effetto Pigmalione

Quando si cerca su Google “effetto Pigmalione”, appaiono questioni relative a come il fatto di anelare con molta ansia a qualcosa possa far sì che accada davvero. Credo però che gli si potrebbe dare un altro significato, almeno per quanto riguarda il mondo della sessualità.

L’effetto Pigmalione potrebbe far riferimento al fatto di avere un desiderio legittimo di stare con qualcuno, ma senza essere disposti ad assumere ciò che implica un rapporto reale. In questo contesto ci si concentra su se stessi, e non c’è un’autentica apertura all’altro.

L’altro viene visto esclusivamente come qualcuno che può far bene, senza essere disposti a cercare il bene dell’altra persona. “Amo” l’altro nella misura in cui mi fa bene. Credo però che questa sindrome potrebbe porsi anche su un piano più fisico.

Si potrebbe applicare a chi consuma materiale pornografico, si prostituisce o usa qualche alternativa facilitata dal contesto tecnologico attuale. Quello che accade nella pornografia o nel contesto della prostituzione non è reale. Si ha ancora il controllo.

Succede quello che voglio, quando voglio, come voglio. L’altro non viene visto come una persona, ma come un oggetto, qualcosa di simile a quella statua d’avorio che Pigmalione poteva contemplare e toccare senza sentirsi esposto, ma l’incongruenza prima o poi si sente, soprattutto quando una persona abituata a questo tipo di incontri vuole all’improvviso avere qualcosa “davvero”.

Credete che potreste soffrire dell’effetto Pigmalione? Vi siete identificati in tutto questo? Come state amando il vostro partner? Pensate solo alla vostra soddisfazione? Lottate per cercare il bene del vostro partner?

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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