La Bosnia e l'Erzegovina tra le vie di fede a Medjugorje e meravigliosi paesaggi
Il 24 giugno 1981, sei ragazzini croati tra i 10 e i 16 anni hanno annunciato di aver ricevuto delle visioni della Vergine, che si era presentata loro come “Regina della Pace”. A ciascuno aveva comunicato una serie di messaggi che ancora oggi continuano a prodursi con una periodicità diversa. È accaduto tutto sulle colline di una cittadina dell’ex Jugoslavia chiamata Medjugorje.
Da allora Medjugorje, situato nella zona sud-occidentale dell’Erzegovina, a poca distanza dalle frontiere meridionali della Croazia, non è stata più la stessa, visto che da quasi 40 anni i pellegrini accorrono quasi ogni giorno sul luogo delle presunte apparizioni della Vergine Maria.
Com’è Medjugorje?
La cittadina di Medjugorje ha appena 4000 abitanti, e vive praticamente del turismo e dei pellegrini che arrivano per visitare i due luoghi più importanti della città: il monte Podbrdo, chiamato “Collina delle apparizioni”, e il monte Križevac, chiamato “Collina della Croce”, dove il 15 marzo 1934, in commemorazione dei 1900 anni della morte di Gesù, i parrocchiani costruirono una grande croce di cemento armato alta 8, 5 metri.
Si tratta di due luoghi di preghiera e processione lungo sentieri non facilmente accessibili, con immagini della Via Crucis, per poterla seguire mentre si arriva alla meta.
Dal 1989, nella prima settimana di agosto si celebra un grande festival dedicato ai giovani che giungono da ogni parte del mondo. Si tratta del Mladifest, e arriva a riunire ogni anno tra i 50.000 e i 80.000 giovani.
Dopo aver visitato questi luoghi di fede, in cui è possibile partecipare a varie funzioni religiose, il pellegrino può visitare in un raggio di 50 chilometri alcuni luoghi poco noti ma di straordinaria bellezza, sia naturale che a livello di tradizione e costumi. Eccone alcuni.
Mostar
Capitale dell’Erzegovina, è famosa per il suo antico ponte del XVI secolo sulle acque gelate del fiume Neretva, che unisce le due parti della città, quella occidentale croata e quella orientale bosniaca.
Il ponte è un capolavoro dell’ingegneria ottomana, ed è stato distrutto, insieme a gran parte della città (16 moschee su 17), durante la recente guerra interetnica, per poi essere ricostruito con un lavoro minuzioso in modo quasi perfetto.