Esce oggi in Francia, per i tipi di Albin Michel, Qu’est-ce qui pourrait sauver l’amour ?, che si propone come il seguito e lo sviluppo di “Una gioventù sessualmente liberata (o quasi)”. Saggio ampio e ambizioso, che propone una lettura acuta e critica del nostro tempo… ma pure una via di redenzione.
È da oggi nelle librerie francesi Qu’est-ce qui pourrait sauver l’amour ?, il nuovo saggio di Thérèse Hargot dopo il successo di Une jeunesse sexuellement libérée (ou presque): c’era stato in mezzo, è vero, il dialogo con mons. Emmanuel Gobilliard, ma di quell’intervista doppia (che comprensibilmente gli editori italiani hanno giudicato poco importabile) è giunta da noi un’eco trascurabile. Erano invece mesi che Thérèse mi confidava, di tanto in tanto, di essere alle prese con un saggio che giudicava importante… ma l’ampiezza di respiro e d’intelligenza raggiunta in questo lavoro ha stupito anche me, che pure partivo con un pregiudizio schiettamente favorevole. Le avevo chiesto in che modo lei, come autrice, avrebbe qualificato la novità di quest’opera rispetto al saggio precedente. E la risposta è stata:
Direi che questo libro apre una nuova strada: denuncia e annuncia! Vi condivido una visione altra della sessualità, della fecondità, dell’amore, del piacere, del parto, del femminismo… una visione “eco-logica”.
E qualcosa di simile aveva effettivamente detto nella breve clip disposta dall’editore (Albin Michel) per lanciare il prodotto:
L’argomento del libro è “chi potrà salvare l’amore?”, vale a dire “che cosa potrà salvare la relazione?”. Se le statistiche hanno ragione, da qui a 10 anni (10 anni soltanto!) le coppie smetteranno di fare l’amore: non è per questo che smetteranno di vivere una vita sessuale – essa si vivrà fuori dalla coppia. Stiamo veramente assistendo a una trasformazione della sessualità e a una perdita della relazione: è questo che m’interpella. In questo libro vi propongo una nuova visione della sessualità, sostenuta da un nuovo femminismo: un femminismo ecologico che abbia per emblema i metodi naturali di regolazione delle nascite, vale a dire la conoscenza che le donne e gli uomini hanno del loro corpo e della loro fertilità. Tale conoscenza permette il rispetto di sé, il rispetto dell’altro, l’ammirazione, la comunicazione… tutte attitudini necessarie all’amore. Questa conoscenza può trasformare radicalmente le nostre relazioni e il nostro modo di fare l’amore. È urgente che si conduca una nuova rivoluzione: una rivoluzione dell’amore per salvare le relazioni umane.

Leggi anche:
Sex education 2. La serie ha successo, ma il sesso sempre meno. Parola di Thérèse Hargot
C’è del bello e c’è del nuovo
Voltata l’ultima pagina del libro, mi è sovvenuto alla mente (ma rovesciato), il noto sferzante giudizio che Gioacchino Rossini avrebbe dato dell’opera propostagli da un giovane musicista: «C’è del nuovo e c’è del bello, nel vostro lavoro: ma il nuovo non è bello e il bello non è nuovo». Ecco, nel libro di Thérèse c’è del nuovo e c’è del bello; e il bello è pure nuovo, benché ricalchi tradizioni antiche; e il nuovo è pure bello, benché inviti a scomodare i nostri consolidati stili di vita.
Leggendo il libro ripensavo, tra l’altro, alla mostruosa rivendicazione abortista (di solitaria e faustiana autodeterminazione) firmata da Selvaggia Lucarelli poche settimane fa, nonché al pilatesco e leccato articoletto di Aldo Cazzullo, che ben più recentemente ha solidarizzato con la prima ribadendo il sacro dogma per cui, sì, l’aborto è roba di donne e nessun uomo deve osare intervenire.