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San Giuseppe e Santa Teresina: si affida a loro Papa Francesco nei momenti più difficili

Il Papa, in questa composizione tra santa Teresa e san Giuseppe.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/03/20
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Il vaticanista Brunelli racconta alcuni aneddoti sul Papa: dalla prima telefonata alla confessione della collega, fino al legame con i due santi. “Per lui – dice Brunelli – l’anima della persona viene prima di ogni cosa”.

«Un padre, un sacerdote» mosso da una grande forza che nasce dalla sua «dimensione meno conosciuta», cioè la preghiera.

Lucio Brunelli, prima vaticanista del Tg2 e poi direttore dell’informazione a Tv2000, racconta Jorge Mario Bergoglio nel libro “Papa Francesco. Come l’ho conosciuto io” (ed. San Paolo). Tra loro c’è tuttora un rapporto diretto, frutto di un percorso condiviso insieme dal 2013, data dell’elezione di Francesco, ad oggi.

“Un cardinale che viveva come un monaco”

«Sapevo di lui dai racconti di alcuni amici», spiega Brunelli. Si raccontava di «un cardinale che viveva come un monaco, si alzava alle 4 per pregare, rifiutava ogni mondanità, si muoveva in città con i mezzi pubblici, non dava interviste. Mi affascinava questa figura ma mi metteva anche soggezione. Così austero e severo. Invece, quando lo incontrai di persona, nell’ottobre 2005, a casa degli amici Gianni Valente e Stefania Falasca a Roma, mi trovai di fronte un uomo di Dio, certamente, ma che ti metteva subito incredibilmente a tuo agio. Mite ed ilare».

La prima telefonata

Un episodio lega particolarmente Brunelli a Bergoglio è «la prima telefonata che Papa Francesco mi fece dopo l’elezione. Non mi aspettavo che mi chiamasse, avendo tanti impegni e preoccupazioni. Stavo lavorando in redazione, a Borgo Sant’Angelo, erano passati due giorni dalla fumata bianca. Mi emozionai, non riuscivo a parlare. Mi scusai. “Finisci pure di piangere, ti aspetto”, mi disse».



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La busta da Santa Marta

In un’altra occasione in cui gli avevo scritto confidandogli un grande dispiacere, rammenta Brunelli, «il Papa mi chiamò dopo poche ore per dirmi parole di consolazione, di conforto, di vicinanza. Il giorno successivo mi arrivò una busta bianca con la sua grafia inconfondibile, minuta. Nel retro della busta c’era scritto il mittente: una sola lettera, F, e l’indirizzo, Casa Santa Marta, 00120 – Città del Vaticano. Dentro c’erano tanti santini di san Giuseppe e santa Teresina del Bambin Gesù con una preghiera di intercessione per i casi in cui si vive una tribolazione particolare».

Quest’ultimo episodio testimonia «la sua attenzione di pastore, di sacerdote. Per lui le anime vengono prima di ogni altra cosa» (Agensir, 2 marzo).


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“Altrimenti la confesso io”

Infine, un altro aneddoto è datato 2014. «Ricordo che eravamo al telefono, gli raccontavo di una mia collega della Rai con la quale ho collaborato per tanti anni perché lei faceva il montaggio dei miei servizi proprio sul Papa. Lei mi chiese un consiglio perché voleva confessarsi da un sacerdote, erano 40 anni che non si confessava più. Stavo parlando con il Papa di altre cose e raccontai per inciso quest’episodio. Mi interruppe e lo fece con una voce per me indimenticabile, dicendo che la mia collega si doveva confessare da un prete misericordioso. Insistette su questo punto».

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©OSSERVATORE ROMANO | AFP

A quel punto Brunelli rispose, dicendo che «lo avremmo cercato». “Altrimenti la fai venire da me – disse il Papa – rinuncio alla mia siesta e la confesso io”.

«Questo – incalza ancora Brunelli – dice molto sul sacerdote Bergoglio per il quale l’anima di una persona, l’anima nel senso del desiderio di felicità di vita di una persona, viene prima di ogni altra cosa» (Vatican News, 18 febbraio).



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