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Queste 3 tentazioni sono tra le peggiori dei nostri tempi?

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Padre Patrick Briscoe - pubblicato il 28/02/20

Quando cerchiamo di insediarci in questa vita come se fosse l'unica cosa esistente, sorgono i problemi

Il grande frate domenicano britannico Bede Jarrett ha offerto una volta una serie di conferenze quaresimali sul tema “Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Ebrei 13, 14). “Se state viaggiando”, spiegava, “il segreto di un viaggio felice è ricordare sempre di essere viaggiatori”. La tentazione, ovviamente, è quella di insediarsi in questa vita, di fingere che il “qui e ora” sia tutto ciò che c’è o che ci sarà.

In questa vita, però, non c’è possibilità di “riposare” in modo permanente. Siamo chiamati a progredire, a perseguire Cristo al di sopra di tutto, e tuttavia le tentazioni restano: a rimandare, a perdere tempo, ad essere stagnanti.

Tra le tante tentazioni perniciose che si annidano nei corridoi oscuri della nostra anima, tre sono attualmente particolarmente nefaste.

La prima tentazione è quella di dubitare perennemente del potere di Cristo. “Sono sempre stato così”, ci diciamo. Ci aggrappiamo alle ombre e alla tenebre, preferendo il conforto del nostro fallimento alla chiamata evangelica alla conversione.

Papa Francesco ci avverte del fatto che in questa mentalità si può insediare una sorta di tristezza, “che rende sterili tutti i tentativi di trasformazione e conversione, propagando risentimento e animosità. «Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto»”. I Padri del Deserto chiamavano questo tipo di tristezza accidia.

L’accidia è una sorta di concentrazione su se stessi che si può curare solo svegliando l’anima dal suo sonno. Dev’essere combattuta volgendosi devotamente alle pratiche ascetiche della Quaresima: digiuno, più preghiera, aumento dell’elemosina. Le pratiche quaresimali combattono il disinteresse e la trascuratezza del cuore.

Secondo Santa Teresa di Lisieux, “meditare cupamente sulle nostre imperfezioni paralizza la nostra anima”. Ogni mancanza, ogni tentazione, ogni dispiacere della vita dev’essere presentato a Cristo, che li conquista. Per il Piccolo Fiore, le sue mancanze aumentavano la fiducia nell’opera di Gesù nella sua vita.

“Affido le mie infedeltà a Gesù, perché nel mio audace abbandono a Lui credo che in questo modo otterrò un potere maggiore sul Suo Cuore e attirerò più pienamente il Suo amore, che è venuto a chiamare non i giusti, ma i peccatori”.

Nella sua accezione peggiore, l’accidia proibisce al cristiano di godere la gioia del Signore. L’accidia può provocare asprezza nel gustare le cose spirituali. Le devozioni e le pratiche religiose che una volta ci alimentavano vengono perfino disprezzate a causa dell’accidia.

Cristo è sempre disposto a donare il potere di conquistare questo sonno. Come dichiara San Paolo, “per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti” (Romani 5, 19). Cristo vuole svegliare la nostra anima: “Risvègliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce” (Efesini 5,14).

La seconda tentazione che fiorisce nella nostra epoca è quella di dubitare del potere della Chiesa. Alla luce dei tanti scandali e delle rivelazioni attuali sulla miriade di modi in cui i leader religiosi hanno approfittato dei fedeli attraverso scandali finanziari e sessuali, chi tra noi non si è chiesto “Cosa sta facendo Cristo?”

Come può la Chiesa essere testimone di conversione in quest’epoca in cui si scoprono i nostri leader ripetutamente coinvolti negli scandali? Che tipo di fiducia possiamo avere nella capacità della Chiesa di annunciare nuovamente il potere salvifico della Parola di Dio?

Nessuno può ignorare la profonda verità della descrizione da parte di San Paolo dei ministeri della Chiesa: “Abbiamo un tesoro in vasi di creta”. Come ha sottolineato il vescovo Robert Barron, “Questi vasi sono fragili, e molti di loro decisamente rotti, ma non rimaniamo per i vasi, quanto per il tesoro”.

In ogni età ci sono anime fedeli che piangono, dicendo al mondo di guardare a Dio! Il Signore farà crescere – lo sta già facendo – santi che annunceranno senza paura la necessità di cercare un significato nelle cose più elevate, lo stile di vita del Vangelo. Solo Dio ci permette di trarre un senso da questo universo; solo Cristo spiega i misteri profondi del cuore umano!

La terza tentazione è infine quella di dubitare dell’influenza che possiamo avere nelle nostre comunità. I primi cristiani si rallegravano nei loro incontri domenicali. Dopo tutto, Cristo e solo Cristo è la vittoria sul peccato e la morte!

Sant’Ignazio di Antiochia ha scritto agli Efesini: “Impegnatevi a riunirvi con più frequenza nella celebrazione dell’Eucaristia di Dio e nel tributo di gloria. Infatti, quando spesso vi riunite in un medesimo luogo, le forze di Satana vengono annientate, e il suo potere demolitore è distrutto dalla concordia della vostra fede”.

Ogni anima in un banco la domenica conta. Il corpo soffre quando le membra non sono presenti. Alcuni cristiani sembrano poi aspettarsi che altri si prendano cura di questo o di quello in parrocchia. Ecco la verità: è vostro dovere!

Nessun’anima arriva ad avere un rapporto “personale” con Cristo senza il Suo corpo, la Chiesa. Incontrare davvero Cristo, amarlo, è acconsentire ad amarlo insieme agli altri. La carità che cresce in un rapporto vivente con Gesù spingerà necessariamente un’anima ad amare e a curare la Sua Chiesa.

Questo significa la vostra parrocchia. Qui e ora.

Indulgere in queste tentazioni annebbia la mente e il cuore. Se ci aggrappiamo ad esse, deformano il nostro io. Le nostre anime diventano imprigionate nel vizio, e modellate da queste ombre di oscurità.

Cristo è la nostra speranza. È la nostra gloria! Può bandire le persistenti melodie dei tormenti, la cui eco ci minaccia dicendoci che non cambieremo mai. Cristo può convertirci. Può cambiare i nostri cuori. Se siamo cambiati, Egli rinnoverà la Chiesa. Quel rinnovamento si diffonderà come fuoco, e noi potremo accendere il fuoco del rinnovamento anche nelle nostre comunità.

Con le parole di Bede Jarrett,

“Possa [Dio] donare a tutti noi il coraggio di cui abbiamo bisogno per percorrere la via lungo la quale ci guida, perché quando ci chiamerà possiamo procedere senza paura. Se ci chiede di andare da Lui sulle acque, ci andremo senza paura. E se ci chiede di scalare la collina, potremmo non notare che si tratti di questo, ricordando solo la gioia della Sua compagnia. Anche se ci chiama in una desolazione, anche se sembra assente, sarà lì. Se ci chiama a un’agonia amara, anche quella sarà un onore e un privilegio, visto che la nostra agonia sarebbe solo una condivisione della Sua agonia; solleverà il copriletto della sofferenza portandoci al Suo fianco. Ci ha fatti per Lui, perché viaggiassimo con Lui e Lo vedessimo almeno nella Sua bellezza svelata nella città in cui Egli è luce, gioia e dimora infinita”.
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