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5 idee geniali se non volete digiunare a pane e acqua

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Shutterstock | Africa Studio

Catholic Link - pubblicato il 27/02/20

di Sandra Estrada

Digiuno. In genere si sente questa parola solo in Quaresima, ma c’è qualcosa che non sono mai riuscita a fare: mantenere la salute mentale e spirituale in Quaresima. A volte sembra un esperimento sociale che cerca di renderci un po’ più nevrotici, ansiosi e ossessionati da quello che siamo in genere… vi è mai capitato?

Cadiamo in un circolo vizioso in cui alla fine della giornata forse ci sentiamo solo più frustrati, rifiutati da Dio e cacciati dalla Chiesa. La Quaresima dev’essere più di questo, no? Se non volete fare un digiuno convenzionale, vi propongo cinque idee.

1. Digiuniamo dal voler essere Dio

I sacrifici e i digiuni non servono a Dio, ma a noi! Non pensiamo che ogni dolce che mangiamo o ogn volta che controlliamo Instagram aumenti di un giorno la nostra permanenza all’inferno. Il sacrificio più grande è rinunciare all’immagine distorta che abbiamo di un Dio che cerca qualsiasi errore per privarci del suo amore, perché tutto quello che ci ha insegnato Gesù verrebbe nuovamente sepolto.

Voglio digiunare dal sentirmi escluso da Dio ogni volta che non riesco a fare qualcosa: “Poiché io desidero bontà, non sacrifici, e la conoscenza di Dio più degli olocausti. Ma essi come Adamo, hanno trasgredito il patto, si sono comportati perfidamente verso di me” (Osea 6).

Il grande peccato di Adamo ed Eva non è forse stato il fatto di voler essere come Dio? Il grande inganno del demonio è approfittare della nostra superbia per farci capire che non dobbiamo nasconderci da Dio, credendo che ci odi anziché pensare che ci abbraccia ogni volta che cadiamo per via della nostra fragile umanità.

“Abbi pazienza con tutti, ma soprattutto con te stesso. Voglio dire di non turbarti per le tue imperfezioni e di avere sempre il coraggio di rialzarti” (San Francesco di Sales).

2. Digiuniamo dal non accogliere il bene che Dio ci manda

Non posso dimenticare quello che ho vissuto in un monastero durante la Settimana Santa. Ero decisa a non mangiare niente di succulento quella settimana, e di mangiare anche poco, ma Dio aveva altri progetti. Quando sono arrivata mi hanno accolta con una colazione di frutta coperta di cioccolato, e a pranzo c’era la torta al cioccolato. C’erano poi anche dei gelati donati da un benefattore.

La madre superiora mi ha incontrata in corridoio e mi ha detto:

“Signorina, lei è molto magra, non mangia qualcosa?”
“No, madre, sto digiunando”.
“E come sa che Dio le chiede questo? Venga e mangi un pezzo di torta!”

Inutile dire che sono rimasta a bocca aperta. Quel giorno, inoltre, facevano l’adorazione notturna (dalle 22.00 alle 3.00 davanti al Santissimo) e io mi sono voluta unire: “Signorina”, mi ha detto la superiora, “noi ora andiamo a dormire, dobbiamo riposare e fa molto freddo, il Signore ha bisogno che lei stia bene domani”. Sappiamo ricevere Dio anche nel bene che ci manda o solo nelle sofferenze? Quale “Sì” mi sta invitando a vivere? Mi lascio sorprendere da Lui o mi concentro sul mio sacrificio più che sulla sua misericordia?

3. Digiuniamo dal paragonarci agli altri

È l’inganno più facile per il demonio in epoche di forte esercizio spirituale. “Quello non smette di mangiare, io sì che mi preoccupo per Dio”.

I sacrifici sono facili in alcuni momenti della nostra vita. Possiamo ricordare qualche episodio in cui per noi è stato molto facile abbandonare qualche cibo, una cattiva abitudine, pregare di più o farci la doccia con l’acqua fredda. Ma dimentichiamo che alla base di tutto c’è la pura grazia di Dio, non il nostro essere virtuosi e la buona volontà. Tutto è grazia e amore di Dio!

4. Digiuniamo dal fuggire da quello che proviamo (ancora meglio imparare da questo)

In genere pensiamo che essere virtuosi significhi non pensare né provare cose “negative”, ma prima o poi tutto finisce per emergere o si vive amareggiati, sbottando o finendo in terapia. La soluzione non è evitare quello che sentiamo.

Non c’è niente di male a provare certe cose, siamo umani! Vorremmo non provare rabbia, gola, lussuria, invidia, superbia, avarizia…, ma la verità è che se esistono è perché tutti le viviamo. E se condividessimo tutto con il Signore e ci ascoltassimo per conoscerci, comprenderci e amarci meglio?

Ad esempio, un giorno mi sono resa conto che mi ra rimasta in mente una canzone di reggaeton. Mi sentivo in colpa e cercavo di dimenticarla, ma tornava sempre.

Non ce l’ho fatta più e ho detto: “Gesù, cos’è che mi piace tanto del reggaeton?” Mi sono messa a meditare su questo fatto, e alla fine mi sono resa conto che mi ricordava le ultime missioni a cui avevo partecipato, gli amici con cui avevo ballato e la sensazione di gioia che mi dava.

Non è che mi piacesse il linguaggio poco elegante – mi mancavano i miei amici e quei momenti in cui ci offrivamo al Signore come amici. E se in questa Quaresima, anziché giudicarci e reprimerci, ci ascoltassimo e ci conoscessimo meglio con il Signore?

“L’umiltà è il segno più sicuro della forza” (Thomas Merton)

5. Digiuniamo dall’ansia di quest’epoca

Per questo punto vorrei condividere la Litania della Fiducia. A me serve molto, spero che sia utile anche a voi:

Dal credere che io debba guadagnarmi il Tuo amore. Liberami, Gesù.
Dalla paura di non essere degno d’amore. Liberami, Gesù.
Dalla falsa sicurezza che ho quello che mi serve. Liberami, Gesù.
Dalla paura che confidare in Te mi lascerà più indigente. Liberami, Gesù.
Da ogni sospetto circa le Tue parole e le Tue promesse. Liberami, Gesù.
Dalla ribellione contro il dipendere da Te come un bambino. Liberami, Gesù.

Se in questa Quaresima non volete digiunare a pane e acqua o abbandonando i cibi che vi piacciono di più, spero che queste idee possano esservi utili. Vivete questa Quaresima come nessun’altra!

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic link.

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