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Dopo 4 aborti e la lontananza da Dio, oggi è una donna pro-vita

MARIBEL CAMACHO

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Lucía Chamat - pubblicato il 25/02/20

Maribel Camacho viveva in modo disorientato e senza Dio. Oggi lavora per 40 Giorni per la Vita, apostolato che inizia la sua decima veglia di preghiera in Colombia per lottare contro l'aborto

Maribel Camacho, attrice di teatro colombiana, è nata in una famiglia comunista. Sua madre le cantava inni di questa ideologia e le fotografie dei leader marxisti occupavano un posto di spicco a casa sua. Di nascosto sua nonna le parlava di Dio, e lei nel suo cuore sapeva che esisteva.

Quando aveva 12 anni i suoi genitori si sono separati, e Maribel è cresciuta con fin troppe libertà: “Non avevo una figura paterna, c’è stato troppo disorientamento, facevo quello che mi andava”. È stata sempre circondata da persone antireligiose, e ha conosciuto l’aborto attraverso alcune amiche. “In quel momento lo vedevo come una soluzione a una circostanza della vita, e non ci era chiaro che dentro di noi c’era una persona concepita”, ha spiegato ad Aleteia.

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A 15 anni ha abortito per la prima volta, e negli anni successivi lo ha fatto in altre tre occasioni, perché era sempre considerata l’opzione migliore sia da lei che da chi la circondava. Solo prima dell’ultimo aborto una persona le ha detto che questo avrebbe portato a conseguenze spirituali, ma non le ha spiegato perché, mentre suo padre, medico, le ha detto che era necessario perché doveva iniziare a lavorare e non poteva diventare madre in quel momento.

I rapporti familiari non erano buoni, lei e suo fratello sono caduti nel consumo di marijuana, cocaina e alcool; “ci sono stati violenza e momenti di carcere nella vita di mio fratello, una realtà molto dura per me, che ho sentito anche più forte della mia”. Questo, insieme a una vita sessuale disordinata, relazioni affettive dannose e incursioni in ideologie come la New Age, l’hanno portata a periodi depressivi e a vari tentativi di suicidio.

COLOMBIA
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Battezzata a 24 anni

Visto che Dio manda sempre degli angeli a riscattare i suoi figli più lontani, però, attraverso la comunità dei Terziari Cappuccini di Bogotá suo fratello ha iniziato un processo di disintossicazione, e sono cominciate la conversione e la restaurazione familiare.

A 24 anni Maribel ha ricevuto insieme al fratello la grazia del Battesimo, e a poco a poco il Dio vivo di cui sua nonna le parlava da bambina è diventato una realtà nella sua vita. È stata poi in due comunità del Rinnovamento Carismatico Cattolico del Minuto di Dio, in cui ha vissuto processi di liberazione e guarigione per abbandonare quella vita di peccato, contaminazione spirituale e vincoli intergenerazionali.

Anche sua madre ha vissuto una forte crisi emotiva, dopo la quale ha trovato la stada che porta a Dio attraverso la Santissima Vergine, e oggi è consacrata a Maria insieme ai suoi due figli.

Anche se Maribel ha avuto una ricaduta nella dipendenza e la sua famiglia ha superato forti prove, come il tumore all’utero da cui il Signore l’ha guarita di recente, mano nella mano con Dio continua a rafforzarsi nel cammino spirituale: “Attualmente vivo con mia madre e mio fratello. Con mio padre ho un buon rapporto, mi sostiene in molte cose anche se non le capisce, e so che Dio gli donerà la conversione totale. Ci siamo dedicati ad amarci e perdonarci”.

Una donna pro-vita

A 43 anni, senza figli, Maribel dice di portare nell’anima il dramma dell’aborto e di sperimentare un vuoto interiore che solo Dio può riempire: “Le conseguenze durano probabilmente fino al giorno della morte, e anche se Dio mi ha perdonata, è stato più difficile perdonare e amare me stessa. Non smetto di pensare che il mio primo figlio oggi avrebbe quasi 28 anni e di sognare gli altri tre bambini che non ho fatto nascere”.

L’altro modo che ha trovato per guarire, e soprattutto per riparare, è il servizio: oggi è una donna pro-vita che lavora per il movimento 40 Giorni per la Vita. “La mia vita ruota intorno ad altre donne in crisi per la gravidanza che pensano di trovare nell’aborto una risposta a quello che considerano un problema”, spiega, e per questo si dedica a orientare le mamme che, come ha fatto lei, pensano che l’aborto sia la soluzione.

Anche se è molto doloroso rivivere la sua sofferenza, è convinta che ne valga la pena se con la sua testimonianza si salverà la vita di un bambino, e per questo racconta alle donne quello che non viene mai detto loro nelle cliniche abortive: “Non sono cellule che si stanno ‘sistemando’, è una vita a cui metteranno fine con procedure aggressive che lasciano anche gravi conseguenze nelle mamme, come la depressione, l’ira o il senso di colpa, a cui nel mio caso ho voluto trovare una via d’uscita con le droghe e l’alcool”.

Maribel ha iniziato assistendo alle veglie che 40 Giorni per la Vita organizza due volte all’anno di fronte agli ospedali e alle cliniche per l’aborto, e attualmente partecipa a varie attività di questo apostolato, incluse manifestazioni e richieste ai tribunali per lottare contro la fine dell’aborto in Colombia.

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Contro l’aborto libero

Nei prossimi giorni, la Corte Costituzionale dovrebbe pronunciarsi di fronte a una richiesta dell’avvocato Natalia Bernal, che ha chiesto di far cadere le tre causali in base alle quali si può abortire in ogni momento della gravidanza e rendere questo fatto un crimine in tutti i casi.

In modo extraufficiale si è diffusa la notizia per cui la relazione del magistrato sul tema non accoglierebbe le basi pro-vita, e al contrario proporrebbe l’aborto libero fino alla 16ma settimana di gestazione, il che ha suscitato una forte risposta da parte di milioni di Colombiani che difendono la vita dei bambini non nati.

Questa possibilità ha motivato dei pronunciamenti della Chiesa cattolica e delle Chiese cristiane, così come di milioni di cittadini attraverso reti sociali e mezzi di comunicazione, accompagnati da marce pacifiche, catene di preghiera, recita del Santo Rosario e atti di riparazione per tanti bambini abortiti, affiancati dai 40 giorni di preghiera che inizieranno il 26 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, e si estenderanno durante tutta la Quaresima in 43 città colombiane.

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“Sarà la decima veglia consecutiva di questo movimento mondiale che lavora per la fine dell’aborto, perché vi si ponga fine in modo pacifico, attraverso la preghiera. In questi cinque anni, più di 375 bambini si sono salvati dall’aborto, e abbiamo offerto accompagnamento, consulenza e assistenza alle madri attraverso fondazioni costituite a questo scopo”, ha spiegato Pamela Delgado, leader di 40 Giorni per la Vita in Colombia.

In queste giornate di preghiera ci saranno molti volontari, tra i quali Maribel Camacho, che attraverso questo ministero pro-vita si sente più vicina ai suoi figli.

“So che sono con me spiritualmente e si sentono felici del fatto che io aiuti altre mamme a prendere la decisione migliore”.

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