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Consigli per coppie felici #6. Festeggiare è spargere bellezza!

COUPLE
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Semprenews - pubblicato il 25/02/20
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Non ci vergogniamo di litigare e di dare il peggio di noi, ma spesso ci vergogniamo di festeggiare l’amore: una cosa stupida, commerciale, banale. Ma “l’essenziale è invisibile agli occhi” e allora più che con eclatanti gesti esteriori, festeggiate per ricordare a voi stessi (e agli altri) quanto siete fortunati!di Marco Scarmagnani

Correva l’anno 1996, avevo 25 anni ed ero sposato da pochi mesi. Nonostante una discreta intelligenza e vita sociale, non avevo assolutamente idea di che cosa fossero San Valentino, la festa della donna, il compleanno, l’anniversario di matrimonio. Più che altro non ne coglievo il significato, men che meno l’utilità. C’è voluto un po’ di tempo e di pazienza perché mia moglie Alessandra mi “addomesticasse”. Sono stato un po’ come la volpe del Piccolo Principe (Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe, 1943):

«Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, sono cosi’ triste…»
«Non posso giocare con te – disse la volpe – non sono addomesticata».
«Ah! scusa», fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
«Che cosa vuol dire “addomesticare”?» […]
«È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami”…»

Ho scelto questo passo perché da un lato racconta come nel corso della vita di coppia ci si “addomestica” a vicenda, e dall’altro spiega in maniera molto poetica il bisogno di ritualità che i festeggiamenti ripropongono.

«Non si conoscono che le cose che si addomesticano — sentenziò la volpe. —
[…] Se vuoi un amico, addomestica me!»
«Che si deve fare?» domandò il piccolo principe.
«Bisogna essere molto pazienti — rispose la volpe. —
In un primo tempo ti siederai sull’erba un po’ distante da me, così. Io ti seguirò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla.
Il linguaggio è una fonte di malintesi. Ma, ogni volta, potrai sederti un po’ più vicino…»
Il piccolo principe ritornò all’indomani.
«Sarebbe meglio tornare sempre alla stessa ora — disse la volpe. —
Per esempio, se tu vieni sempre alle quattro del pomeriggio, alle tre io già comincerò ad essere felice.
Più si avvicinerà il momento, più mi sentirò felice. Alle quattro comincerò ad agitarmi e sarò in apprensione; scoprirò allora qual’è il prezzo della felicità! Ma se tu vieni quando ti pare, non saprò mai quando preparare il mio cuore… c’è bisogno di riti».
«Che cos’è un rito?» — disse il piccolo principe.
«È una cosa purtroppo dimenticata — rispose la volpe.
È ciò che fa di un giorno un giorno differente dagli altri, una certa ora, un’ora differente dalle altre ore».

Ed è vero… comincio a diventar felice qualche giorno prima di ogni festeggiamento, di ogni momento speciale; ma purtroppo, occupandomi anche di coppia in generale, divento triste – come il piccolo principe – quando ogni anno, all’arrivo di San Valentino, o degli anniversari di matrimonio, si spreca lo schernirsi più che l’essere gioiosi, quando non ci si cimenta addirittura in pratiche di cinismo: “San Valentino, la festa di ogni cretino, che crede di essere amato, e invece è soltanto fregato”
Mi chiedo, vi chiedo e vi provoco: da che cosa vi dovete difendere? Dalla paura di essere presi nel vortice del “festeggiamento commerciale”? Ma chi vi crede? Anche Natale può essere vissuto come una festa commerciale!


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Credo che in realtà vi stiate difendendo da due paure:

  • di non essere perfetti
  • dell’invidia

E allora si spiega perché – anche chi non disprezza il festeggiamento – debba sempre fare qualche appunto, quasi condizionarlo: “Ma guardate che non è mica tutto perfetto, ci sono i momenti no anche tra noi”, “L’amore si dovrebbe costruire tutti i giorni”.
Come se bisognasse avere un certificato di imperfezione per essere giustificati. O la patente di perfezione per poter festeggiare! Come se non si sapesse già che chi sta festeggiando ha i suoi alti e bassi. Come se poi io non sapessi che col cavolo che una coppia media costruisce l’amore tutti i giorni!
Che cosa aggiungono i vostri pavidi appunti? Forse che se qualcuno vi vede litigare potrebbe dire “Ma guarda che ipocriti quelli! Hanno festeggiato l’anniversario ma hanno litigato giusto ieri”.
Ma che problemi avete?
Ve lo dico io che problemi avete: avete paura dell’invidia, e avete ragione, perché non c’è categoria più invidiata di due persone che si amano.
Due persone che si amano sono il trionfo della speranza, del bene, degli opposti che si riconciliano, della capacità di perdonare.
E quindi volete chiedere scusa, storditi e drogati dall’invidia e dal cinismo. «Scusateci tutti se festeggiamo il nostro amore, scusateci voi coppie più perfette di noi, scusateci pure voi coppie in crisi, e scusateci pure voi single!»
Scusateci di esistere e, oggi, di voler essere felici!
Lo sapeva bene Eros, che metteva in guardia Psiche dall’invidia delle sorelle:

Non ti accorgi che grande pericolo ti sovrasta? La Fortuna ti osteggia da lontano, e se non stai in guardia con molta fermezza, ti salterà addosso in un baleno. Quelle perfide lupacchie ti stanno preparando con ogni studio ignobili insidie, la peggiore delle quali è di persuaderti a cercar di veder il mio aspetto. (da L’asino d’oro di Apuleio)

Eros in persona, «il più bello fra gli dei immortali, che scioglie le membra, e di tutti gli dei e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio» (dalla Teogonia di Esiodo), pure lui teme l’invidia che una coppia di amanti può suscitare, e gli effetti che può sortire.

Possiamo permetterci di essere felici?

Lo chiedo spesso alle mie coppie. Ed è una domanda per la quale non voglio che diano risposta. Una domanda che deve rimanere domanda. Mi merito di essere felice con mio marito, con mia moglie?

E la perversione è tale che si scivola senza accorgersene sul piano diabolico: celebro ciò che non va. Pensate solo alle litigate, ai conflitti, di cui parleremo in una prossima puntata: spesso sono “celebrate”, evidenziate, palesate da lunghe discussioni, le incomprensioni da infiniti musi, posate che sbattono sui piatti tagliando il silenzio.
E figli, e pure voi, costretti a nutrirvi di questa anti- festa.
«Come festeggiate la pace dopo la guerra? Chiedo. Ballate? Cantate? Vi abbracciate davanti ai bambini?», chiedo spesso ai miei clienti.
«Ma dottore che dice? Ci vergogniamo, è ridicolo».
Cioè – capite? – non vi vergognate a dare il peggio di voi perché “scappa” e “quando ci vuole ci vuole” e vi vergognate a festeggiare?
L’importanza di fare e celebrare la pace, come ho spiegato nel libro “Tre regole per litigare” nel quale vi do anche qualche dritta sui differenti canali da attivare per fare la pace, con qualche consiglio pratico.

E allora volete essere una coppia felice? Volete attraversare ogni crisi?
Festeggiate, celebrate il vostro amore: festeggiate per voi, per dirvi “quanto siamo stati bravi?”, “quanta Grazia abbiamo ricevuto?”; festeggiate anche pubblicamente, perché il mondo ha bisogno di amore e di bellezza. E ha bisogno che chi crede nell’amore, nell’impegno e nella passione dell’amore, abbia la possibilità di nutrirsi alla fonte di altre coppie che festeggiano l’amore.
Gioite per l’amore altrui: uscite dalle fila di coloro che invidiano chi si ama! Sono affettivamente felice? E allora non vorrò che questa bellezza sia solo mia. Sono triste? Un periodo no? E allora posso gioire per l’amore che c’è nel mondo, per chi lo manifesta, perché vedendo gli altri sento un po’ del loro profumo, e posso prendere coraggio.


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Ci sono tanti modi di festeggiare, potete prenotare un posto nel ristorante più costoso della vostra città, ma potete anche uscire e mangiarvi una pizza, o semplicemente passeggiare mano nella mano. Non è una questione di soldi, quella è una scusa. Potete regalare un gioiello tempestato o una rosa presa dal pachistano di turno. Non importa. Quelli sono i gesti esteriori, importanti perché si vedono, ma limitati.
La prossima festa, il prossimo anniversario, fate così: guardate le coppie di amanti, chi sono, cosa fanno, e sappiate guardare oltre, perché stanno sì festeggiando in modo visibile e forse un po’ banale, ma se guardate più a fondo vi stanno dicendo, strizzandovi l’occhio, che quello che sta succedendo tra loro

«non si vede bene che con il cuore. L’essenziale resta invisibile agli occhi».

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG SEMPRENEWS