di Mauricio Montoya
È comune che nelle esperienze pastorali e perfino nelle conversazioni quotidiane si presenti l’inquietudine per il destino di di chi muore senza aver ricevuto il Battesimo, tema che diventa ancor più pressante per quei genitori che hanno perso i propri bambini per vari motivi.
Questo tema ha angosciato i cristiani di tutti i tempi. Sono state date risposte diverse a questa situazione, alcune piene di speranza, altre non tanto. È per questo che ho voluto condividere con voi alcuni punti per chiarire la situazione e rispondere a questo interrogativo.
Mi sono basato sulla dichiarazione Dominus Iesus del Concilio Vaticano II, sull’articolo Una speranza di salvezza di Giuseppe di Rosa della rivista Civiltá Cattolica e sul documento La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo, della Commisione teologica internazionale. Iniziamo chiarendo alcuni dubbi.
Esiste il limbo?

Nello sviluppo del pensiero teologico, alcuni pensatori hanno dato una risposta al destino dei non battezzati parlando dell’esistenza di un luogo situato “ai margini” dell’inferno. Si tratterebbe quindi di una condizione intermedia tra cielo e inferno, a cui è stato dato il nome di “limbo”.
Sant’Agostino è stato, anche se solo inizialmente, uno dei promotori di questa teoria. Vedremo in seguito qual è stato il suo atteggiamento successivo. Questa risposta manca di un valore cristocentrico, per cui il pensiero cristiano non la ritiene una verità dogmatica, ma un pensiero teologico che si è sviluppato nella storia dell’umanità.
Questo pensiero, però, è in disaccordo con il desiderio infinito rivelatoci da Dio di desiderare la salvezza di tutti gli uomini, motivo per il quale Cristo è morto sulla Croce. In questo senso, la teoria manca di fondamento nella rivelazione divina.
Cos’ha detto Sant’Agostino sull’inferno buono?

È questa la posizione finale di Sant’Agostino come risposta a Pelagio, che affermava che i bambini non battezzati entravano nella vita eterna ma non nel Regno di Dio. Agostino ha dichiarato che erano destinati all’inferno, ma che lì dovevano sopportare una pena estremamente mite, la più lieve di tutte.
Abelardo e Lombardo, teologi del XI e XII secolo, hanno spiegato che questa pena estremamente mite non è altro che la privazione della visione beatifica, nota anche come visione piena di Dio, al che personaggi come Duns Scoto e San Tommaso hanno risposto che i bambini non battezzati non soffrono per la privazione della visione di Dio, visto che questa visione è conosciuta mediante la fede e questa viene ricevuta con il Battesimo. Non possono quindi soffrire per l’assenza di quello che non hanno conosciuto.
Questa risposta è stata un’opinione teologica, non dogmatica.
Il Concilio Vaticano II ha parlato di questo tema?

Il Concilio non parla direttamente del tema, ma offre alcuni spunti su questo interrogativo che preoccupa e angoscia ogni giorno tanti cristiani.
La dottrina della Chiesa nel Concilio ci ricorda l’universalità della volontà salvifica di Dio per tutti gli uomini, motivo per il quale Cristo si è incarnato, è morto ed è risorto, il che dà luce a una speranza, visto che potremmo parlare di salvezza e visione piena di Dio per i bambini morti senza ricevere il Battesimo.
A differenza di quelle precedenti, questa risposta è del tutto cristocentrica. La fede cristiana, basata sul magistero del Concilio Vaticano II, può quindi sperare nella salvezza di quei bambini che senza aver commesso alcun peccato personale possono essere ammessi alla piena visione di Dio.
Quali sono i motivi di speranza che abbiamo?

Iniziamo ricordando che la speranza cristiana è una speranza contro ogni speranza, ovvero una speranza che supera qualsiasi impossibilità. Dall’altro lato dobbiamo chiarire che anche se la Chiesa come madre e maestra ci ha insegnato attraverso il Battesimo otteniamo la fede e la salvezza, dobbiamo aver presente che l’azione misericordiosa di Dio non trova alcun limite.
Per questo Dio può conferire la grazia del Battesimo anche se non è stato amministrato a livello sacramentale, ed entrare così nella salvezza che Dio dà all’uomo. Come dice bene la Lumen Gentium al n.16, il disegno di salvezza abbraccia tutto il genere umano senza distinzione.
Cosa si intende per Battesimo di sangue e Battesimo di desiderio?

La Chiesa riconosce anche il Battesimo di sangue e il Battesimo di desiderio, conferiti a chi muore per martirio o per malattia improvvisa. Pensiamo a quegli innocenti che muoiono nel grembo materno, come martiri per predicare la vita nella società attuale, inondata dalla cultura della morte, che ricevono il Battesimo di sangue mediante il quale si uniscono alle sofferenze di Cristo e attraverso di Lui ricevono l’adozione a figli.
Chi è morto all’improvviso o per qualche motivo non ha avuto l’opportunità di vedersi amministrare il sacramento ma ha avuto il desiderio di essere battezzato, riceve il Battesimo per desiderio che lo rende membro della Chiesa, erede del Regno dei Cieli.