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Come va letta l’opera di Maria Valtorta?

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Il Cattolico - pubblicato il 23/02/20
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Innanzitutto, la Valtorta non può e non deve essere un’opera alternativa né alla Sacra Scrittura né al magistero della ChiesaSi faccia molta attenzione – come criterio generale – quando ci si accosta a rivelazioni private.
Possono essere utili per migliorare la nostra adesione affettiva ed esperienziale alla fede ma quando notiamo eventuali discrepanze con la Sacra Scrittura e con il Magistero – che va altrettanto letto e assimilato – prendiamo le serene e dovute distanze. Soprattutto se tali rivelazioni private non hanno ancora ricevuto l’approvazione ecclesiastica.

La Valtorta non può e non deve essere un’opera alternativa né alla Sacra Scrittura né al magistero della Chiesa. Se lo diciamo con chiarezza è perché questo a volte accade. Con grande confusione delle anime. Anche ad opera di alcuni “battitori liberi”.

Accade talvolta, per tutta una serie di motivi di immaturità affettiva ed ecclesiale che le rivelazioni private prendono il posto della Sacra Scrittura, del Magistero e della Tradizione, che ha co-generato e interpreta correttamente la Sacra Scrittura. In tal modo quello che dovrebbe essere di edificazione e supporto, magari temporaneo, nel proprio cammino Cristiano, diventa una fonte alternativa che spacca e divide la persona dalla comunione ecclesiale effettiva.

La persona si costruisce, devozionalmente, un proprio vitello d’oro fatto ad immagine e somiglianza della propria emotività ferita. Un modo devozionale per dire Cristo sì e Chiesa no o tutt’al più Chiesa “forse”… Se le rivelazioni private non ci fanno maturare un perfetto ed adulto discepolato nei confronti di Cristo e della Chiesa significa che ci stanno danneggiando con il veleno della superbia.

Il nemico dell’uomo che non è entrato per la via dei peccati grossolani entra per la porta privilegiata della superbia spirituale. Porta aperta facendo leva sull’autostima ferita dal peccato originale; tentazione che ci fa sentire unici profeti, depositari di particolari verità, magari “perseguitati”, “illuminati” che attendono che la Chiesa faccia il suo cammino…queste e altre forme che non ci mettono nella condizione “mariana”, privilegiata e normativa, di essere sempre servi del Signore e della Sua Chiesa. Si diventa, pertanto, strutturati nella superbia pensando di fare bene. Ingannati. L’obbedienza alla Chiesa e nel magistero Petrino sia la discriminante sempre.

Il mondo lo salva Gesù e noi – per quanto possiamo ricevere rivelazioni particolari o leggere rivelazioni particolari – siamo un nulla amato da Dio.

Che sia un posto di privilegio o stare come una scopa dietro la porta dello sgabuzzino.. Ci basti stare al posto che Dio ha scelto, quello nel quale la provvidenza e la Chiesa ci hanno confermato. Obbedienza dunque. Né desideriamo di più.

Staff ZM

Materiale tratto dal sito www.cafarus.ch

valtorta

Dall’Osservatore Romano di mercoledì 6 gennaio 1960

UNA VITA DI GESÙ MALAMENTE ROMANZATA

In altra parte del nostro Giornale è riportato il Decreto del S. Offizio con cui viene messa all’Indice un’Opera in quattro volumi, di autore anonimo (almeno in questa stampa) edita all’Isola del Liri. Pur trattando esclusivamente di argomenti religiosi, detti volumi non hanno alcun “imprimatur”, come richiede il Can. 1385, 1 n.2 C.I.C. L’Editore, in cui una breve prefazione, scrive che l’Autore, “a somiglianza di Dante ci ha dato un’opera in cui, incorniciati da splendide descrizioni di tempi e di luoghi, si presentano innumerevoli personaggi i quali si rivolgono e ci rivolgono la loro dolce, o forte, o ammonitrice parola. Ne è risultata un’Opera umile ed imponente: l’omaggio letterario di un dolorante infermo al Grande Consolatore Gesú”. Invece, ad un attentato lettore questi volumi appaiono nient’altro che una lunga prolissa vita romanzata di Gesù. A parte la vanitá dell’accostamento a Dante e nonostante che illustri personalitá (la cui indubbia buona fede è stata sorpresa) abbiano dato il loro appoggio alla pubblicazione, il S. Offizio ha creduto necessario metterla nell’Indice dei Libri proibiti. I motivi sono facilmente individuabili da chi abbia la certosina pazienza di leggere le quasi quattromila pagine di fitta stampa.
Anzitutto il lettore viene colpito dalla lunghezza dei discorsi attribuiti a Gesù e alla Vergine SS.ma; dagli interminabili dialoghi tra i molteplici personaggi che popolano quelle pagine. I quattro Vangeli ci presentano Gesú umile, riservato; i suoi discorsi sono scarni, incisivi, ma della massima efficacia. Invece in questa specie di storia romanzata, Gesù è loquace al massimo, quasi reclamatistico, sempre pronto a proclamarsi Messia e Figlio di Dio e ad impartire lezioni di teologia con gli stessi termini che userebbe un professore dei nostri giorni. Nel racconto dei Vangeli noi ammiriamo l’umiltà ed il silenzio della Madre di Gesú; invece per l’autore (o l’autrice) di quest’opera la Vergine SS.ma ha la facondia di una moderna propagandista, è sempre presente dappertutto, è sempre pronta ad impartire lezioni di teologia mariana, aggiornatissima fino agli ultimissimi studi degli attuali specialisti in materia.


Il racconto si svolge lento, quasi pettegolo; vi troviamo nuovi fatti, nuove parabole, nuovi personaggi e tante, tante, donne al seguito di Gesù. Alcune pagine, poi, sono piuttosto scabrose e ricordano certe descrizioni e certe scene di romanzi moderni, come, per portare solo qualche esempio, la confessione fatta a Maria da una certa Aglae, donna di cattivi costumi (vol. I, p.790 ss.), il racconto poco edificante a p.887 ss. del I vol., un balletto eseguito, non certo pudicamente, davanti a Pilato, nel Pretorio (vol. IV, p.75), etc.
A questo punto viene, spontanea una particolare riflessione: l’Opera per la sua natura e in conformità con le intenzioni dell’autore e dell’Editore, potrebbe facilmente pervenire nelle mani delle religiose e delle alunne dei loro collegi. In questo caso, la lettura di brani del genere, come quelli citati, difficilmente potrebbe essere compiuta senza pericolo o danno spirituale. Gli specialisti di studi biblici vi troveranno certamente molti svarioni storici, geografici e simili. Ma trattandosi di un… romanzo, queste invenzioni evidentemente aumentano il pittoresco e il fantastico del libro. Ma, in mezzo a tanta ostentata cultura teologica, si possono prendere alcune… perle che non brillano certo per l’ortodossia cattolica. Qua e là si esprime, circa il peccato di Adamo ed Eva, un’opinione piuttosto peregrina ed inesatta. Nel vol. I a pag. 63 si legge questo titolo: “Maria puó essere chiamata la secondogenita del Padre”: affermazione ripetuta nel testo alla pagina seguente. La spiegazione ne limita il significato, evitando un’autentica eresia; ma non toglie la fondata impressione che si voglia costruire una nuova mariologia, che passa facilmente i limiti della convenienza. Nel II vol. a pag. 772 si legge: “Il Paradiso è Luce, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre, nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i Tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo, armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà”.
Qui si esprime un concetto ermetico e quanto mai confuso, per fortuna; perché se si dovesse prendere alla lettera, non si salverebbe da severa censura. Per finire, accenno ad un’altra affermazione strana ed imprecisa, in cui si dice della Madonna: “Tu, nel tempo che resterai sulla Terra, seconda a Pietro ”come gerarchia ecclesiastica..” (il corsivo é nostro. N.d.R.).

L’Opera, dunque, avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza. Ma in realtà l’intenzione dell’autore pretende di piú. Scorrendo i volumi, qua e là si leggono le parole “Gesù dice…”, “Maria dice…”; oppure: “Io vedo…” e simili. Anzi, verso la fine del IV volume (pag. 839) l’autore si rivela… un’autrice e scrive di essere testimone di tutto il tempo messianico e di chiamarsi Maria (Valtorta).

Queste parole fanno ricordare che, circa dieci anni fa, giravano alcuni voluminosi dattiloscritti, che contenevano pretese visioni e rivelazioni. Consta che allora la competente Autorità Ecclesiastica aveva proibito la stampa di questi dattiloscritti ed aveva ordinato che fossero ritirati dalla circolazione. Ora li

vediamo riprodotti quasi del tutto nella presente Opera.
Perciò questa pubblica condanna della Suprema S. Congregazione è tanto piú opportuna, a motivo della grave disobbedienza.


Notificazione sulla validità del significato e del valore morale dell’Indice dei libri proibiti del 14.6.1966
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Da Enchiridion Vaticanum – Documenti ufficiali della Santa Sede

Abolizione dell’Indice del Iibri proibiti

Dopo la lettera apostolica lntegrae servandae data in forma motu proprio il 7 dicembre 1965, non poche richieste sono pervenute alla santa sede per conoscere la sorte dell’Indice dei libri proibiti sin qui tenuto dalla chiesa per salvaguardare, secondo il mandato divino, l’integrità della fede e dei costumi.
Per rispondere alle suindicate domande, questa congregazione per la dottrina della fede, dopo aver interrogato il beatissimo Padre, comunica che l’Indice rimane moralmente impegnativo, in quanto ammonisce la coscienza dei cristiani a guardarsi, per una esigenza che scaturisce dallo stesso diritto naturale, da quegli scritti che possono mettere in pericolo la fede e i costumi; ma in pari tempo avverte che esso non ha più forza di legge ecclesiastica con le annesse censure. Pertanto la chiesa confida nella matura coscienza dei fedeli, soprattutto degli autori e degli editori cattolici e di coloro che si occupano della educazione dei giovani. Ripone la sua più ferma speranza nella sollecitudine vigile dei singoli ordinari e delle conferenze episcopali, cui spetta il diritto e il dovere di esaminare e anche di prevenire la pubblicazione di libri nocivi e qualora si dia il caso, di riprenderne gli autori e di ammonirli.
La congregazione per la dottrina della fede, secondo lo spirito della lettera apostolica Integrae servandae e dei decreti del concilio Vaticano II, si pone a piena disposizione, in quanto sia necessario, degli ordinari, per aiutare la loro solerzia nel vagliare le opere pubblicate, nel promuovere la sana cultura in opposizione a quella insidiosa, in stretto contatto con gli istituti e le università ecclesiastiche.
Qualora, poi comunque rese pubbliche, emergessero dottrine e opinioni contrarie ai principi della fede e della morale e i loro autori, benevolmente invitati a correggerle, non vogliano provvedere, la santa sede userà del suo diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente tali scritti, per provvedere con proporzionata fermezza al bene delle anime.
Si provvederà pertanto, in modo adeguato, a che sia data notizia ai fedeli, circa il giudizio della chiesa sulle opere pubblicate.
Dato a Roma, dal palazzo del S. Offizio, il 14 giugno 1966.

A. card. OTTAVIANI, pro-prefetto della S.C. per la dottnina della fede
P. PARENTE, segretario


Dal sito della Santa Sede

Lettera della Sacra congregazione per la Dottrina della Fede del 1985
Sacra congregazione per la Dottrina della Fede
00193 Roma. 31 gennaio 1985
Piazza del Sant’Uffizio, 11

Eminenza Reverendissima,
con lettera del 18 Maggio p. p., il Reverendo Padre Umberto Losacco, Cappuccino (via Montani, 1 – 16148 Genova) chiedeva a questa S. Congregazione una chiarificazione circa gli scritti di Maria Valtorta, raccolti sotto il titolo “Il Poema dell’Uomo-Dio” e se esisteva una valutazione del Magistero della Chiesa sulla pubblicazione in questione con il corrispettivo riferimento bibliografico.
In merito mi pregio significare all’Eminenza Vostra – la quale valuterà l’opportunità di informare il Reverendo Padre Losacco – che effettivamente l’Opera in parola fu posta all’Indice il 16 Dicembre 1959 e definita da “L’Osservatore Romano” del 6 gennaio 1960, “Vita di Gesù malamente romanzata”. Le disposizioni del Decreto vennero ripubblicate con nota esplicativa ancora su L’Osservatore Romano del 1° Dicembre 1961, come rilevabile dalla documentazione qui allegata.
Avendo poi alcuni ritenuto lecita la stampa e diffusione dell’Opera in oggetto, dopo l’avvenuta abrogazione dell’Indice, sempre su L’Osservatore Romano (15 giugno 1966) si fece presente quanto pubblicato su A.A.S. (1966) che, benché abolito, l'”Index” conserva “tutto il suo valore morale” per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un’Opera la cui condanna non fu presa alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti.
Grato di ogni Sua cortese disposizione in proposito, profitto dell’occasione per confermarmi con sensi di profonda stima
dell’Eminenza Vostra Reverendissima
Dev.mo
Joseph Card. Ratzinger

 



Lettera del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana all’editore nel 1992

Conferenza Episcopale Italiana
Prato N. 324/92
Roma, 6 maggio 1992

Stimatissimo Editore,
In seguito a frequenti richieste, che giungono anche a questa Segreteria, di un parere circa l’atteggiamento dell’Autorità Ecclesiastica sugli scritti di Maria Valtorta, attualmente pubblicati dal “Centro Editoriale Valtortiano”, rispondo rimandando al chiarimento offerto dalle “Note” pubblicate da “L’Osservatore Romano” il 6 gennaio 1960 e il 15 giugno 1966.
Proprio per il vero bene dei lettori e nello spirito di un autentico servizio alla fede della Chiesa, sono a chiederLe che, in un’ eventuale ristampa dei volumi, si dica con chiarezza fin dalle prime pagine che le “visioni” e i “dettati” in essi riferiti non possono essere ritenuti di origine soprannaturale, ma devono essere considerati semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’Autrice per narrare, a suo modo, la vita di Gesù.
Grato per questa collaborazione, Le esprimo la mia stima e Le porgo i miei rispettosi e cordiali saluti.

+ Dionigi Tettamanzi
Segretario Generale

 



Catechismo della Chiesa Cattolica
CCC 67 Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di « migliorare » o di « completare » la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.

Qui l’articolo originale pubblicato sul sito Il Cattolico