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L’essenziale non è mai “avere”, ma “essere”

FREEDOM

Matej Kastelic|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 21/02/20

All'uomo non piace perdere: i privilegi, quello che abbiamo guadagnato o costruito con fatica. Eppure la felicità è nel lasciare la logica del possesso per tornare a essere deboli, spogliarci di noi stessi e e scoprire l'essenziale.

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà». Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?
E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».

Marco 8,34-9,1

Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.

È così dura questa richiesta di Gesù. Chi è che vorrebbe rinnegare sé stesso? Chi non vivrebbe una simile cosa come una perdita e non come un guadagno? Eppure Gesù sta chiedendo una rinuncia che non a nulla a che fare con il farsi male. Anzi solo se tu sei capace di rinnegare te stesso potrai anche diventare veramente te stesso. Se il chicco di grano difendesse ad oltranza il suo essere chicco di grano senza rinunciare a quella forma per diventare spiga, allora questo lo farebbe rimanere certamente seme ma non diventerebbe mai pane. Ma è il pane il suo vero sé non l’essere chicco. Se non impariamo questa regola basilare di esistenza saremo sempre condannati a vivere difendendoci ma mai veramente diventando ciò che siamo. Gesù ci ama fino al punto di voler fare emergere in noi ciò che di noi ancora non conosciamo. Ma questo non è indolore. È imparare a rinnegare alcuni pensieri, alcune emozioni, alcune logiche. E se questo è faticoso lo è perché non è mai facile partorire.

Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?

Eppure passiamo la nostra vita tentando di conquistare il mondo, una posizione sociale, una sicurezza materiale ma anche se otteniamo tutte queste cose ci accorgiamo che manca qualcosa, manca l’essenziale. Infatti l’essenziale non ce lo dà il mondo. L’essenziale non ha mai a che fare con il verbo avere ma con il verbo essere. Gesù non ci promette le cose, ma ci promette noi stessi. Amarlo, seguirlo, prenderlo sul serio non farà di noi delle persone necessariamente vincenti secondo la logica del mondo, ma delle persone felici. E penso che felice sia meglio di vincente. Eppure noi continuiamo ad inseguire vittorie più che felicità.

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