Aleteia logoAleteia logoAleteia
venerdì 29 Marzo |
Aleteia logo
For Her
separateurCreated with Sketch.

Nasce bambina da ovociti immaturi crioconservati: perché e a che prezzo?

Vitrificazione degli ovuli, e interrogativi etici

@DR

Community La Croce - pubblicato il 21/02/20

Claudy si ammala di cancro al seno; prima di iniziare la chemioterapia i medici le propongono di estrarre alcuni ovociti per preservare la sua fertilità. Ormai è una procedura consolidata ma che conserva tutta la sua invasività e illiceità etica. Ma se il limite è sempre e solo la realizzabilità tecnica allora si va ancora più avanti: Jules è la prima bambina nata da un ovocita fatto maturare in vitro e poi fecondato.

di Davide Vairani

Donna trentaquattrenne, sterile in seguito a chemioterapia per un cancro al seno, ha dato alla luce un bambino: con i suoi ovociti congelati cinque anni prima.

Accade all’ospedale universitario Antoine Béclère di Clamart, vicino a Parigi: la piccola Jules è in buona salute e verrà ricordata per essere stata la prima bambina nata attraverso una nuova tecnica di fecondazione.

Avete mai visto il film Sliding Doors, con Gwyneth Paltrow e John Hannah?

Racconta la storia di una donna e di come un momento le possa cambiare l’esistenza, in particolare se lei riesca o meno a varcare la porta scorrevole, da cui il titolo del film, della metropolitana di Londra.

Helen, interpretata dall’attrice statunitense, vive una giornata tremenda, in cui viene licenziata dal suo lavoro, prende la metropolitana e arrivata a casa scopre che il suo uomo la tradisce con un’altra donna.

A questo punto la storia viene raccontata una seconda volta, ma con la variante che Helen non riesce a varcare la porta scorrevole della metropolitana e arriva tardi a casa, mancando di cogliere in flagrante il suo uomo.

La sliding door di questa donna si chiama biotecnologia. L’appuntamento con il destino può essere rinviato: il destino lo fabbrichiamo noi.

Questa storia dura cinque anni, ha un inizio ed una fine.

La fertilità, un bene da salvare. Ma ad ogni costo?

Claudy ha 29 anni e si trova nella fase sbagliata del suo ciclo mensile per produrre uova mature. Non vuole ritardare l’inizio delle chemioterapie per combattere il suo cancro.

L’ha scoperto da poco tempo: tumore al seno. Claudy si trova ricoverata all’ospedale Antoine Béclère di Clamart (Hauts-de-Seine), vicino a Parigi.

E’ il primo centro ospedaliero universitario in Europa, organizzato intorno alle sei Università di Parigi e nella regione dell’Ile-de-France. È strettamente collegato a tutte le principali organizzazioni di ricerca europee e mondiali ed anche il primo centro di conservazione della fertilità nell‘Ile-de-France.

Michaël Grynberg – responsabile del dipartimento di medicina riproduttiva e conservazione della fertilità – e Nelly Achour Frydman, a capo della biologia riproduttiva, si comportano come sempre hanno fatto in queste situazioni.

Standard ormai consolidato: congelare ovociti maturi

Alle donne di età inferiore ai 40 anni sottoposte a trattamenti che possono influire sulla loro fertilità, come la chemioterapia, viene offerto di congelare i loro ovociti, per preservare le possibilità di una futura gravidanza.

Normalmente, le uova che hanno raggiunto la maturità vengono prese dopo la stimolazione ormonale, ma nel carcinoma mammario ormone-dipendente, come nel caso di Claudy, la stimolazione è controindicata.

Fino ad ora, solo le donne da cui potevano essere estratte le uova mature prima dell’inizio del trattamento avevano la speranza di una futura gravidanza. I medici escludono a priori il ricorso alla fecondazione in vitro (che utilizza ormoni per stimolare le ovaie della donna a produrre ovociti), preoccupati che tale tecnica avrebbe potuto sviluppare ancor di più il suo cancro.

Ora Claudy si trova davanti ad un bivio. Le danno due possibilità.

La prima: rimuovere e congelare il suo tessuto ovarico, con l’obiettivo di sostituirlo una volta completato il ciclo di chemioterapie. Sebbene sia stato dimostrato che il congelamento del tessuto ovarico funzioni, si tratta di un’opzione radicale e invasiva, che poche donne vogliono subire quando hanno appena ricevuto notizie di una diagnosi di cancro. Claudy ha paura e rifiuta.

La seconda possibilità che le viene offerta riceve il via libera. L’obiettivo era quello di preservare le sue capacità riproduttive, considerando il suo rischio di sterilità alla fine dei trattamenti anticancro.

Una procedura ancora più complessa: IVM, la maturazione in vitro

team clinici e biologi dell’ospedale fanno ricorso ad una tecnica chiamata IVM (maturazione in vitro). Consiste nella raccolta di ovociti immaturi mediante puntura ovarica attraverso la vagina, sotto controllo ecografico, senza alcuna precedente stimolazione ovarica. Gli ovociti vengono poi fatti maturare in laboratorio per 48 ore, permettendo, per un certo numero di essi, di raggiungere la maturità e di essere congelati per vetrificazione.

Attraverso gli ultrasuoni, i medici riescono ad identificare 17 piccole sacche piene di liquido contenenti uova immature nelle ovaie di Claudy. Sette di esse vengono estratte con un lungo ago e fatte maturare in uno speciale mix di sostanze chimiche in laboratorio per 48 ore, usando un processo chiamato maturazione in vitro.

Il congelamento ultra rapido nell’azoto liquido chiamato vetrificazione impedisce il loro danneggiamento dai cristalli di ghiaccio. Usando questo processo, la temperatura di un uovo precipita di migliaia di gradi al minuto, risultando in una struttura cellulare simile al vetro. Può quindi essere conservato in un serbatoio criogenico di azoto liquido a -196 ° C , per un massimo di 25 anni.

Claudy viene sottoposta al ciclo di chemioterapia, una volta terminata la procedura di maturazione in vitro dei suoi ovociti. Le cure funzionano e alla fine il tumore al seno viene sconfitto. Cinque anni ci sono voluti.

Ora Claudy si sente pronta per avere un bambino. Ci prova per un anno intero, senza risultati.  Il combattimento contro il cancro ha lasciato i segni: infertilità.

Fecondazione assistita: Claudy resta incinta. Ma tutti gli altri embrioni? E lei, e la bambina che nasce? Cosa vivono davvero?

Decide allora di tornare allora all’ospedale Béclère: lì ci sono le sue uova congelate cinque anni prima. Tutte e sei le uova vengono scongelate e cinque fecondate in vitro con lo sperma del suo partner con successo. Gli embrioni ottenuti vengono impiantati nell’utero di Claudy.

Descrivendo l’attesa di due settimane dopo l’impianto prima di scoprire di essere incinta, Claudy ha detto: “Ero una montagna russa emotiva”.

Due mesi dopo la nascita di Jules avvenuta  il 06 luglio 2019, l’ospedale le ha chiesto il permesso di rilasciare una dichiarazione pubblica sul suo trattamento.

È stato allora che mi sono resa conto di essere stata la prima donna al mondo a partorire un bambino in questo modo e nelle condizioni in mi trovano. Ho pensato a tutto quello che avevo passato. E ho pianto quando ho capito quanto sia stata fortunata,

ha dichiarato.

Il suo caso è descritto nella rivista Annals of Oncology .

Il Dr. Grynberg ha dichiarato:

“Siamo lieti che la paziente sia rimasta incinta senza alcuna difficoltà e abbia partorito con successo un bambino sano a termine. Questo successo rappresenta una svolta nel campo della conservazione della fertilità. La conservazione della fertilità dovrebbe essere sempre considerata come parte del trattamento per i giovani malati di cancro”. “La vetrificazione di uova o embrioni dopo la stimolazione ovarica è ancora l’opzione più consolidata ed efficace. Tuttavia, per alcuni pazienti, la stimolazione ovarica non è possibile a causa della necessità di un trattamento urgente per il cancro o di qualche altra controindicazione”.

Obiettivo: maggiore efficienza tecnica. L’etica è un orpello che appesantisce. Sicuri?

Il team medico sta lavorando per rendere la procedura più efficiente. Al momento, molti embrioni creati da uova che sono state fatte maturare in laboratorio e poi congelate non si sviluppano abbastanza bene da stabilire gravidanze sane. Grynberg ha affermato che il team spera di migliorare il terreno di coltura utilizzato per maturare le uova in laboratorio.

La porta scorrevole non ha smesso di girare per Claudy.

Quanti non desidererebbero una seconda chanche? Poter tornare indietro nel tempo, riavvolgere il film e ricominciare come fosse la prima volta.

Il desiderio di avere un figlio, il futuro, la voglia di ricominciare a vivere dopo aver sconfitto un tumore al seno, la vita che prosegue e che genera altra vita. Nonostante tutto. Ad ogni costo e con ogni mezzo e tecnica.

Dovrei essere felice per tutto questo.

Perché non lo sono?

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG COMMUNITY LA CROCE

Tags:
educazionefecondazione assistita
Top 10
See More