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La lettera di Charles de Foucauld alle donne che perdono un figlio

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Mathilde De Robien - pubblicato il 20/02/20

In una lettera datata 12 febbraio 1900 e redatta a Nazaret, dove viveva come eremita, il beato Charles de Foucauld consola la sorella minore, Marie de Blic, detta Mimì, che aveva appena perso il suo settimo figlio, Régis, dopo sole poche ore di vita.

Mia cara Mimì,

ho appena ricevuto la lettera che mi hai mandato ieri. Hai dovuto soffrire molto per la morte di questo bambino, e anch’io soffro al pensiero del tuo dolore, ma ti confesso che ho pure un’ammirazione profonda e che vengo rapito da un moto di gratitudine quando penso che tu, sorellina, povera viaggiatrice e pellegrina in terra, sei già madre di un santo; che il tuo bambino, colui a cui hai donato la vita, è nel bel Cielo a cui aspiriamo, per il quale sospiriamo…

Eccolo che in un istante è diventato il maggiore di tutti i suoi fratelli e sorelle, l’antenato dei suoi genitori, l’antenato di tutti gli uomini mortali: oh… quanto è più saggio dei sapienti! Tutto quello che noi conosciamo in enigmi, egli lo vede chiaramente! Tutto quello che noi desideriamo è l’oggetto della sua gioia. Lo scopo che noi tanto stentatamente perseguiamo – e che saremmo felicissimi di raggiungere a prezzo di una lunga vita di lotte e di sofferenze – egli l’ha conseguito col primo passo. Tutti i tuoi altri figli camminano a fatica verso la patria celeste, sperando di raggiungerla, ma senza averne la certezza e sempre rischiando di esserne esclusi in eterno; certamente non vi arriveranno se non a prezzo di lotte e tribolazioni in questa vita, e forse anche dopo un lungo purgatorio: lui invece, questo caro angioletto, nume della tua famiglia, è volato in patria con un colpo d’ala e gioisce per l’eternità della visione di Dio, di Gesù, della Santa Vergine, di San Giuseppe e della gioia infinita degli eletti.

Quanto deve amarti! I tuoi altri figli potranno contare, insieme con te, su un tenerissimo protettore! Avere un santo in famiglia… che potenza! Essere la madre di un abitante del Cielo… che onore e che felicità! Lo ripeto, vengo rapito da un moto di grata ammirazione mentre penso a questo: ritenevano beata la madre di san Francesco perché, da viva, assistette alla canonizzazione del figlio; mille volte più beata sei tu! Tu sai esattamente con quel grado di certezza che tuo figlio è un santo in cielo. Quanto deve esserti riconoscente! Ai tuoi altri figli hai dato con la vita la speranza della felicità celeste e, al contempo, la condizione della perseveranza in molte tribolazioni; a quello hai dato, fin dal primo istante, la realtà della gioia dei cieli – senza incertezze, senza attesa, senza alcuna macchia di pena alcuna.

Mia cara, non essere triste… ripeti invece con la santissima Vergine: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente! Tutte le generazioni mi proclameranno beata!». Sì, beata perché sei la madre di un santo, perché uno che il tuo seno ha portato è già – proprio adesso, in quest’ora – radioso di gloria eterna.




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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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