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Aleksandra Soldatova: soffro di bulimia, mi fermo per curarmi. Anche questo è un risultato da podio

ALEKSADRA SOLDATOVA

Wikimedia

Paola Belletti - pubblicato il 20/02/20

La giovane ed eccellente atleta russa, dopo le voci che si sono rincorse sulla sua salute che la volevano addirittura scampata ad un tentato suicidio, confessa le proprie condizioni: soffro di bulimia, devo curarmi e farlo fino in fondo. Sport e disturbi alimentari non sono compatibili.
Aleksandra Soldatova, star della ginnastica ritmica: Soffro di bulimia. Mi fermo per curarmi. Questa storia è andata avanti per due anni. Per me è davvero difficile parlarne. Sono stata in ospedale due volte. Ho gareggiato agli Europei nel 2019, i risultati erano ok, ma le mie condizioni di salute erano terribili”. (SkyTG24)

Sempre ai massimi livelli nello sport ma profondamente fragile e sofferente

Sono le parole, recenti (primi di febbraio 2020) della stessa giovane ginnasta russa, campionessa mondiale – ha conseguito il titolo per quattro volte; a soli 21 anni è un’atleta magnifica e una bellissima ragazza. Iconica, dice qualcuno.

Ma si fa presto, sui giornali e le pagine web, ad assegnare titoli, affibbiare epiteti e calcare in testa corone. Non è la prima atleta di questa specialità o di qualche disciplina sorella a confessare retroscena di fragilità e sofferenza simili ai suoi. Sempre sul fronte del comportamento alimentare e del controllo ossessivo del peso.

Avevamo raccontato qualche tempo fa anche la storia dell’americana Katelyn Ohashi, talento superbo, finita anche lei nella morsa della bulimia, sintomo soffocato di una richiesta di perfezione, di attese che non si vogliono tradire e che diventano insopportabili.

Aveva spezzato la parabola del successo sportivo ma ritessuto più saldamente la trama della sua vita di giovane donna. Ci sono successi e successi; e di sicuro quello che tiene dentro il suo perimetro anche il benessere integrale della persona è sicuramente più desiderabile anche se conquista meno titoli.

Chi se ne importa dei titoli, dei successi, dei risultati da primo gradino del podio se la nostra vita inciampa e cade nel suo procedere normale e quotidiano.


KATELYN, OHASHI, GINNASTA

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Tra le altre, magnifiche e fragili, c’è anche la nostra Vanessa, la farfalla, il cannibale. Lei pure ha sofferto di disturbi alimentari e anche lei lo ha raccontato. Chi esce da certi labirinti non vede l’ora di srotolare gomitoli per far ritrovare la strada anche agli altri rimasti in trappola.

Così la bella Aleksandra, con l’aiuto della sua allenatrice, ha deciso di prendere il toro della bulimia per le corna e di riprendersi la salute.

Ha capito che non avrebbe più potuto rimandare. “”Il mio corpo è diventato spaventosamente fragile” ha confessato. Ma il suo animo, paradossalmente, proprio in questo frangente si sta mostrando d’acciaio. Serve più forza, controllo ed equilibrio per confessare al mondo “sto male, devo curarmi” che non per fare una capovolta sulla trave.

Sì perché ora che ha compreso che “lo sport a livello professionale e la bulimia non sono compatibili, soprattutto quando hai bisogno di essere in piena forza alle Olimpiadi” ha trovato l’intelligenza, l’umiltà e il coraggio per dire “ok, mi fermo”.

Per ripartire, certo anche se da dove, forse, lo potrà dire solo dopo, perché dopo un passaggio così arduo sarà diversa. Però vuole fare quello che serve per ridare al proprio fisico e quindi a sé stessa (perché il corpo non è mai una cosa e forse chi fa sport a volte rischia di considerarlo una macchina super performante a cui chiedere sempre di più) quello che il disordine alimentare della bulimia le ha tolto.

Sappiamo da continui casi di cronaca, ahimè, che anche i maschi sono sempre più colpiti da questo o simili disturbi e, peccando un po’ di generalizzazione, vien fatto di pensare che sia proprio la nostra società, così esigente in termini di rendimenti e risultati e così distratta dal valore della persona in quanto essere prezioso in sé, a spingere tanti a tanto.


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La dichiarazione pubblica di Aleksandra ha un valore terapeutico importante perché proprio la negazione del problema, l’ostinazione nel ritenersi padroni della situazione e in salute sono sia sintomo che ostacolo ad intraprendere un cammino -arduo-di guarigione.

“Ho negato la mia malattia”

La ginnasta aveva fatto tutto il possibile per non dare segnali esterni della sua battaglia fisica e mentale, negando ad ogni costo di aver problemi col cibo. “A chiunque stia soffrendo di bulimia, voglio dire che la fase più difficile è riconoscere il problema. Quando poi l’ho detto, ho ricevuto tanto sostegno”, ha sottolineato Soldatova, ricoverata due volte per sconfiggere la malattia. (SkyTG24)

Fondamentale il sostegno della sua allenatrice

“Questa storia è andata avanti per due anni. Per me è molto difficile parlarne. Oltre alle problematiche sportive, le ferite e le fratture, ho un’altra patologia che mi ha costantemente colpita. E’ una malattia spaventosa. Quando l’ho detto alla mia allenatrice, ho parlato con lei per tre o quattro ore. Le sono davvero grata così come a Irina Alexandrovna (presidente della federazione russa di ginnastica ritmica), che mi hanno davvero sostenuto”, ha detto. (Ibidem)

Fino a questo momento, nel continuo dilemma che la costringeva a scegliere tra sport e salute, ha sempre imboccato la strada dello sport. Fino a che non è diventata senza uscita, a patto di farsi curare e seriamente.

Le auguriamo un percorso di vera guarigione, nella certezza che quando anche ritornasse da protagonista nelle competizioni mondiali, lo possa fare con uno sguardo nuovo su sé stessa, la vita e gli altri.

Scoprirsi imperfetti, in fondo, è l’inizio di una fantastica avventura.

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