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Un sì senza riserve ti fa accettare i sacrifici che agli altri sembrano follia

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Bogdan Sonjachnyj | Shutterstock

Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 18/02/20

Il compito che abbiamo come cristiani è di sostenere la speranza di amare per sempre, che resta il desiderio più profondo nel cuore degli uomini.

Di Emmanuele Silanos

Qualche giorno fa raccontavo agli amici di Famiglie per l’accoglienza (un’associazione di famiglie che accolgono nella loro casa temporaneamente o definitivamente una o più persone che hanno bisogno di una famiglia – Ndr) la storia di un uomo che ho conosciuto quando ero in missione. È il 1948: Mei Bei Bei arriva a Taiwan al seguito dell’esercito di Chiang Kai-sheck, in fuga dalla madrepatria e dalla furia dell’esercito di Mao Zedong. In Cina, Mei Bei Bei lascia la moglie, sposata da poco e incinta, convinto di poterla presto riabbracciare, certo, come tutti i suoi commilitoni, che da lì a poco i comunisti verranno sconfitti e l’ordine ristabilito. Ma gli anni passano e la distanza che separa i due sposi si fa sempre più profonda.


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Nella stessa condizione si trovano tanti altri soldati e così il governo di Taiwan annuncia che chi vuole risposarsi può farlo, senza paura di essere punito come bigamo. Sono in tanti ad approfittarne, ma non lui, che continua ad aspettare sua moglie, nonostante siano in molti a dargli del folle: “Sei giovane: perché non ti risposi?”. Passa qualche anno e Mei Bei Bei trova da lavorare come autista presso la nostra parrocchia; e qui, lui che il cristianesimo neppure sa cosa sia, per la prima volta incontra qualcuno che gli dice: “Fai bene a restare fedele a tua moglie: voi due siete sposati per sempre!”. Per questo chiede di essere battezzato: perché ha trovato qualcuno disposto a sostenere la sua speranza. Negli anni ’80 la situazione politica migliora e la moglie può finalmente raggiungere il marito e Mei Bei Bei incontrare suo figlio, ormai ultratrentenne. Marito e moglie vivranno insieme altri tre anni: il tempo di scoprire la grave malattia di lei e di permettere a lui di accompagnarla fino alla morte. Mei Bei Bei è morto due anni fa, all’età di 99 anni, nel giorno dell’Esaltazione della Croce.

Perché rimaniamo affascinati da questa storia? Perché ci ricorda che il cristianesimo è un amore totale e senza riserve e ci rammenta qual è la differenza tra Gesù e il mondo: Gesù dà credito al nostro desiderio e ci dice che è possibile un amore totale e per sempre, mentre tutti gli altri ci dicono che è follia. Gli sposi cristiani sono chiamati ad essere nel mondo il segno di ciò che ogni uomo e ogni donna desiderano: il compito del cristiano è sostenere la speranza di amare per sempre.

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E i preti? A chi gli domandava se fosse giusto chiedere ad un prete il sacrificio di non sposarsi, il cardinale Giacomo Biffi diceva che non c’è una grande differenza tra un uomo che si sposa e un prete: il prete dice di no a tre miliardi di donne sulla faccia della terra, lo sposo dice di no a tre miliardi meno una… La differenza è infinitesimale! Si tratta di una battuta, eppure non è sbagliato affermare che, il giorno del matrimonio, mentre la sposa dice sì a quell’uomo, sta contemporaneamente dicendo no a tutti gli altri uomini sulla terra.


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Sta dicendo tre miliardi di no. E lo stesso vale per lo sposo. Ma ciò che domina nel cuore di quell’uomo e di quella donna è solo il sì che stanno dicendo alla persona che amano: in primo piano, non c’è il sacrificio, non c’è la rinuncia, ma solo l’affermazione incondizionata dell’altro.
Per un prete non è diverso: nel momento in cui abbraccia definitivamente la vocazione, il suo pensiero non è rivolto a ciò a cui sta rinunciando perché ciò che gli interessa è solo il grande sì che sta dicendo a Cristo che gli chiede di conformarsi a Lui.
Il cristianesimo è quell’enorme sì alla vita, al suo senso, alla sua bellezza, quel sì senza riserve che permette di accettare anche i sacrifici che agli altri sembrano follia, tanto che non si ha più paura neppure della morte, neppure del martirio.
Pensiamo a quello che ha vissuto il Figlio di Dio incarnandosi: ciò che determinava la sua volontà, la sua scelta libera, non era il sacrificio con cui assumeva la nostra condizione mortale ma l’amore per il Padre che si dilatava fino a comprendere ed abbracciare ognuno di noi. Questo è il Natale: la memoria di quel sì certo, unico e senza riserve, che dà ragione e significato ad ogni nostro più piccolo sì.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA FRATERNITÀ SAN CARLO

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