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Come trasformare il Carnevale in un periodo di conversione

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padre Reginaldo Manzotti - pubblicato il 18/02/20

Padre Reginaldo Manzotti: “Dopo il Carnevale le persone non vivano solo con grande allegria e disinvoltura, come nei giorni di festa, ma anche con discernimento e serenità”

Con il Carnevale alle porte, è sempre interessante ricordarne l’origine. Il Carnevale è iniziato nell’antichità, ma questa definizione, derivante la latino “carne levare”, ovvero astensione dalla carne, è nata nel Medioevo per indicare il “congedo dalla carne”, ovvero l’ultimo giorno in cui il suo consumo era permesso prima dell’inizio del digiuno quaresimale, la vigilia del Mercoledì delle Ceneri.

Dal punto di vista religioso, il Carnevale è una festa dalle caratteristiche pagane che attualmente sembra incentivare le passioni carnali, e dal periodo medievale funziona come indicatore dell’arrivo della Quaresima, periodo di 40 giorni di raccoglimento che inizia il Mercoledì delle Ceneri e termina il Giovedì Santo in cui siamo invitati a prendere coscienza e a riflettere sui nostri eccessi e facciamo penitenza attraverso la pratica del digiuno, della carità e della preghiera più intensa.

Questo sforzo per riprendere il ritmo di veri fedeli che cercano di vivere come figli di Dio non è sempre facile, proprio perché molti escono dal Carnevale, festa invariabilmente commemorata con molta euforia, con il “piede sull’acceleratore”. Oltre a questo, il senso di libertà estrema che si impossessa delle persone in questo periodo non si addice al principio cristiano, secondo il quale non tutto ciò che è permesso può essere considerato edificante.

E se anziché sottolineare le già ben note sconvenienze del Carnevale facessimo uno sforzo per sottolinearne le qualità e approfittarne come stimolo per vivere la Quaresima in corpo e anima, con tutta la nostra devozione?

Non si può né si deve fare della vita un Carnevale, ma saremmo sicuramente più vicini a Dio se riuscissimo a:

– Guardare la natura o il sorriso di un bambino con lo stesso incanto con cui osserviamo il colore degli ornamenti carnevaleschi;

– Conservare la stessa allegria e vivacità che sfoggiamo nel Carnevale dando una dimostrazione di speranza e fiducia nella vittoria di Dio;

– Aiutare chi soffre una perdita con la stessa solidarietà offerta a chi ha visto il suo lavoro di un anno consumato dall’incendio nella Cidade do Samba di Rio de Janeiro;

– Far pulsare il cuore senza preconcetti, capaci di unire fianco a fianco persone di diverse classi sociali, credo o etnie, lottando perché ci siano giustizia, pace e amore in tutta l’umanità.

Il Carnevale sia quindi l’inizio di una conversione che non passerà inosservata davanti a Dio, in cui si viva non solo con grande allegria e disinvoltura, come nei giorni di festa, ma anche con discernimento e serenità.

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