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Non devi “fare” la preziosa, perché tu sei preziosa!

CYKL KOBIETY

Brooke Cagle/Unsplash | CC0

Matrimonio cristiano - pubblicato il 17/02/20

Nella castità, prima patita e poi ammirata e sempre più compresa, ho scoperto l'amore.

di Antonio e Luisa

San Valentino è passato da pochi giorni. Per me e Luisa non è solo la ricorrenza della festa degli innamorati. Per noi è una data importante anche per la nostra personale storia d’amore. Ne approfitto per condividere la nostra testimonianza. Questa volta non da sposi, ma da fidanzati.

Il giorno di san Valentino del 2001 chiesi a Luisa di sposarmi. Come ai vecchi tempi. In modo ufficiale, con anello di rito. Anello che lei ancora porta al dito, come una seconda fede. Eravamo fidanzati dall’ottobre del 2000. Da pochi mesi, quindi. Avevo 25 anni. Torno con i ricordi a quell’ottobre del 2000 e mi rivedo. Ero un ragazzo ferito, incapace di amare, con tante idee sbagliate in testa e una voragine nel cuore. Lei era il mio strumento per cercare di colmare quel vuoto affettivo e sessuale che provavo. La stavo usando. Avevo un grande desiderio e impulso di vivere subito tutto con lei. Di vivere anche l’aspetto sessuale. Credevo di amarla, sinceramente. Volevo amarla ma non ne ero capace. Ero travolto da questi sentimenti molto forti. Da un pensiero che era costantemente per lei. Insomma ero innamorato come capita a tutti nella vita.


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Ero innamorato e quello credevo fosse l’amore. Amare era, secondo ciò che pensavo, abbandonarmi a quel sentimento grande e a quella passione così travolgente e totalizzante. Luisa credo provasse le stesse cose ma le viveva in modo diverso, più maturo e forse con un po’ di paura. Lei credeva che il rapporto intimo non fosse qualcosa da svendere e da vivere con tutti, ma da riservare ad una persona sola. Devo dire che questo suo atteggiamento mi ha sorpreso e irritato. Non mi era mai successo di incontrare una donna con idee così vecchie e sorpassate. Ho creduto fosse un suo “capriccio” e non me ne sono curato più di tanto. E’ diventata una sfida. L’avrei fatta cadere. Avrebbe ceduto. Abitavo da solo già da qualche anno e le occasioni per restare in intimità con lei erano tante. Eppure lei non cedeva. Sono passati i giorni, poi le settimane. Lei non solo non cedeva ma il mio non curarmi della sua sensibilità la amareggiava sempre più. Si sentiva violata e non rispettata. Non capivo. Più insistevo e più lei si chiudeva. In realtà chi stava cedendo non era lei ma ero io. L’irratazione verso il suo continuo negarsi stava lasciando posto all’ammirazione verso una creatura che era consapevole del suo valore. Non voleva svendere se stessa e il suo corpo a chi non lo meritava.

Non faceva la preziosa ma era preziosa. Tante donne sono mendicanti, lei no. Lei era consapevole di essere regina. Di essere figlia di Re. Di essere stata pagata a caro prezzo da Gesù. Io in quel momento non ero degno di avere quel dono. Il mio comportamento irrispettoso ci stava allontanando. Per un periodo siamo stati separati. Lì ho davvero capito quanto ci tenessi a lei e sono stato pronto alla vera prova d’amore. Quella che costa. Quella che chiede sacrificio. Che rende sacra la mia fatica.

Ho deciso di vivere la relazione con lei nella castità. La fatica è rimasta, continuavo ad essere attratto da lei e a desiderarla ma ero sempre più affascinato da questa scelta. Per la prima volta sperimentavo con una donna una profondità, una consapevolezza e una ricchezza che fino ad allora non credevo fosse possibile. Per la prima volta comprendevo quanto preziosa fosse lei per me e quale significato avesse l’amplesso nella relazione tra un uomo e una donna. Non sono arrivato a comprenderlo da solo.

Devo ringraziare padre Raimondo Bardelli che mi ha aiutato a capire come la castità non fosse un frustrazione da subire, ma al contrario fosse la consapevole preparazione del terreno. Attraverso la castità io e Luisa ci stavamo preparando a cogliere i frutti del nostro amore il giorno delle nozze. Ha cambiato la mia prospettiva. Non stavo rinunciando a qualcosa che avrei potuto avere subito, ma stavo rinunciando a un piacere immediato per averne, al tempo giusto, il centuplo. E così è stato. In quel san Valentino di 19 anni fa io e Luisa abbiamo posto la prima grande pietra di una storia che ogni giorno è più bella perché vissuta nella castità.


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Castità che è astinenza prima del matrimonio. Castità che è vivere sempre meglio il rapporto fisico, dopo il matrimonio. La castità ci ha salvato, ci ha educato a mettere l’altro/a al centro, a saper aspettare per accogliere l’altro nella verità e in pienezza. E’ stata una via per imparare ad amare sempre meglio. Una via che stiamo ancora percorrendo. Se ci sono riuscito io che davvero ero pieno di fragilità e ferite, alcune delle quali mi porto ancora dietro. Se ci sono riuscito io possono farlo tutti. Basta volerlo e conoscere che c’è anche questa strada. Una strada forse desueta e sconosciuta ai più, ma può ancora fare la differenza tra un matrimonio che funziona e uno che si perde.

L’educazione all’amore casto che ci siamo donati nel fidanzamento è stata molto utile nel matrimonio. Solo se nel fidanzamento ci si è educati a parlare diversi linguaggi d’amore, trovando gratificazione e piacere in quelle stesse manifestazioni, senza quindi renderle finalizzate e usate al solo fine di raggiungere il piacere sessuale, si potrà affrontare con i giusti strumenti il matrimonio. Solo così i momenti di astinenza non saranno momenti di aridità e di distanza tra gli sposi, ma saranno periodi di corteggiamento e di tenerezza. Periodi altrettanto dolci e belli e, cosa più importante, fecondi. Utili a mantenere e ad alimentare la fiamma del desiderio. E’ fondamentale educarsi a questo modo di vivere l’amore. Se non si impara poi è difficile. Quando verrà, per tanti motivi, a mancare l’incontro sessuale per periodi più o meno lunghi si perderà il desiderio di vivere altre modalità e tutto diventerà povero e senza gioia. Un circolo vizioso che porterà sempre più in basso fino alla completa distanza emotiva, affettiva e sessuale tra gli sposi.


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Capite l’importanza di imparare la tenerezza nel fidanzamento. Non è una richiesta assurda, ma una base necessaria sulla quale costruire tutta la casa del nostro matrimonio. Se volete un matrimonio santo imparate a vivere questi gesti come parte meravigliosa del vostro rapporto. A volte condurranno all’amplesso e altre volte no. Saranno comunque momenti di meravigliosa e feconda unità. Lo saranno però solo se avrete imparato a viverli in modo autentico. Il fidanzamento è la prima scuola per educarsi a questo atteggiamento importantissimo. Per noi è stato così.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG MATRIMONIO CRISTIANO

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