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E’ ufficiale: San Leopoldo Mandic nominato patrono dei malati di cancro

LEOPOLD MANDIC
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 10/02/20
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Decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. “È un modo per essere vicini a malati e familiari, che spesso si trovano soli”

San Leopoldo Mandic è stato nominato ufficialmente patrono dei malati di tumore. La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, presieduta dal cardinale Robert Sarah, ha firmato il decreto giovedì scorso. L’annuncio ufficiale l’ha dato la Diocesi di Padova, dove ha sede il Santuario di San Leopoldo che ne conserva le spoglie.

SAINT LEOPOLD MANDIC

Public Domain

Il percorso iniziato nel 2016

Il riconoscimento arriva dopo un lungo iter avviato nel 2016, a seguito della richiesta dei frati cappuccini e di un gruppo di medici padovani. Da quel 23 luglio 2016 al 6 gennaio 2020 sono intercorsi vari passaggi e sono state raccolte 69.758 firme. È questo un ulteriore riconoscimento alla santità del frate cappuccino canonizzato nel 1983 da papa Giovanni Paolo II, che lo indicò come modello dei confessori (La Repubblica, 10 febbraio).

Un iter complesso che ha portato la Congregazione ad accogliere la “supplica” sostenuta dal placet del vescovo di Padova prima, dei vescovi del Triveneto e dei vescovi italiani successivamente (fu il cardinale Gualtiero Bassetti a darne conferma nel comunicato finale della 72° assemblea generale del 2018).


SAINT LEOPOLD MANDIC
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Il vescovo: così siamo più vicini ai malati

«Questo riconoscimento è un’occasione per farsi prossimi a tutti i bisogni di attenzione e vicinanza di chi vive la malattia, specie in campo oncologico. È un modo per essere vicini a malati e familiari, che spesso si trovano soli, ma anche agli operatori sanitari: è un modo per ascoltare la sofferenza», dice soddisfatto il vescovo di Padova Claudio Cipolla.

«Avere un patrono presso Dio – ha ricordato il vescovo Cipolla – significa che l’uomo nella sua fragilità ha comunque una grande possibilità di sentirsi sostenuto, anche da un intervento che viene da Dio, significa aprire una finestra di speranza là dove noi e le nostre forze non possono arrivare. Dove noi dobbiamo constatare il nostro limite, per Dio c’è ancora possibilità e questa è un’esperienza che arricchisce la nostra umanità».

san leopoldo mandic

gnuckx/Wikipedia

Le reazioni dei frati

Vicinanza è la parola delicata e immensa che rappresenta questa possibilità di ricorrere a san Leopoldo. Affidarsi al santo confessore è in qualche modo cogliere la vicinanza di Dio all’uomo in quello spazio di mistero e sapere che c’è “qualcuno” a cui affidare pensieri, paure e dolore: «è un segno che la santità parla ancora all’uomo» ha ricordato fra Mauro Jöhri.

E’ avere la percezione «della vicinanza di Dio a ciò che noi sperimentiamo», ha sottolineato il ministro provinciale fra Roberto Tadiello, una vicinanza ai più fragili, come ha ricordato fra Flaviano Gusella, che sta alla base anche della nascita stessa dei Cappuccini 500 anni fa (Avvenire, 10 febbraio).



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