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Perché l’amore maturo rende più felici

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 07/02/20

Vivere vuoti di se stessi e pieni di Dio, questa è la povertà di spirito

Ogni volta che cerco di essere felice mi ritrovo a desiderare quello che non ho, a invidiare ciò che hanno gli altri, anelando a quello che non arriva mai. E nella mia anima si fa strada una tristezza strana che mi toglie la pace.

Ogni volta che mi riempio di beni pensando che con loro sarò più pieno mi sento nuovamente vuoto.

Quando mi credo in possesso della verità e lotto per imporla, dopo tanto sforzo un disagio mi offusca l’anima. Quando aspiro ad alti onori e desidero incarichi di prestigio o missioni degne di gloria, vivo frustrato per quello che ho, per quello che vivo. Gesù dice: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli”.

Cosa significa essere poveri in spirito? A chi si riferisce Gesù quando parla a quella folla dal monte delle beatitudini?

Si riferisce a me. A me che ho assaporato l’amarezza della sconfitta e ho subìto l’incapacità di arrivare alla vetta. Parla di me che ho vissuto la povertà di non possedere tutte le risposte e l’umiliazione delle critiche per il fatto di non avere le capacità che avrei voluto.

La felicità ha a che vedere con il mio sguardo. Con la mia capacità di rallegrarmi per quello che possiedo. Vivere nel presente, senza desiderare futuri migliori, passati gloriosi. La gioia di chi possiede se stesso e ha verificato la piccolezza della sua anima.


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Mi vedo così dopo aver percorso un lungo cammino. Povero in spirito. Quali sono le mie pretese? Come aspiro ad essere felice? Guardo la mia vita commosso e mi rallegro.

Sorrido pensando a ciò che ho fatto, a quello che vivo. Corro senza paura per le strade che Dio mi mette davanti. Non voglio vivere paragonandomi, perché mi avvelena, né desiderando quello che sfugge alla mia capacità.

Taccio e accetto come un bambino quello che il mio Padre buono vuole darmi. Nella sua opera I Miserabili, Victor Hugo parla dell’amore degli innamorati e scrive:

“È un errore credere che la passione, quando sia felice e pura, conduca l’uomo alla perfezione: lo conduce semplicemente, come abbiamo constatato, a uno stato d’oblio. In tale stato l’uomo dimentica di essere cattivo, ma dimentica pure d’essere buono. La riconoscenza, il dovere, i ricordi essenziali e importuni svaniscono”.

Parla di un amore ancora immaturo. Quell’amore vergine che sogna ideali elevati. L’amore che si concentra sul possesso dell’amato ma non si proietta, né unisce in un’unica direzione entrambi gli sguardi.

Quell’amore passionale degli innamorati può non portare da nessuna parte se non matura. L’amore cresce col tempo, con le prove, con la dedizione.

Perde forse il fascino dei primi passi, ma si riempie di una serenità e di una pace che catturano l’anima. L’amore che è passato per la prova è più profondo, più libero, più sofferto. È anche più purificato.

Perché le umiliazioni purificano. Come le sconfitte e le cadute. Le infedeltà mi fanno vedere quanto è fragile la mia volontà ferita. E i miei sogni non realizzati mi mostrano i limiti di tutte le mie ansie.

Ma quell’amore maturo rinnovato col passare degli anni ha un odore di vino buono, perfezionato col tempo. È meglio del vino giovane.

È passato per varie tappe e ha imparato in tutte loro. L’amore di ora non pretende di dimostrare niente a nessuno. E non crede più, come prima, di avere risposte per tutto.




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Non vuole cambiare il mondo con abilità proprie. E non disprezza con disdegno le opinioni che non condivide. Quell’amore maturo crede nel potere del seme nel cuore del fratello, e vede la bellezza nascosta nel figlio che comincia a fare i primi passi.

Non distrugge più nulla quando cade sconfitto, perché sa che la vita non è fatta solo di vittorie. Ha imparato a piangere ogni volta che ha perso, e ha saputo subito sorridere, facendo nuovi passi, sognando nuovi sogni.

Quell’amore maturo è quello che desidero, sicuro che con lui sarò più felice e più pieno. Smetterò di temere la possibilità di essere ignorato, e non mi amareggerò non assaporando il successo. Non mi importerà del fatto che non si tenga conto di me, e mi rallegrerò delle vittorie del fratello.

Voglio quella capacità di amare che possiede il povero in spirito. Vivere vuoto di me stesso e pieno di Dio. Voglio l’amore che sogna fiducioso dell’amore di Dio e si rallegra dopo aver perso tutto.

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