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Antipatris, dove fu perduta l’Arca dell’Alleanza

HERODIAN ARCHITECTURE

Philippe-Emmanuel Krautter - pubblicato il 06/02/20

Nell’Antico Testamento la si chiama “Aphek”, e vi accadono due fatti che ne consacrano il nome tra le città bibliche maggiori: mentre infatti le tribù nomadi di Israele s’installavano in questa regione canonica, i Filistei fecero resistenza ai nuovi arrivati. Il conflitto sarebbe sfociato in una disfatta narrata dai Libri di Samuele e alla terrificante perdita dell’Arca dell’Alleanza… La città avrebbe poi ospitato Paolo che, dopo il suo arresto, si dirigeva verso Cesarea.

Prima di essere rinominata “Antipatris” da Erode, la città installata presso la piana del Saron, al centro di Israele, ad appena pochi chilometri dal mediterraneo, si chiamava “Apheq” o “letto del ruscello”, visto che le sorgenti dello Yarkon erano vicinissime. La città beneficiava largamente di questa posizione strategica al crocevia delle vie che collegavano il mare alle principali città di Palestina e a Gerusalemme. Collocata su un monticello artificiale (Tel), Aphek si sarebbe trovata ad essere al centro di una infuocata battaglia che avrebbe visto contrapposte le tribù dell’ancora nomade Israele e i Filistei, da poco stanziatisi in quella regione.

Il primo Libro di Samuele, nella Bibbia, racconta questi avvenimenti decisivi (cap. 4). Samuele si rivolge al suo popolo, incoraggiandolo a combattere i Filistei che si accampano ad Apheq, mentre si trovavano presso Eben-Ezer. La battaglia è infuriata in piena campagna, e i Filistei sono in netto vantaggio, avendo ucciso quattromila uomini tra gli israeliti… Quando i superstiti tornano al campo, gli anziani di Israele si lamentano: «Perché il Signore oggi ci ha fatti battere dai Filistei? Andiamo a prendere a Silo l’arca dell’Alleanza del Signore: venga in mezzo a noi e ci salvi dalla mano dei nostri nemici».

Philistins et tsakkaras
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Battaglia con dei Filistei nel tempio di Medinet Habù: si nota la capigliatura particolare dei guerrieri filistei.

Allora, così come era stato detto, l’Arca fu portata dal sacerdote Eli e dai suoi due figli, Cofni e Pincas. Un grande grido di ovazione risuonò nel campo israelitico, cosa che non mancò di sollevare l’attenzione dei Filistei: «Poveri noi, le cose sono cambiate da ieri, poveri noi! Chi ci libererà dalla mano di questi dèi potenti? Sono quelli che hanno colpito gli Egiziani con ogni sorta di calamità nel deserto!». I Filistei, tuttavia, osarono ingaggiare battaglia di nuovo – battaglia che li vide ancora una volta vittoriosi: malgrado la presenza dell’Arca, Dio non era più accanto a Israele. Trentamila soldati israeliti furono uccisi, tra cui i due figli di Eli, Cofni e Pincas, e l’Arca fu presa dai Filistei.

La collera divina

Come spiegare una tale disfatta? Il Libro di Samuele lascia un’informazione preziosa, quanto ai due figli di Eli: questi ultimi «erano dei buoni a nulla che non conoscevano il Signore»:

Ogni volta che si offriva un sacrificio, l’assistente del sacerdote arrivava nel momento in cui si faceva cuocere la carne, con in mano il forchettone a tre denti: egli pescava nella padella, nella pentola, nel calderone o nella marmitta, e tutto quel che il forchettone riportava il sacerdote lo prendeva per sé. […] Il peccato di questi giovani era grandissimo davanti al Signore, perché questi uomini trattavano con disprezzo l’offerta destinata al Signore.

L'Arche de Dieu portée dans le Temple
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L'Arca di Dio portata nel Tempio, XV secolo, Breviario del Duca di Berry, Museo Condé a Chantilly, Francia

Se Dio seppe castigare severamente gli Egiziani che opprimevano Israele, la sua collera seppe abbattersi però anche sul suo popolo, quando quest’ultimo diede prova di empietà. L’Arca non è un mero e semplice oggetto magico, che assicura la vittoria contro il nemico, bensì il segno delle fede del suo popolo: se quest’ultima viene a mancare, allora il castigo di Dio può solo abbattersi.

E Aphek divenne Antipatris. Nel periodo ellenistico e sotto il regno di Erode, Aphek avrebbe cambiato nome (per la precisione nel 9 a.C.). Da quel momento in poi sarebbe stata indicata col nome di Antipatris, secondo il volere del re, che intese omaggiare così suo padre. La città conobbe allora una rinascita urbanistica e commerciale, che avrebbe comportato un rafforzamento di infrastrutture interurbane fino a Gerusalemme e a Cesarea. La città fu così, in epoca imperiale, l’esempio stesso di una città prospera: sito pianeggiante e ben irrigato, foreste vicine, rotta commerciale attiva e numerose attività imprenditoriali.

Quando Paolo fu arrestato a Gerusalemme per essere condotto a Cesarea, avrebbe passato una notte ad Antipatris, così come riferiscono gli Atti degli Apostoli: «I soldati presero dunque Paolo, conformemente agli ordini ricevuti, e lo condussero nottetempo fino ad Antipatris» per sfuggire ai quaranta membri del Sinedrio che avevano fatto voto di uccidere Paolo, poiché invece aveva la cittadinanza romana e non poteva essere condannato a morte senza un giudizio romano.

Una lunga notte per Paolo, che spiega in un certo senso come la memoria cristiana abbia ritenuto scarsa memoria di Antipatris, anche se i suoi luoghi furono importanti e si trovano oggi nel parco nazionale dello Yarkon.


Le mont Thabor

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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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