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Vescovo Barron: stare col Papa è trascorrere del tempo con il mio padre spirituale

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Antoine Mekary | ALETEIA

mons. Robert Barron - pubblicato il 31/01/20

I vescovi di California, Nevada e Hawaii in Vaticano per la visita a Papa Francesco

Scrivo queste parole dalla Città Eterna, dove sono venuto con i miei confratelli vescovi della Regione 11 (California, Nevada e Hawaii) per la nostra visita ad limina. È un viaggio regolare e richiesto canonicamente per pregare sulle tombe dei Santi Pietro e Paolo e incontrare il Successore di Pietro.

Ieri è stata la prima giornata ufficiale del pellegrinaggio, ed è stata veramente straordinaria. Ci siamo riuniti la mattina presto per la Messa nella cripta della basilica di San Pietro, davanti alla tomba del pescatore di Galilea a cui Gesù diede le chiavi del regno dei Cieli. Una mezz’ora dopo siamo entrati nel Palazzo Apostolico, e dopo aver attraversato una serie di corridoi splendidamente decorati e aver ricevuto qualche saluto dalle Guardie Svizzere ci siamo messi in fila per incontrare il Papa.

Papa Francesco era in ottima forma, soprattutto tenendo conto che è un uomo di 83 anni. È stato amichevole, caloroso ed energico, e ha interagito con ogni vescovo. Una volta seduti su sedie eleganti anche se piuttosto scomode (uno dei miei confratelli vescovi ha detto che l’ultima volta saranno state usate durante l’Inquisizione spagnola!), abbiamo avviato una conversazione estremamente vivace con il vescovo di Roma. Francesco ha parlato solo in italiano, mentre circa due terzi di noi gli hanno parlato in spagnolo e un terzo in inglese. Sarebbe impossibile riassumere quello che è uscito fuori nel nostro dialogo di tre ore nello spazio di questo breve articolo, ma vorrei menzionare qualche argomento principale.

Preghiera

In primo luogo, Papa Francesco è stato estremamente interessato alla preghiera, e ha parlato sentitamente dell’importanza di iniziare i nostri giovani alla pratica dell’adorazione eucaristica. Ha ripetuto varie volte la parola “adorazione”, esortandoci a insegnare alla nostra gente questa forma fondamentale di comunicazione con Dio. Quanto ai vescovi, ha indicato varie forme di “vicinanza” che dovrebbero caratterizzare la nostra vita: vicinanza al nostro popolo, ai nostri confratelli vescovi e ai nostri sacerdoti. Tutte queste cose, ha sottolineato, si basano sul tipo più importante di vicinanza, nella fattispecie l’intimità con il Signore che deriva dalla preghiera. Confesso che queste parole si sono già fatte strada nella mia mente e nel mio cuore: “Il primo compito del vescovo è pregare”.

Ideologia di genere

Un secondo tema che il Papa ha articolato con particolare chiarezza e passione è stato quello dell’ideologia di genere. Come ha fatto spesso in passato, ha lamentato la “colonizzazione ideologica” che avviene quando le nozioni occidentali di fluidità di genere e “invenzione di sé” si fanno strada in modo aggressivo in zone del mondo in via di sviluppo, spesso attraverso una sorta di ricatto: a meno che e fino a che non adotterete i valori occidentali al riguardo, rifiuteremo di offrirvi assistenza materiale e medica. L’argomentazione fondamentale del Papa è stata biblica. Il libro della Genesi ci dice che Dio ha creato i generi diversi, e che questa differenza è fondamentale per il fiorire dell’umanità. Qualunque cosa cerchi di eliminare la differenza in questo campo è quindi contrario alla volontà di Dio.

Evangelizzazione

Il tema dominante nella nostra lunga conversazione, espressa sia nelle domande dei vescovi che nelle risposte del Pontefice, è stata l’evangelizzazione. Quando un vescovo ha fatto riferimento alla Evangelii Gaudium, l’enciclica di Francesco sul tema, il Papa ha ironicamente commentato che per quel testo ha ampiamente “plagiato” l’enciclica del 1975 di Papa San Paolo VI Evangelii Nuntiandi e il documento emerso dall’incontro della Conferenza dei Vescovi Latinoamericani ad Aparecida nel 2007. Tutti e tre i testi sono di fatto pietre miliari della Nuova Evangelizzazione, e tutti e tre si basano sull’idea che la Chiesa sia missionaria per sua natura. Quando ho avuto la possibilità di parlare, ho chiesto al Papa di affrontare il tema della via pulchritudinis (la via della bellezza), fondamentale nella Evangelii Gaudium. Ha parlato del recupero della bellezza nell’opera dei teologi e dei filosofi contemporanei, e ci ha esortato a non denigrare la bellezza della cultura popolare – film, libri, sport… -, che spesso affascina i giovani più di alcune espressioni di bellezza della cultura più elevata.

Il momento più chiarificatore sull’evangelizzazione si è verificato quando un vescovo ha chiesto al Papa di affrontare quella che gli sembrava una sorta di tensione nell’insegnamento papale. Da un lato, ha detto, Francesco sembrava molto deciso nella sua raccomandazione di annunciare la fede pubblicamente e di attirare la gente a Cristo, dall’altro spesso inveisce contro quello che definisce “proselitismo”. Confesserò che mi sono spesso interrogato su parte della retorica di Francesco, e avrei voluto una sua definizione del termine. Il Santo Padre ha detto che ovviamente sostiene la diffusione della fede, ma si oppone a un approccio aggressivo, divisivo e orientato solo ai numeri. Come spesso in passato, ha sottolineato la centralità della testimonianza personale della gioia di condurre una vita di fede. Qualunque insegnamento impartiamo, ha detto, deve inserirsi nel contesto di quello stile di vita. In questo, ovviamente, stava richiamando Papa Paolo VI, che ha detto che la gente di oggi ascolta i maestri proprio nella misura in cui sono anche testimoni. Sono stato particolarmente felice di sentirlo parlare in quel modo, perché molti commentatori hanno suggerito che impegnarsi nell’apologetica o nella chiarificazione teologica equivale a fare proselitismo. Secondo Papa Francesco non è così.

Prima di porre la mia domanda, ho detto al Papa che eravamo tutti grati per il fatto che ci avesse dato l’opportunità di stare con lui come un vero padre spirituale, e questa esperienza è stata proprio questo: nostro padre ci ha parlato con il cuore e con grande affetto. È stato un incontro che non dimenticherò facilmente.

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