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Fare tutto bene? Impossibile! Semplicemente fate il bene

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 31/01/20

Quante paure... Gesù non pretende che non sbagliamo mai. Cancelliamo dall'anima gli imperativi di perfezione che qualcuno ha inciso in noi!

Guardo il mio dolore, la malattia dell’anima che non mi permette di vivere in libertà, senza paura. Gesù viene a liberarmi.

Gesù è passato facendo il bene, donando la pace a chi era tormentato. Vivo pensando di dover fare tutto bene. Non fare il bene, ma tutto bene. E questo è impossibile.

Ci provo e il mio desiderio di fare il bene fallisce. Sbaglio, o i miei passi non riescono a raggiungere il bene che cerco.

Ho paura. Una paura profonda di sbagliare, di fallire, di deludere. Una paura che mi entra dentro. Una paura di bambino abbandonato che non ascolta i passi di suo padre tornando a casa per abbracciarlo.

Una paura di uomo solitario che ha sentito il rifiuto nella sua vulnerabilità. La paura di perdere la gioia in modo permanente.

La paura di non notare la sua presenza, il suo abbraccio, la sua pace. La paura di vivere senza assicurazioni, senza la fiducia nella sua vicinanza, senza la certezza del suo amore.

Mi soffermo commosso davanti a quel Gesù che vuole che viva in libertà, con una pace profonda, con gioia. Lo guardo mostrandogli nelle mie mani ferite tutte le mie paure.

La mia paura di perdere la strada, di commettere degli errori. La mia paura di donarmi interamente e di sbagliare. La paura del giudizio quando mi espongo. La paura di deludere chi ha creduto in me, nelle mie parole. La paura di perdere la fede o di credere senza opere.

La paura di non essere all’altezza delle mie esigenze. La paura di naufragare nei mari del mondo. La paura di non sapere quale sia il passo successivo.

La paura del dubbio, delle domande senza risposte. La paura di un futuro incerto. La paura della solitudine che mi lacera l’anima. La paura di una vita senza frutti, senza gioie.

La paura del dolore sotto forma di perdita, assenza, malattia, disgrazia. Quel futuro che non controllo. La paura di superare linee che io stesso o altri hanno delineato per limitare i miei passi.

La paura di fallire, di non compiere e di non essere all’altezza. La paura di soffrire e di non trovare il senso di tanta sofferenza. La paura fa ammalare, isola, blocca, ferma i miei passi e le mie lotte.

Mi fa tanta paura l’idea di non essere fedele alla sua chiamata e di fuggire da Lui quando diventa pericoloso e vengo minacciato di essere privato della vita… Quella paura dei discepoli innamorati e timorosi.

Gesù percorre la mia anima per liberarmi dalle mie malattie e dai miei dolori togliendomi la paura. Sono uno di quelli che si soffermano davanti a Lui aspettando quella mano che mi liberi dalle mie ansie.

Cosa può andare male se è tutto nelle sue mani? Leggevo giorni fa:

“Il diavolo ha apportato come prova del fatto che Dio non è amore l’esistenza della sofferenza. E quindi se oggi sei schiavo del diavolo è per la paura che hai . (…) L’arma del Nemico è la paura, la paura della morte”.

Non voglio essere schiavo delle mie paure. Le offro a Lui. Egli sa cosa può fare con me. Può guarirmi e liberarmi. Può far sì che mi perdoni nelle mie cadute, e mi risollevi in mezzo alle mie paure. Vuole solo che confidi. Mi danno forza le parole di Santa Teresina:

“Gesù si compiace di mostrarmi l’unico cammino che conduce a questa fornace Divina: questo cammino è l’abbandono del figlio piccolo che si addormenta senza paura nelle braccia di suo Padre. Chi è piccolo venga a me, dice lo Spirito Santo per bocca di Salomone, e quello stesso Spirito d’Amore dice anche che ‘la misericordia è concessa ai piccoli’”.

La misericordia di Dio nei miei confronti. Parlo tanto di quella misericordia, e mi costa tanto confidare nel suo amore infinito che perdona tutto.

Se credessi davvero non mi costerebbe niente perdonarmi le cadute. Non so perché dubito. Sarà tanto misericordioso come mi hanno detto?

Ho bisogno del suo sguardo su di me che mi dice che sono il suo figlio prezioso, il più amato, quello per cui ha dato la vita. E non devo fare molto di più. Semplicemente gettarmi tra le sue braccia, riposare come una pecora sulle sue spalle. E sorridere.

Non posso cambiare le pagine passate, né cancellare le macchie della mia storia. Non posso eliminare i peccati commessi. Posso solo notare l’abbraccio di Dio misericordia. Il suo sorriso che mi dice che ha bisogno di me, che mi ama alla follia, che sono il suo figlio prediletto.

Perché non ci credo? Torno ad ascoltare le parole dure del mio giudizio.

Oggi guardo Gesù con paura e al contempo con pace. Egli mi ama e me lo sussurra all’orecchio. Torno a confidare. Rinasco tra le sue braccia.

La speranza sboccia dentro di me. Come un ruscello che ha a malapena dell’acqua. Si può confidare di nuovo dopo il dolore e le cadute.

Gesù vuole solo che passi facendo il bene, e non pretende che non sbagli mai. Cancella dalla mia anima gli imperativi di perfezione che qualcuno ha inciso dentro di me.

Chiedo a Gesù di cancellare tutto con il suo abbraccio, e di seminare una fiducia divina nel più profondo. Sono nelle sue mani. Cosa posso temere? Nulla. Egli guida la mia barca in mezzo alle tempeste. Crede in me.

Guardo con pace la mia vita, e credo in tutto ciò che può fare con me. Sono un guaritore ferito. Egli si rallegra di vedermi sorridere come un bambino. Guarisce la mia malattia. Mi libera dal pianto. Semina in me la sua gioia.

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