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Dorian Gray, un esperimento estetico

DORIAN GRAY

Shutterstock | delcarmat

Manuel Ballester - pubblicato il 31/01/20

Come intendere il capolavoro di Oscar Wilde?

L’esperienza ordinaria del fatto che in ciascuno ci sia una tendenza al bene e un’altra al male ha favorito approcci memorabili nella letteratura. Ad esempio, R.L. Stevenson affronta la questione inducendo “scientificamente” la scissione nelle personalità di Jekyll e Hyde.

Partendo dalla stessa esperienza, Oscar Wilde (Dublino 1854-Parigi 1900) trasferisce un aspetto della personalità a un quadro permettendo che il protagonista della sua opera mostri in ogni momento un bell’aspetto, non intaccato dal passare del tempo né dal peso delle iniquità.

Dorian Gray mantiene di fronte agli altri la solita immagine di dandy, un aspetto sempre gioviale. Regna nell’ambito dell’estetica, del bello, trascurando invece la dimensione etica.

La pubblicazione de Il Ritratto di Dorian Gray (1890) provocò un’enorme polemica, a seguito della quale nell’edizione del 1891 Wilde decise di includere una prefazione breve e piena di aforismi in cui diresse l’attenzione verso il dibattito sulle teorie estetiche.

L’approccio che sembra rivendicare Wilde punta alla separazione tra la bellezza e la bontà, tra le sfere etica ed estetica, il che presupporrebbe che sul piano sociale e pubblico prevalgano l’apparenza, la posa e l’atteggiamento come in una rappresentazione teatrale in cui vale solo ciò che è visibile allo spettatore.

Ci sono argomentazioni a favore di questa separazione perché l’artista può produrre la bellezza nella scultura o nel quadro senza che gli importi se si rappresenta un angelo o un demone.

Dei tre personaggi centrali dell’opera, è forse Lord Henry a proporre con maggior precisione questa tesi e a postulare anche l’idea della costruzione della propria vita come una magnifica opera d’arte, come un successo estetico senza connessione con l’etica.

Lord Henry è un personaggio fondamentale, tremendamente ingegnoso, che sbandiera una cinica superiorità nei confronti degli altri e le loro “piccole virtù”: “Non approvo mai nulla, né lo disapprovo. È una posa assurda da assumere verso la vita. Noi non veniamo alla luce per sfoggiarvi i nostri pregiudizi morali”. Quando conosce Dorian, decide di usare con lui i suoi giochi di parole.

Dorian collabora a una società caritativa, e “ha un carattere semplice e bello”. Dice Lord Henry: “C’era nel suo volto qualcosa che ispirava immediatamente fiducia: tutto il candore della gioventù e, insieme, della gioventù l’appassionata purezza. Era evidente che il mondo non lo aveva ancora contaminato”, o in termini cinici, era un essere assai influenzabile.

E Henry procede, in modo esplicito e sistematico, a influire su Dorian. Decide che farà un esperimento con il giovane per vedere fin dove è capace di assimilare il suo cinismo, di esplorare le sue possibilità (le peggiori, si intende). Quando Dorian inizia questo cammino scopre il noto sdoppiamento tra il suo aspetto vigoroso e il suo ritratto deteriorato, tra il suo corpo sempre giovane e la sua anima che invecchia.

Oltre a Lord Henry e a Dorian bisogna menzionare Basil Hallward, il pittore, l’artista autore del ritratto e amico di entrambi. Basil è amico di Lord Henry anche se secondo Dorian era “troppo cinico per essere amato”, ed è amico di Dorian anche quando questi si è degradato talmente da superare Lord Henry.

Basil è un personaggio affascinante, non solo perché è l’esteta consapevole del fatto che l’artista raggiunge la bellezza solo quando mette nel suo lavoro il meglio di sé, non soltanto la sua tecnica, ma tutto il suo essere; così giustifica la sua reticenza a esporre la sua opera: “Il motivo per cui non esporrò questo quadro è che ho paura di avervi mostrato il segreto della mia anima”.

Di fronte alla sfrontatezza dei suoi amici mostra la sua migliore disposizione, e così di fronte a uno degli attacchi di cinismo di Lord Henry replica: “Non sono d’accordo con una sola delle parole che hai detto, e ciò che è peggio, Harry, sono sicuro che non sei d’accordo neppure tu”.

Come buon amico, ha un’eccellente opinione della gente che apprezza e offre il suo sostegno perché migliori. Accade questo quando, a trama già molto avanzata, il corrotto Dorian piange davanti all’artista, Basil lo esorta a pentirsi. Dorian è già in preda alla disperazione, ma un amico non lo abbandona: “Non è mai troppo, tardi, Dorian!”

Dicevamo che una questione latente nell’opera è la possibilità di separare l’etica dall’estetica, la bellezza del bene.

Da questo punto di vista, Lord Henry rappresenta la posizione di separazione dell’estetica e dell’etica. Henry è la cattiva influenza che esorta Dorian ad abbandonare il bene per la bellezza, per scoprire che questa separazione era solo un’apparenza.

Basil rappresenta non solo la perseveranza nel bene fino alla fine, ma fin dal principio l’artista, l’esteta. Basil è il polo opposto, la tesi opposta a Lord Henry visto che chi insiste di più sull’importanza del bene è chi ha raggiunto la quota più alta di bellezza.

E Dorian è il giovane che si dibatte nel corso dell’opera, nel corso della sua vita, tra l’influenza corruttrice e l’impulso alla fedeltà a se stesso, alla migliore delle sue possibilità. Nella vita come nell’arte, la corruzione è stata un esperimento estetico, la pienezza un invito amichevole.

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