Dal suo profilo Instagram, Laura Miola parla di disabilità, maternità e soprattutto felicità: perché il modo in cui viviamo la nostra vita ordinaria è ciò che “influenza” davvero gli altri e illumina tutto ciò che ci circonda, anche nelle difficoltà.Fragole e panna montata, la tovaglia di lino corda stropicciata, ma non troppo, caffè, non fumante però, che sennò si appanna tutto l’obiettivo della fotocamera e cornetti ben disposti alla cado-non-cado su ceramica bianca: vorrei fosse la mia colazione. Vorrei, perché la sto mangiando con gli occhi questa foto di Instagram mentre bevo il mio, di caffè, almeno quello, freddo come nell’immagine, ma non per motivi di estetica e resa, solo perché mia figlia, da quando l’ho fatto, mi ha chiamato giusto quindici volte. Il problema di quando vedi la vita degli altri sui social è sempre lo stesso: la tua non le somiglia quasi mai. Che poi, la tovaglia di lino grezzo ce l’avresti pure, ma l’unica volta che l’hai tirata fuori dalla cassettiera per rendere fiera tua nonna, ci hanno rovesciato tre bicchieri di vino e la pasta al pomodoro e a questo punto, la lieve stropicciatura della foto che stai guardando sarebbe l’ultimo dei problemi. Le fragole poi, sempre fuori stagione quando servono. Insomma, la mia vita non è instagrammabile come quella di certi infleuncer che tanto mi fanno sognare con cibo, torte e viaggi, ma forse invece di rosicare d’invidia, sarebbe meglio affogarla almeno metaforicamente nella panna-montata-che-non-ho e cercare l’ispirazione giusta: se web e social sono pieni di finta bellezza, di case da rivista patinata, di foto poco spontanee dove neanche i colori degli abiti coordinati alle porte delle case sullo sfondo sono casuali, è solo una questione di marketing e lo so benissimo, ma ci casco sempre. Eppure l’ispirazione serve a tutti, soprattutto in certi giorni di caffé freddo e per fortuna ci sono persone pronte a dartela con le loro storie stra-ordinarie, con una colazione davvero simile alla tua che ti ricordano quanto sei fortunata, anche senza cornetti e fragole. Una di queste “influencer della positività”, come l’hanno definita i suoi fan, una che vale davvero la pena seguire su Instagram e che inonderà il vostro feed e le vostre giornate di gioia, gratitudine e una speciale normalità è Laura Miola. Laura ha trent’anni, un sorriso contagioso, un marito con cui è fidanzata da quando aveva dodici anni, un figlio, Ferdinando, un aspetto sempre curato e una sedia a rotelle. Cosa davvero poco cool e instagrammabile quest’ultima, ma vi assicuro che scorrendo il suo profilo, nelle foto che la ritraggono in dolce attesa con un abito di pizzo o in jeans attillati, maglia e rossetto scuro mentre fa la mamma, è davvero un dettaglio che non stona. Sarà che quando sei felice, non c’è filtro, preset Lightroom, inquadratura o dettaglio che possa rendere quella foto brutta, che possa oscurare la luminosità che irradi. E Laura è luminosa davvero. E’ una che nella vita non si è mai arresa, neanche contro la malattia degenerativa che la accompagna da quando aveva tre anni e che l’ha costretta sulla sedia a rotelle a ventuno, la Charcot-Marie-Tooth, nota anche come neuropatia motorio-sensitiva ereditaria. Ma come scrive sopra una sua foto “costretta” non è la parola adatta, perché quella carrozzina è per lei simbolo di libertà, è diventata un messaggio da dare agli altri: non arrendersi
non significa non vivere momenti difficili o far finta che non esistano, perché la vita a volte si sa colpisce forte…ma possiamo decidere se sentirci vittime degli eventi e spettatori della nostra vita oppure essere attori e vedere nella grandine una partenza per un Mojito!
E lei, il suo Mojito lo ha avuto, con tanto di fogliolina di menta e cannuccia rosa: ha coronato l’amore della sua vita sposandosi, ha dato un nome alla sua malattia e finalmente, ha avverato il più grande desiderio di sempre, diventare mamma. In tutto questo scrive dalla sua bacheca Instagram, facendoci vivere la sua quotidinità, i sentimenti, le riflessioni, le paure e la sfida di rendere “normale” la diversità, dalle battaglie per eliminare barriere architettoniche all’uso delle parole fino all’educazione dei piccoli. In un post ricorda il rimprovero di una mamma mentre faceva shopping al figlio piccolo che la fissava:
comprendo il gesto della mamma che non voleva mettermi a disagio ma…perché c’è questa cultura? Perché preferiamo insegnare ai nostri figli a non guardare, a far finta che l’altro non esista e a pensare ai “fatti nostri”? Mi sento tremendamente in colpa. Avrei voluto avvicinarmi a quel bimbo che mi guardava solo con occhi incuriositi e assetati di conoscere. Non mi daranno mai fastidio due occhi che ti guardano così.
Per smettere di guardare con imbarazzo alla disabilità e renderla qualcosa di davvero “normale” non c’è modo migliore che guardarla in faccia, raccontarla, mostrarla per la cosa piena di bellezza che è, come fa Laura con la sua vita social.
E questa “mamma seduta”, come si definisce ironicamente, che sembra così forte, ammette di aver avuto anche lei la sua battaglia e i suoi mostri da vincere, come quella paura che è svanita solo quando ha dato un nome alla sua patologia. Racconta in una video intervista per Freeda:
combatti con qualcosa di cui non conosci il nome quindi non sai il tuo futuro come si evolverà e questo fa più paura della verità. Aver dato un nome alla malattia ha significato avere una grande risposta ovvero quella di non trasmettere la malattia ai miei figli…questa è stata per me come la guarigione.
Laura sembra dirci che guariamo davvero non quando i nostri handicap svaniscono, ma quando in un modo o nell’altro, troviamo la forza di mettere noi stessi davanti a quelle difficoltà senza lasciare che sia la paura a scrivere il nostro futuro per noi.
Quando ho scoperto di essere incinta insieme alla gioia è salita anche la paura, la paura di non farcela, di non riuscire a fare le cose che fanno tutte le mamme…,
continua nell’intervista, eppure a guardare suo figlio di un anno e mezzo spingere la carrozzina, a vedere come questa donna gestisce la quotidianità e l’essere genitore da una sedia a rotelle, è la testimonianza che davvero, se lo vogliamo, possiamo fare tutto ed è in quel momento, che la nostra vita diventa davvero instagrammabile!