Da Macao a Hong Kong e in Cina: ecco le drammatiche testimonianze di preti e missionari. Sotto accusa la comunicazione poco chiara del governo cinese
Coronavirus, i missionari e le fonti cattoliche presenti in Cina, Macao, Hong Kong, testimoniano di un clima di grande «paura» tra la gente. «Siamo al limite del panico», ha detto al Sir (30 gennaio) il missionario Pime padre Renzo Milanese.
A Hong Kong i casi di contagio dichiarato sono 8, a Macao 7 e Taiwan 5. «Sono numeri – dice il missionario – che di fronte agli 11 milioni di abitanti di Wuhan appaiono ridicoli. La gente teme che il virus sia molto più diffuso di quanto si dica pubblicamente e abbia fatto più vittime. Altrimenti non si spiegherebbero le misure preventive decise in maniera così drastica dal governo cinese e la messa in quarantena di una intera città come Wuhan».
Prevenzione a Hong Kong
Anche a Hong Kong il governo locale della città ha avviato misure di prevenzione: dopo le vacanze del capodanno cinese, tutte le scuole (dagli asili alle università) rimarranno chiuse fino al 16 febbraio. Chiusi anche i luoghi di divertimento e obbligo di mascherina per chi prende metro, treno e autobus o entra in luoghi pubblici chiusi. Per gli ospedali è pronto un piano di emergenza.
«Il problema – aggiunge il missionario al Sir – è che non si sa esattamente con che cosa si ha a che fare. Non si è neanche capito da cosa sia stato generato il virus, che oltre tutto può presentarsi anche senza sintomi».
Leggi anche:
Tutte le bufale sul virus cinese
Troppe incognite a Macao
Stessa situazione di incertezza anche a Macao. «Il nuovo virus ha creato allarme in tutta la Cina e all’estero», racconta da Macao il focolarino Kin Sheung Chiaretto Yan, «perché ci sono ancora molte incognite che lo circondano: non si capisce come e quanto sia pericoloso e quanto facilmente si diffonda tra le persone, se possa causare polmonite, che in alcuni casi è stata mortale».
«Durante il periodo di capodanno cinese, di solito, la maggior parte delle persone in Cina torna a casa, in genere nelle campagne, per riunirsi alla famiglia. Ieri (28 gennaio ndr) avevo in programma di andare a trovare alcune comunità cattoliche e vescovi in quattro diversi luoghi della Cina continentale approfittando di questo periodo di vacanza. Le cose però si sono velocemente evolute e questa epidemia si è sviluppata più velocemente di quanto si pensasse e la situazione si aggravata rapidamente. Ho dovuto annullare questi viaggi».
Leggi anche:
La vita al tempo del Coronavirus
Le indicazioni delle diocesi
Anche la diocesi di Macao – come aveva fatto la scorsa settimana la diocesi di Hong Kong – ha inviato a sacerdoti e parrocchie una serie di linee guida per la pulizia delle chiese, la Santa Messa e la distribuzione dell’Eucarestia. «Qui a Macao, andiamo a messa ogni giorno», racconta il focolarino all’agenzia dei vescovi. «Alcune diocesi si stanno organizzando per mandare soldi o aiuti materiali soprattutto di protezione sanitaria a Wuhan. In qualche gruppo di social media c’è chi suggerisce di pregare San Rocco, o fare novena».
Preghiere a San Rocco
Non è un caso: San Rocco è il santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste, e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa.
La sua protezione si è progressivamente estesa al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime; in senso più moderno, è anche esempio di solidarietà umana e carità cristiana, nel segno del volontariato. «Crisi di questo genere – conclude Kin Sheung – ci fanno pregare di più, ci spingono in qualche modo ad affidarci a Dio e sostenerci gli uni e gli atri concretamente e spiritualmente».