Oggi vive libera con la famiglia in Canada, ma Asia Bibi non è la sola ad essere stata accusata di blasfemia in Pakistan. Shafugta Kausar, cristiana e madre di famiglia anch’ella, ha preso il posto di Asia Bibi nella cella della prigione femminile di Multan poco dopo la partenza dell’altra. Difesa col marito dal medesimo avvocato di Asia Bibi, stanno aspettando che il loro appello sia esaminato dall’Alta Corte di Lahore.
Condannata a morte in Pakistan per blasfemia, Asia Bibi avrebbe trascorso nove anni in prigione, prima di essere rilasciata il 31 ottobre 2018. Oggi vive in Canada, ma non può dirsi lo stesso di Shafugta Kausar. «Poco tempo dopo la mia partenza, la mia vecchia cella accoglieva già un’altra cristiana», scrive Asia Bibi in un libro-testimonianza (Enfin libre! [Finalmente libera!], appena pubblicato per le edizioni Rocher). Questa cristiana, Shagufta Kausar, madre di quattro figli dai 5 ai 13 anni, è stata condannata a morte nel 2014 insieme col marito Masih.
La coppia è accusata di aver inviato degli sms blasfemi: è stato l’imam di una moschea locale ad aver sporto denuncia. Secondo lui, Masih avrebbe inviato dei messaggini che insultavano il profeta, scritti in inglese, con l’aiuto della moglie. Un’accusa tanto più inverosimile in quanto i coniugi sono analfabeti. Difesi dal medesimo avvocato di Asia Bibi, Saif-ul-Malook, essi attendono che il loro caso sia esaminato dalla Alta Corte di Lahore.
Secondo la ONG cristiana Open Doors, oggi in Pakistan sono imprigionati cristiani in numero di una quarantina. Cecil Shane Chaudhry, direttrice esecutiva della Commissione nazionale pakistana Giustizia e Pace, stimava in 224, nel marzo 2019, il numero dei cristiani vittime della legge antiblasfemia a partire dalla sua adozione nel 1986.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]