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Perché le reliquie dei santi vengono inserite negli altari?

INCENSING ALTAR AND RELICS

Fr Lawrence Lew, O.P. | Flickr CC BY-NC 2.0

Philip Kosloski - pubblicato il 29/01/20

Deporre le reliquie dei santi dentro un altare è una pratica che affonda le radici nella Bibbia

Un dettaglio poco noto nelle chiese cattoliche è la presenza delle reliquie dei santi nell’altar maggiore riservato al sacrificio della Messa. Queste reliquie sono in genere inserite in una pietra d’altare, anche se a volte sono esposte in reliquiari speciali.

È un antico costume della Chiesa, come specificato dall’Ordinamento Generale del Messale Romano, “Si mantenga l’uso di deporre sotto l’altare da dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri. Però si curi di verificare l’autenticità di tali reliquie”.

Perché la Chiesa cattolica fa questo?

Nikolaus Gihr, nel suo libro Holy Sacrifice of the Mass, offre una breve storia di questo costume:

“L’ordinanza di Papa Felice I (ca. 270) di celebrare il Santo Sacrificio della Messa ‘sulle tombe dei martiri’ confermava meramente un costume esistente da lungo tempo. In seguito i resti dei santi vennero trasferiti dal luogo della loro sepoltura, e posti all’interno di altari appena eretti. Il luogo in cui venivano seppelliti i martiri, ovvero l’altare costruito sulla loro tomba e anche la chiesa che lo racchiudeva, era in genere chiamato confessio (luogo di confessione) o memoria (memoriale)”.

Per i primi cristiani era comune celebrare Messe memoriali nelle catacombe, sopra le tombe dei santi. Questa pratica proseguì quando vennero costruite le chiese, trasferendo le reliquie dei santi nell’altare.

È interessante che ci sia un passo nella Bibbia che si riferisce profeticamente a questa pratica:

“Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa” (Apocalisse 6, 9).

In questo senso, la pratica di mettere le reliquie sotto l’altare è del tutto biblica. Ciò non vuole affatto distogliere l’attenzione da Gesù Cristo e dal suo sacrificio sul Calvario, ma ricordare la necessità di imitarne l’esempio.

Gihr estende questo simbolismo, spiegando un po’ meglio come la celebrazione della Messa sopra le reliquie dei santi sia intesa come un potente segno spirituale:

“È profondamente significativo, perché quanti hanno sacrificato la propria vita e hanno gloriosamente versato il proprio sangue per Cristo dovrebbero riposare ai piedi dell’altare, su cui viene celebrato il sacrificio di Cristo che ha infuso in loro l’eroismo e la forza del martirio. La sepoltura dei martiri nell’altare o sotto di esso designa la loro notevole somiglianza all’Agnello di Dio, perché hanno vissuto la sofferenza e ora la gloria. Quando Sant’Ambrogio ha scoperto i corpi dei martiri Gervasio e Protasio, li ha posti sotto l’altare. In un animato discorso al popolo, disse tra le altre cose: ‘I sacrifici trionfali devono essere posti dove viene commemorato il sacrificio propiziatorio di Cristo. È sull’altare che Egli ha sofferto per tutti noi; sotto l’altare ci sono coloro che sono stati redenti mediante la Sua sofferenza… I martiri hanno diritto a questo luogo di riposo’”.

Non è una “santa adorazione”, ma un forte promemoria per tutti noi delle parole che Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matteo 16, 24). Con una vita di sacrificio, un giorno potremo unirci ai santi in Paradiso. “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Apocalisse 7, 14).

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