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Burkina Faso: la fede incrollabile delle suore di fronte al terrore

Burkina Faso RELIGIOUS SISTERS

Aid to the Church in Need

Amélie de La Hougue - Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 28/01/20

“Accogliamo ogni giorno i rifugiati, soprattutto donne i cui mariti sono stati assassinati – perché i terroristi uccidono soprattutto gli uomini –, ma anche bambini e anziani”

Anche se il Burkina Faso è sempre più flagellato dalla violenza terrorista, le Suore dell’Immacolata Concezione (SIC), una congregazione locale, restano saldamente accanto al proprio popolo.

Aiuto alla Chiesa che Soffre ha parlato con suor Pauline Sawagado, Superiora Generale della congregazione, e suor Marie-Bernadette Rouamba, che l’ha preceduta (nella foto).

Gli attacchi terroristici hanno sempre più come bersaglio il Burkina Faso. Siete state personalmente testimoni di qualche incidente?

Viviamo in un clima di insicurezza costante. In particolare, le nostre suore nelle comunità nel nord del Paese testimoniano ogni giorno gli scontri. A Bam, i terroristi sono arrivati ad appena tre chilometri dalla comunità.

Accogliamo ogni giorno i rifugiati, soprattutto donne i cui mariti sono stati assassinati – perché i terroristi uccidono soprattutto gli uomini –, ma anche bambini e anziani. Nel nord, le suore si prendono cura di 30-60 rifugiati ogni giorno.

Perfino a Ouagadougou, la capitale, ci prendiamo cura di più di 600 sfollati. Hanno bisogno di pane, acqua, un po’ di sapone e soprattutto un orecchio amico, un gesto di gentilezza, un segno che li faccia sentire amati, anche se solo per un giorno, dopo quello che hanno passato.

I terroristi prendono di mira un segmento particolare della popolazione?

Chiunque vedano – vengono uccisi i cattolici, gli animisti, i musulmani, i protestanti. Accogliamo tutti i rifugiati, siano essi cristiani, musulmani o animisti.

Siete preoccupate?

No, perché confidiamo nella provvidenza di Dio. Sappiamo che ogni giorno ci può accadere di tutto e che dobbiamo essere preparate ad affrontare qualsiasi situazione possibile. Siamo preoccupate per chiunque, vogliamo essere in grado di far fronte alle necessità di ogni individuo. Come leader della comunità, abbiamo tutte queste preoccupazioni.

Qui in Burkina Faso, chiunque soffre per questo clima di insicurezza – non solo le suore nel nord del Paese, ma anche le nostre sorelle in Mali.

Cosa dite alle consorelle in questi momenti difficili?

Diciamo loro di rimanere salde nella fede e nell’amore. Le incoraggiamo nella loro missione ovunque si trovino, e preghiamo molto ogni giorno, per la pace ma anche per la conversione dei terroristi.

Confidiamo nell’aiuto del Signore, perché siamo qui per Lui. Stiamo vivendo questo martirio nella fede.

Avete pensato di chiudere qualcuna delle vostre comunità?

Non vogliamo chiuderne nessuna, perché le persone hanno già paura, e se vedessero le suore andare via si sentirebbero davvero abbandonate. Vogliamo rimanere con la gente, per aiutarla e consolarla.

Alcune delle nostre sorelle in Mali sono state costrette ad andarsene per motivi di sicurezza, ma ora mi dicono che vogliono tornare. Sentono di essere pronte a soffrire con la gente, rimanendole accanto.

I cristiani continuano a sperare nonostante le minacce?

Sì, ho notato una vera crescita spirituale tra la gente. Di fronte a queste difficoltà, i cristiani non stanno disertando le chiese, al contrario, pregano ancora di più!

Nell’arcidiocesi di Ouagadougou abbiamo organizzato una catena di preghiera nelle 35 parrocchie, di modo che ogni settimana una parrocchia in particolare preghi per la pace.

Per rendersi conto della situazione in Burkina Faso, guardate

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Questo articolo è stato pubblicato da Aiuto alla Chiesa che Soffre ed è ripubblicato in questa sede con il suo permesso. Per sapere di più degli sforzi dell’organizzazione a favore dei cristiani perseguitati visitate il sito www.churchinneed.org.

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