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Francesco, humour e whisky

POPE AUDIENCE

Antoine Mekary | ALETEIA

Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 24/01/20

Ogni giorno, nelle sue preghiere, Papa Francesco chiede al Signore che gli doni il senso dello humour. A quanto è dato vedere, Dio gli accorda piena e intera questa grazia, poiché il Santo Padre ama sorridere (come dimostra questo aneddoto riportato dall’arcivescovo di New York…).

Lo humour fa parte dello stile di Papa Francesco, coerentemente col suo tocco latino e con la sua prossimità con quanti incontra. Fin dal suo arrivo sul trono di san Pietro, quasi sette anni fa, l’ex arcivescovo di Buenos Aires non perde mai l’occasione di far brillare un po’ di spirito. L’antifona s’era colta già subito dopo l’elezione: al momento in cui gli proponevano di vestire gli abiti ornamentali prima di comparire davanti ai fedeli per la prima benedizione Urbi et Orbi, avrebbe risposto (con un occhio al calendario): «No, no: il Carnevale è finito». E ai Cardinali che l’avevano eletto: «Che Dio vi perdoni!».

Da allora, fedele a sé stesso, ha affermato che il confessionale non è «una tintoria che toglie le macchie dei peccati». Un’altra volta ha affermato che non si può «annunciare Gesù con una faccia da funerale».

Degno erede di Giovanni XXIII, che si era già segnalato per le sue parole buone, il papa argentino non cela il suo gusto per lo humour. È una dimensione della sua vita, proprio come la sua capacità a manifestare gesti d’affetto. Francesco ha bisogno di esprimere la sua tenerezza toccando le persone: «Ama raccontare barzellette e apprezza quando se ne raccontano a lui. Lo humour e la semplicità sono cosa sua».

È quanto risulta da ciò che scrive Timothy Dolan, arcivescovo di New York, nel libro scritto con Deborah Castellano Lubov The Other Francis, Everything They Did Not Tell You About the Pope: vi si racconta il divertente aneddoto risalente al viaggio apostolico del 2015 a New York.

Alla fine della sua visita ci siamo seduti entrambi in elicottero, fianco a fianco, per recarci all’aeroporto, perché il Papa doveva partire per Philadelphia…

Prende allora una bottiglietta d’acqua e mi chiede: «Vuole un po’ d’acqua?». Gli rispondo: «Santità, sì, grazie, è vero che ho sete: in queste ultime 34 ore, con la sua visita da noi, non ho bevuto praticamente nulla perché non si poteva essere sicuri di avere bagni a portata di mano». E il Papa replicò ridendo: «Oh, la capisco. Quindi le verso dell’acqua?». E gli rispondo: «No, grazie: adesso mi faccio un goccino di whisky Jameson». E scoppiò a ridere.

Più tardi, come racconta ancora mons. Dolan,

ero l’ultimo nel rango ufficiale per salutarlo, nella cerimonia d’addio all’aeroporto. Si è avvicinato a me e mi ha detto con un occhiolino complice: «Si faccia un altro goccino di Jameson per festeggiare questa visita, che è stata straordinaria».

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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