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Sex education 2. La serie ha successo, ma il sesso sempre meno. Parola di Thérèse Hargot

SEX EDUCATION

Netflix - sex education

Trailer Sex Education season 2

Paola Belletti - pubblicato il 21/01/20

Preannunciata da una pervasiva campagna pubblicitaria, è arrivata su NetFlix la seconda stagione della serie britannica dedicata agli adolescenti e alla scoperta della sessualità.
«La specie homo fa parte della natura e la tendenza sessuale agendo in questa specie ne assicura l’esistenza. Ora l’esistenza è il bene primo e fondamentale di ogni essere. Tutti gli altri beni ne derivano. Io posso agire solo nella misura in cui esisto» -(Karol Wojtyla, Amore e Reponsabilità, Ed. Marietti, p.37)

Ovvero – ci perdonerà Cartesio – sum ergo cogito. Nell’altro verso possiamo al massimo ammetterne una versione tutta al femminile, quello stereotipato: escogito, ergo sum.

Esisto, grazie a qualcun’altro (non solo mamma e papà), e ora che sono in grado di farlo, penso. Ma esistevamo (io e voi) e ne avevamo forse una coscienza inesprimibile anche nella vita prenatale. Così dicono diversi studi e anche quell’originale di mia figlia che tempo fa mi raccontò un suo ricordo di vita intrauterina (ma abbiamo tanta immaginazione da queste parti).

E’ questa la frase che metterei sui volantini, i megamanifesti a tappezzare le città, gli annunci che interrompono un video su Youtube. Questa e basta, come una sorta di Talità Kum per l’intera umanità rimasta adolescente e morta di sonno, dopo l’ennesima maratona di una qualche serie tv guardata ad oltranza, un episodio dietro l’altro e il tasto “salta la sigla” sempre pigiato. Questa e non gli spot ossessivi che ci notificano di continuo l’imminente arrivo della seconda stagione di Sex Education.

Basterebbe infatti un Wojtyla d’annata ad abbattere le mura dell’industria del divertimento, sesso compreso, erette dal liberismo più sfrenato e pattugliate dal femminismo nella sua snaturata versione recente.

Così, anzi meglio, riflette la Hargot, dalle pagine de Le Figaro numero del 17 gennaio 2020.

Sex Education: quand Netflix promeut le sexe comme un produit de consommation

FIGAROVOX/TRIBUNE – La sexologue Thérèse Hargot déplore la vision dégradante de la sexualité que propage la nouvelle série Netflix en vogue, qui entend faire l’éducation sexuelle des ados

Ovvero

Sex Education, (titolo della serie): quando Netflix promuove il sesso come un prodotto di consumo. La sessuologa Thérèse Hargot condanna  la visione degradante della sessualità che diffonde la nuova serie Netflix, che intende fare educazione sessuale agli adolescenti.



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La prima stagione è stata un successo, in Francia ma pare anche in Italia e in ogni luogo del globo raggiunto dalla tv on demand. Tra le notizie a riguardo prevale l’ansia: probabile, ma non certa la terza stagione.

Di cosa parla? E anche: è proprio tutta da buttare? Non lo so, non l’ho vista e non posso rimediare in mezza mattinata. Intanto due informazioni per orientarsi a chi come me è ancora un privilegiato (magari a breve vivere senza Netflix sarà considerato un lusso, come avere il tempo di uscire di casa a piedi a comprare il pane fresco) o un reietto (ma come? Non ti fai le maratone di questo o quello? non litighi col marito perché ha visto 4 episodi senza di te? No).

La prima stagione di otto episodi è stata girata nell’estate 2018 in Galles. A gennaio 2019 è arrivata su Netflix. (…) Sex Education 2 arriva su Netflix il 17 gennaio2020, stando a quanto riportato dal comunicato stampa di Netflix.  Otis e i suoi amici hanno solo sedici anni e il diploma è ancora lontano per loro. Prima di iniziare l’università ed entrare nella vita adulta, i protagonisti di Sex Education possono vivere ancora nuove esperienze e raccontare altre tappe immancabili dell’adolescenza a partire da prime volte, amori non corrisposti, equivoci e situazioni imbarazzanti. (Tvserial)

La prima dunque è stata seguita in tutto il mondo con numeri impressionanti:  “si stima che nelle prime 4 settimane la serie sia stata vista da oltre 40 milioni di nuclei domestici” (e già questa espressione meriterebbe un articolo o due) si legge ancora sul Media Center di Netflix.  Vale ancora il vecchio adagio su cosa muova irresistibilmente gli esseri umani? Forse, ma proprio su questo tema si assesta la critica della filosofa e sessuologa naturalizzata francese.

Sul fatto che il sesso, una volta che è stato ridotto a bene di consumo, non tiri più; che alla fine si pratica sempre meno; che tanti giovani optano per un’attività più efficace, più congeniale al nuovo scopo: divertire appunto. L’incontro erotico tra un uomo e una donna risulta troppo faticoso, impegnativo, non sempre adatto al massimo del piacere possibile.

Stanti così le cose meglio attrezzarsi diversamente. Tolto al sesso lo scopo di unire e generare, il piacere, così desolatamente orfano, ce lo si procuri meglio e più speditamente altrove, meglio se da soli.

La notizia nella notizia, oggetto del commento della Hargot, è che per il lancio della seconda stagione è stato scritto e distribuito gratuitamente un manuale. Così leggiamo sempre da Le Figaro nella traduzione comparsa su Community La croce di Davide Vairani:

Conoscevamo già la serie Sex Education di Netflix, ora c’è anche il manuale. Nessuno è stato in grado di sfuggire alla notizia, il batage pubblicitario è impressionante. Con un paio di mutandine su cui è scritto “No, è no!”, un clitoride gigante o un bacio salivare tra due uomini fotografati in (molto) primo piano, facendo sparire i loro volti per lasciare spazio solo a parti del corpo, la campagna pubblicitaria di Netflix viene mostrata ovunque e a tutti, imponendo la sua visione della sessualità. L’evento è l’uscita della seconda stagione della serie di successo. Per l’occasione, Netflix ha deciso di distribuire gratuitamente una guida per adolescenti: “64 pagine pour parler de cul sans tabous et pour aborder les bases d’une sexualité plus épanouie”per parlare di culo senza tabù e per affrontare le basi di una sessualità più soddisfacente, scrive sul suo account Instagram Charlotte Abramow, colei che firma sia il libro che la campagna pubblicitaria del gigante dello streaming.

Chi sarebbe costei?

Lo scopriamo, volendo, sempre con le parole di Thérèse:

Fotografa e cineasta, questa giovane belga fa parte della nuova guardia femminista, ossessionata dalla violenza contro le donne, dalla masturbazione e dall’omosessualità. Anche dei peli e del mostrare sangue mestruale. (Ibidem)

Che disgusto, signori miei. Disgustoso sì ma profittevole tutto questo circo allestito intorno al tema più vecchio del mondo trattato con inedita inopportunità (escluso qualche spunto piacevole e ben scritto, mi aggiorna qualche collega).

La creativa è la stessa che ha firmato il video musicale del pezzo

che sembra il Mein kampf del politicamente corretto: un’immagine su tutte, l’ingresso dell’Accademia anti sessismo sembra Auschwitz e le guardie, due donne nere, imbracciano come fucili le parole empatia e comunicazione. Geniale e banale insieme, come il male quando si organizza in comitati e organi preposti.

Sulla copertina del suo piccolo manuale di educazione sessuale, scrive sul volto dell’attrice che interpreta il ruolo principale nella serie Sex Education le parole consentement, plaisirdésirrespectérogèneprotectionfantasme e  sexe. Amore e figli: assenti, come sempre.

E non è cosa da poco: prima di spingerci nell’inevitabile ma forse ora inutile reprimenda morale servono distacco e osservazione. Senza la possibilità del concepimento, senza il rischio nascita, senza la percezione che si possa fare qualcosa di davvero inedito col sesso (e cos’è più inedito di una persona nuova?) ecco che la sessualità stessa si svuota. La disgregazione è una strategia. Lo scopo è vincere la guerra, annientando il nemico. L’umanità stessa; ma questa cosa è per maniaci dell’apocalisse sempre incombente. Resta il fatto che se non ci si unisce sessualmente e senza le cosiddette protezioni di figli non ne nasceranno più. A no, mi dicono dalla regia che ne nascono ancora, ma che i modi ora sono tanti, diversi, più puliti e meno faticosi (cosa tutta da dimostrare. Quanto dolore, quante donne sfruttate, bambini scartati, embrioni congelati, uomini ridotti a fornitori), anche se chiedono un corrispettivo in denaro. Ecco di nuovo che spunta l’industria!

Il nesso tra industrializzazione estrema e femminismo moderno lo fa proprio la Hargot. Qua sotto vi riporterò le sue parole. Ma torniamo al senso del manuale: un regalo come un altro?

Dopotutto, dal momento che il sesso è diventato un prodotto di consumo, un intrattenimento come qualsiasi altro che può essere vissuto con o senza “partner”, un manuale può essere utile. (Ibidem)

Lo scopo del manuale è aiutare i clienti dell’esperienza sessuale, nelle sue diverse declinazioni, a muoversi senza farsi male. Mentre invece ci si farà male in ogni caso. Fare come se il sesso non c’entrasse nulla con le relazioni non significa che poi si trasformi davvero in semplice divertimento. Significa continuare a provare sensazioni sgradevoli, di abuso, di disprezzo di sè e dell’altro, di abbandono ma di non avere più le parole per dirlo.

La filosofa di origine belga ci avverte: non attardiamoci troppo sul fumo, andiamo a vedere che arrosto cuoce in forno. Il regalo del manuale è semplicemente un volantino con qualche pagina in più; è un corposo depliant pubblicitario. E vantare come main sponsor “il femminismo” significa incassare di più.

Il «feminism washing» è un processo di marketing del settore tanto redditizio quanto fuorviante, proprio come il «green washing». Questo manuale di educazione sessuale è un tract pubblicitario. Non si tratta altro – per Netflix – dell’occasione per promuovere il suo programma. Sovvenzionare la propaganda di una sessualità scollegata dalla relazione portata dal femminismo moderno assicura all’industria dell’intrattenimento un notevole aumento dei profitti. Perché il sesso per il solo gusto di farlo non dura a lungo. (Ibidem)

Ad essere trattati come oggetti di piacere si continuerà a soffrire e allora probabilmente di sesso vero e proprio se ne farà sempre meno. Sperimentata la novità, la noia spunterà da dietro il primo angolo e in tante coppie si conoscerà un vero e proprio coma erotico. Niente, nada de nada, silenzio assoluto.

Ma come si può disinnescare un impulso naturale tanto forte?

Eppure in qualche modo ce la stanno facendo e così, sotto le lenzuola o addirittura sopra ma al calduccio della coperta con gli unicorni,  ci si ammazza di serie tv, in coppia è chiaro.

Se poi dovesse sopraggiungere il desiderio di un figlio, debitamente sollecitato da serie come Single parents o Modern family o simili, allora basterà rivolgersi al servizio giusto. A me basta aprire Facebook. Si vede che con la profilazione hanno ancora ampi margini di miglioramento ma avendo capito che mi interessa il tema GPA (leggasi utero in affitto) o PMA (procreazione medicalmente assistita) ogni decina di post mi compare la pagina promo di una clinica “figlio in braccio con sconto nuovo cliente”.

Dopo tutto, che senso ha fare l’amore? È possibile avere un figlio senza sesso. E per soddisfarti sessualmente hai di meglio. La masturbazione – le cui virtù vengono costantemente elogiate – e la pornografia self-service sembrano essere molto più efficaci: “La verità è che mi diverto più a guardare il porno che con mia moglie”, ci si confida nella segretezza, tanto quanto “Non ho un orgasmo con il mio coniuge, mentre da solo posso farlo molto bene!”. Il sesso è vissuto altrove e per se stesso, un’inevitabile conseguenza dell’educazione servita. Come risultato, osserviamo una drastica riduzione delle relazioni sessuali all’interno delle coppie, specialmente tra i giovani. Un vantaggio per Netflix! Cosa fanno ora nei loro letti? Guardano le serie in streaming. (Ibidem)

Ma al di qua degli schermi, per quanto ci seguano ovunque, esistono e resistono giovani che del proprio impasto umano intendono ancora fare ben altro e possibilmente con qualcuno.

Le relazioni, l’amore, la donazione anche eroica di sé sono nell’orizzonte dei nostri figli più di quanto ci immaginiamo. Anche il commento della Hargot si conclude con questa fondata speranza: serve il ritorno all’amore, prima che alla famiglia, prima che al desiderio di diventare padri e madri; serve l’avventura magnifica e spaventosa di rischiare un ti amo in faccia ad un altro, che mi può respingere. Oppure no.

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