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“Maranatha”, un’antica preghiera in una delle lingue che parlava Gesù

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Daniel R. Esparza - pubblicato il 21/01/20

La frase aramaica appare solo una volta nel Nuovo Testamento

“Maranatha” è una frase aramaica (non un termine) che compare solo una volta nel Nuovo Testamento, alla fine della Prima Lettera ai Corinzi.

Trovare una frase aramaica in una lettera greca inviata a una chiesa greca potrebbe sembrare quantomeno strano, ma all’epoca era già diventata una sorta di sintesi delle speranze e dello spirito della Chiesa delle origini.

La frase appare anche al decimo capitolo della Didakè, essendo chiaramente parte della tradizione dei Padri Apostolici. Alcuni autori (ad esempio il benedettino John Main, ispirato dalle Conferenze di San Giovanni Cassiano) ritenevano che questa frase così breve venisse già usata come una formulazione equivalente della Preghiera Orientale di Gesù: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. Questa preghiera (indipendentemente dalla formula che si sceglie di usare, “Preghiera di Gesù” o “Maranatha”), spesso ripetuta continuamente come parte della pratica ascetica personale, è stata ritenuta dai padri spirituali della maggior parte delle tradizioni cristiane un metodo in grado di favorire la Preghiera del Cuore, ritenuta la “preghiera incessante” che Paolo chiede nella sua Lettera ai Romani.

Ma cosa significa la frase “Maranatha”? Dipende da come viene divisa la frase, ed entrambe le opzioni hanno significati teologici e spirituali diversi.

Non è del tutto chiaro quale sia la formula “originale”, ma se decidiamo di leggere la frase come Marana Tha, allora la formula include un vocativo accanto al verbo all’imperativo. Ciò vuol dire che la frase sarebbe una richiesta (o perfino una forma di esigere) della venuta del Signore: “Vieni, Signore!” Questo è in effetti il tipo di espressione che si ritrova nel Libro dell’Apocalisse (Ap 22, 20) e alla fine della Prima Lettera ai Corinzi (1 Cor 16, 22).

Se dividiamo invece la frase come Maran Atha, allora il significato cambia radicalmente: diventa un’affermazione, un’espressione del credo che dichiara chiaramente “Il nostro Signore è venuto”, equivalente al tipo di affermazione che si trova in Romani 10, 9 e 1 Corinzi 12, 3, in cui Paolo afferma “Gesù è il Signore”.

In entrambi i casi, Maranatha è un’affermazione di fede nel Signore che è diventato uomo e ha dimorato tra noi (cfr. Giovanni 1, 14) e che tornerà. È un’affermazione messianica che esprime sia la fede nell’Incarnazione che l’attesa della Parusia.

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