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Triste e dispiaciuto. Così era Giovanni Paolo II quando fu eletto Papa

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Herman Valencia

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/01/20

Nei suoi scritti privati, Wojtyla confessa verità che mai nessuno avrebbe immaginato. E ribadiva che il celibato era "per sempre"

La tristezza al momento dell’elezione a Pontefice, i timori per la crisi della fede e i rischi per l’uomo in un mondo globalizzato. E ancora l’importanza delle suore nel mondo e un punto fermo sul celibato per i sacerdoti. Sono questi alcune dei pensieri privati di Karol Wojtyla, in “Sono tutto nelle mani di Dio, il volume con i suoi appunti personali dal 1962 al 2003 pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.

In questi scritti, assolutamente inediti e in gran parte coincidenti con gli esercizi spirituali, si scopre un volto particolarmente umano di Giovanni Paolo II, che svela i sentimenti di un Papa, a tratti molto diverso dall’immagine pubblica che ci ha lasciato.

JOHN PAUL II
Gerard Julien I AFP

Sorriso che nasconde dolore

Un Papa triste quando fu eletto il 16 ottobre 1978. Eppure nessuno lo avrebbe immaginato, pensando ai sorrisi dispensati alla folla acclamante quella sera in Piazza San Pietro. Invece Wojtyla confessa nei suoi appunti privati di attraversare un momento non esaltante.

Tre giorni prima dell’elezione, il 13 ottobre, uno dei suoi amici più cari, monsignor Andrezej Deskur aveva avuto un ictus che gli aveva provocato una paralisi parziale e permanente. «Il sacrificio del mio fratello nell’episcopato mi sembra essere una specie di preparazione alla mia elezione a Papa», scriveva il neo Pontefice.


JOHN PAUL II

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Il Concistoro

E’ stato monsignor Deskur, infatti, che negli anni Sessanta aveva introdotto Wojtyla per la prima volta in «molte questioni fondamentali» della Santa Sede, poiché faceva parte della Commissione per le Comunicazioni Sociali. E’ per questo che il Papa si sente suo «debitore».

Giovanni Paolo II, inoltre, fa un’analogia con un altro episodio accaduto sempre quando era a Roma, ma in occasione del Concistoro in cui fu nominato cardinale, undici anni prima. Anche in quel frangente un episodio tragico anticipò la bella notizia dell’elezione: morì in quei giorni, in un drammatico incidente ferroviario, un altro dei suoi amici più cari: don Marian Jaworski.

Le suore “colonne”

Quello degli appunti privati è anche un Wojtyla entusiasta per il ruolo delle suore nella Chiesa. «Le suore attraverso i voti scelgono Cristo come Sposo, in modo particolare entrano in questo “esse ad Patrem” (letteralmente essere prossime a Dio ndr), non soltanto individualmente, ma in un certo senso imprimono un segno di questo “esse” a tutta la loro vita sociale». Per questo «sono tanto necessarie alla Chiesa e nella Chiesa. Costituiscono in un certo qual modo la sua colonna».




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Il celibato dei preti

Netta è poi la sua posizione sul celibato sacerdotale, che «è un mistero soprannaturale» e nello stesso tempo è «un dono di Dio». Il sacerdozio, evidenzia Giovanni Paolo II, «non si identifica con il celibato, ma il celibato sostiene il sacerdozio e gli dà un’efficacia particolare».

Il celibato è dunque un impegno «per sempre», ed in questo è la «grandezza dell’uomo». Insomma non c’è spazio per i sacerdoti-sposi. «Il mondo contemporaneo in particolare – sentenzia il Papa – ha bisogno di tale testimonianza di grandenzza».

L’ateismo e l’Unione Sovietica

Giovanni Paolo II, in questi scritti, svela anche una serie di timori, preoccupazioni. «L’entusiasmo della fede» nei primi secoli del cristianesimo, quando i catecumeni andavano a battezzarsi, è in contrasto con la «crisi della fede nella nostra epoca». «Quanto i credenti oggi sono responsabili dell’ateismo contemporaneo?», si domanda il Papa? Cita il marxismo e il caso dell’Unione Sovietica come realtà in cui è visibile una lotta intransigente contro la religione.

POPE JOHN PAUL II
Associated Press | East News
«Il Rosario è la mia preghiera preferita. È una preghiera meravigliosa. Meravigliosa in semplicità e di profondità. In questa preghiera ripetiamo molte volte le parole dell'Arcangelo e quelle di Elisabetta alla Vergine Maria» (Angelus del 29 ottobre 1978).

Futuro dell’uomo a rischio

Si concentra poi sul tema della Creazione, e «il grande progresso dell’uomo sul mondo –  avverte – porta successi ma anche pericoli e deviazioni morali», come «sesso, vita, genetica, fame e sottosviluppo». «Il futuro dell’uomo è a rischio», sentenzia Giovanni Paolo II. E cita la conquista del cosmo da parte dell’uomo, ma durante «il volo americano», (probabilmente allude al viaggio sulla Luna), i cosmonauti non a caso «leggono la Genesi» che condensa l’essenza della Creazione.  

Cristiani e musulmani insieme

Il Papa in uno degli scritti privati del 1985 affronta anche il delicato tema del dialogo interreligioso. «Nelle Chiese orientali – ragiona – è molto buona la partecipazione alle messe, bravi i pastori, buone le vocazioni femminili, in particolare, le comunità sono piccole ma animate».

Esalta il dinamismo dei copti e definisce «difficile» il dialogo con l’Islam. «Quanti secoli – si domanda Giovanni Paolo II – serviranno per avvicinare i cristiani e i musulmani attraverso la fede nell’unico Dio? Ma abbiamo fiducia nell’opera dello Spirito Santo». Una ricetta, intanto, è stimolare «la preghiera comune tra gruppi religiosi cristiani e musulmani». Un’indicazione che tutt’oggi fatica a decollare.


SAINT POPE JOHN PAUL II

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