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San Domenico de la Calzada, il santo autore del Cammino di Santiago

CLAUSURA AÑO JUBILAR

@iglesiaenlarioja

Salvador Aragonés - pubblicato il 16/01/20

In Spagna chiusura solenne dell'Anno Giubilare e del Millenario dedicati al santo

Domenica 12 gennaio si è celebrata in Spagna la chiusura dell’Anno Giubilare e Millenario di San Domenico de la Calzada, con la chiusura della Porta del Perdono della cattedrale della località spagnola che porta il nome del santo. La “città” – titolo dato dai re di León e Castiglia –, che oggi ha più di 6.500 abitanti, è un luogo fondamentale del Cammino di Santiago, grazie al lavoro di San Domenico nell’XI secolo.

Il Cammino di Santiago, che scende da Roncisvalle (Pirenei della Navarra) e passa per Pamplona, Logroño e Burgos, è stato realizzato con la pietra da San Domenico, che contò sul favore del re Alfonso VI e sull’aiuto iniziale del cardinale Gregorio di Ostia (San Gregorio Ostiense), già legato di Papa Giovanni XVIII per aiutare e soccorrere le vittime della piaga delle locuste che avevano subito i territori di Navarra e La Rioja.

Chi era San Domenico de la Calzada? E perché il Giubileo?

San Domenico nacque a La Rioja nel 1019, per cui è stato celebrato il Giubileo del millenario della sua nascita. Era figlio di un agricoltore, Ximeno García, e quando i suoi genitori morirono voleva entrare nei monasteri benedettini di Valvanera e San Millán de la Cogolla, ma non ci riuscì. A vent’anni decise di fare l’eremita cercando un rifugio nei boschi vicini a dove oggi sorge la cittadina. Il cardinale San Gregorio Ostiense arrivò a Calahorra, sede episcopale di La Rioja. Lì conobbe l’eremita Domingo García, e lo ordinò sacerdote.

Domenico e il cardinale volevano abbreviare e facilitare il Cammino di Santiago, percorso da pellegrini di tutta l’Europa. Per questo fecero costruire un ponte di legno sul fiume Oja, che attraversa la regione di La Rioja, le cui acque scendono tra le rocce. Secondo la gente del luogo, il fiume ha dato il nome alla regione Rioja, nota per i suoi vini e l’agricoltura.

Una volta morto il cardinale Gregorio, Domenico portò avanti l’opera mettendo delle pietre sul cammino. Da lì il soprannome Domenico de la Calzada, e per questo è il patrono degli ingegneri civili. Domenico costruì anche un ostello per i pellegrini, un ospedale, una chiesa e un pozzo. In seguito elevò un tempio dedicato al Salvatore e a Santa Maria, che in seguito sarebbe diventato la cattedrale di San Domenico de la Calzada e che venne consacrato dal vescovo di Calahorra. All’esterno del tempio, il santo scelse il suo luogo di sepoltura. San Domenico morì nel 1109, a 90 anni. In quel luogo si iniziarono a costruire abitazioni e nacque un nucleo urbano.

La gallina che sopravvisse dopo essere arrostita

Molti miracoli si verificarono presso la tomba del santo, come la guarigione di un cavaliere francese posseduto dal demonio o quella di un normanno che recuperò la vista. Nessun miracolo è però famoso come quello dell’impiccato e del gallo e la gallina.

Nel XV secolo, un giovane tedesco di 18 anni si recò in pellegrinaggio a Santiago. Si chiamava Hugonell, ed era accompagnato dai suoi genitori. Si fermarono alla locanda, e una ragazza provò a irretirlo, ma lui rifiutò le sue avances. Lei, allora, per vendicarsi mise una coppa d’argento nel suo sacco e poi lo accusò di furto. Hugonell venne condannato all’impiccagione. I genitori non poterono fare altro che affidarsi all’apostolo Giacomo.

Il giorno dopo, i genitori vollero congedarsi dal corpo del figlio impiccato, ma con grandissima sorpresa si resero conto che il figlio era vivo e disse loro: “Il beato San Domenico de la Calzada ha mi ha tenuto in vita… dovete diffondere questo prodigio”.

I genitori andarono dal governatore della città, ma questi rise di loro e disse: “Vostro figlio è vivo come questo gallo e questa gallina che mi accingevo a mangiare prima che mi disturbaste”. Il gallo e la gallina recuperarono subito le penne e la vita e si misero a cantare. Il santo aveva quindi operato il miracolo, immortalato in una scultura con un gallo e una gallina nella cattedrale.

La chiusura dell’Anno Giubilare di San Domenico, durato nove mesi, si è celebrata con una Messa solenne presieduta dal cardinale Juan José Omella, oggi arcivescovo di Barcellona e in precedenza vescovo di Calahorra e La Calzada-Logroño, come si chiama oggi la diocesi, insieme all’attuale titolare, il vescovo Carlos Manuel Escribano Subías, e altri tre vescovi della zona. La Messa è stata cantata dalla Escolanía Los Seises della cattedrale di Toledo e dalla corale Santísima Trinidad.

In questo anno di grazie speciali, millenario della nascita di San Domenico, si è rivissuto il Cammino di Santiago, e molti pellegrini sono andati a visitare i luoghi legati al santo, avvalendosi dei tanti spazi culturali, concerti, esposizioni, conferenze e attività religiose promossi per l’occasione.

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