Uno psicoterapeuta ci spiega che si può aiutare a correggere un disturbo di tipo “egodistonico”. Vediamo comeEsiste una terapia per l’omosessualità? La si può considerare un disturbo clinico o fa parte della natura dell’uomo? Uno psicoterapeuta, che da tempo studia e approfondisce queste tematiche, ha spiegato ad Aleteia che in alcuni casi le tendenze omosessuali si possono correggere con un percorso terapeutico.
Innanzitutto va fatta una distinzione di base. Si può distinguere l’omosessualità egosintonica, dove il soggetto riconosce psico-fisicamente la propria omosessualità e non vive conflitti derivanti dalla sua condizione, dall’omosessualità egodistonica, dove il soggetto è incapace di accettare o riconoscere il proprio orientamento e desidererebbe fortemente essere uguale alla maggioranza.
Come distinguere l’omosessualità
L’omosessualità egosintonica, ci spiega lo psicologo, non è considerata clinicamente rilevante, mentre fino all’edizione 2014 dell’autorevole manuale DSM dell’American Psychiatric Association, quella egodistonica aveva una rilevanza clinica. A partire dalla nuova edizione del manuale, anche l’omosessualità egodistonica è scomparsa.
Quest’ultima è invece ancora presente all’interno dell’altro autorevole manuale diagnostico, l’ICD (International Classification of disease) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il ruolo dello psicoterapeuta
Oggi, sottolinea lo psicologo, è la figura dello psicoterapeuta che è quella indicata a seguire una persona che si presenta da lui come omosessuale egodistonico, dunque sofferente per la propria condizione. La maggior parte degli psicoterapeuti liquida il caso dicendo a chi soffre a causa di una omosessualità indesiderata che non si può cambiare e che deve accettare questo orientamento. «Dubito che esista una omosessualità fisiologica – afferma l’esperto – quello che si può dire è che si hanno pulsioni omosessuali. Queste persone pensano di avere una essenza omosessuale la cui esistenza è tutta da dimostrare».
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La volontà di cambiare
Per quelle persone che soffrono a causa di tendenze omosessuali egodistoniche è ipotizzabile, come accennavamo, un percorso terapeutico. «Bisogna fare innanzitutto un’analisi della domanda. Si fanno emergere quei contenuti che sottostanno alla domanda del paziente e che il paziente non ha presente. Questi è convinto di essere omosessuale e, quando ha di fronte il professionista, la domanda che pone è generalmente questa: sono omosessuale e vorrei cambiare questo orientamento. Un orientamento che lo fa soffrire».
Le tre domande
A quel punto lo psicoterapeuta cerca di capire quale significato hanno le pulsioni omosessuali. «Di solito faccio tre domande. La prima: che tipo di persona ti attrae? E qui di solito ognuno ha il suo tipo: il palestrato, l’atletico, l’efebico, ecc. La seconda: quale tipo di persona ha quelle caratteristiche che ti attraggono? E qui sposto l’accento dalle caratteristiche estetiche a quelle personali. La maggior parte dei pazienti dice di essere attratto da uomini virili, carismatici, forti, ecc.. Infine la terza domanda: perché queste caratteristiche personali sono così importanti per te?».
Problema esistenziale
La risposta nella stragrande maggioranza dei casi è la seguente: «Perché sono le caratteristiche che vorrei avere e non ho». In questo caso al paziente diventa assolutamente chiaro che la sua attrazione ha un significato profondo, non legato all’aspetto fisico. Ha a che fare con se stesso, con qualcosa che per lui è molto importante a livello esistenziale. L’oggetto della conversazione non è più l’omosessualità, ma l’immagine di sé, il desiderio di essere amato incondizionatamente, accettato pienamente per quello che è. Domande profonde, che meritano rispetto ed attenzione».
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Senso di inadeguatezza
Secondariamente, prosegue lo psicologo, diventa chiaro che il problema non è l’attrazione che prova verso queste persone, ma un senso di inadeguatezza verso il mondo maschile. «A questo punto il paziente ha molto ben chiaro che il problema non sono le tendenze omosessuali ma il suo senso di inadeguatezza, cioè non si sente all’altezza di quelle caratteristiche che, secondo lui, un uomo dovrebbe avere».
Quattro cause
Il senso di inadeguatezza, in genere, ha quattro cause potenziali: relazioni familiari (ad esempio una madre particolarmente presente, un padre assente…); relazioni con i pari; malformazioni fisiche legate alla relazione con l’altro sesso (ad esempio il labbro leporino); abusi sessuali. L’omosessualità, in questo quadro, è una via alternativa, una specie di scorciatoia, per entrare in un contatto con quelle caratteristiche che non si hanno. Nella maggior parte è l’erotizzazione di un’invidia, un’ammirazione. “Lui è forte, è fantastico, io invece fragile, insicuro…”.
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Terapia generica
Alcuni pazienti, racconta lo psicologo, dicono che il sesso omosessuale è come «una moneta che sono disposto a pagare per avere qualcosa di cui ho bisogno»: attenzione, affetto, riconoscimento da parte di un uomo.
A questo punto si può applicare una terapia che si occupi del senso di inadeguatezza, di inferiorità, e qualunque terapeuta può lavorare su una persona che ha una bassa autostima. In altri termini, una volta che la reale domanda del paziente è stata messa a fuoco, la terapia non è specifica per pazienti con tendenze omosessuali, ma si tratta di una generica terapia che qualunque serio e preparato professionista può mettere in atto.