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Lettera di una figlioccia al padrino down (dopo il suo funerale)

Jean-Eudes Lorne

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Jean-Eudes Lorne

Mathilde De Robien - pubblicato il 10/01/20

Jean-Eudes Lorne è morto venerdì 2 gennaio 2020 nella regione della Sarthe, all’età di 64 anni. Affetto da trisomia 21, ha trovato il suo posto in una brigata di 10 fratelli ed ha adempiuto al suo ruolo di padrino con la nipote Violaine, al di là di quanto avrebbe potuto immaginare. La figlioccia gli ha reso un magnifico omaggio il giorno dopo le sue esequie a Notre-Dame-de-Sainte-Croix, nel Mans, martedì 7 gennaio.

Violaine de Courières, 31 anni, sposata e madre di due figli, giornalista, ha vissuto la particolare esperienza di avere per padrino uno zio, fratello della madre, affetto da trisomia 21. “Zio Jean-Eudes”, come lo chiama affettuosamente, le ha trasmesso fin da piccola la capacità di accettare di vivere con un altro ritmo. Una grazia di cui ha reso testimonianza anche la sorella di Jean-Eudes, Guillemette, che per 15 anni l’ha accolto in casa propria, dopo il decesso dei genitori comuni:

Io stimolavo Jean-Eudes, ma è stato lui a darmi una ragione di vita, mi ha aiutato a trasformarmi interiormente, a semplificarmi, ad essere più umana.

Una bella unità famigliare che si forgia attorno a questo fratello e a questo zio (aveva più di 40 nipoti!) più lento e più fragile degli altri, ma reso un elemento centrale dalla gentilezza e dalla devozione. È lui che falcia il prato, si occupa di piccole commissioni, prepara l’aperitivo con tanta cura che sembrava si trattasse della Santa Comunione. «In realtà – constata Violaine – il semplice fatto di essere attenti a zio Jean-Eudes ci univa». Ecco l’omaggio che gli ha reso:

Il mio padrino, zio Jean-Eudes, si è spento venerdì scorso. Il suo funerale è stato ieri… Era affetto da trisomia 21. Non è stato banale avere un simile padrino.

Entrare in comunicazione con lui significava accettare di entrare in un mondo meno performante, più lento. Aveva difficoltà a esprimersi, balbettava. Per ascoltarlo, bisognava pazientare. Spesso, quando ero piccola, mi chiedeva “un disegno”. Mi sbrigavo, facevo in fretta. Ma allora eccolo che reclamava qualche dettaglio: “un arcobaleno”, poi “dei fiori”, “delle nuvole”, “della pioggia”… Io scalpitavo, ché volevo andare a giocare. Ma bisognava pazientare.

A Natale, quando dava un regalo – preparato dalla sua sorella maggiore – si teneva il pacchetto tra le braccia, non voleva darmelo. Mia zia doveva convincerlo ad offrirmelo. Anche quello, ancora una volta, era tutto un cerimoniale che domandava pazienza.

Con lui ho imparato giovanissima che la fragilità e la vulnerabilità fanno parte della vita. E poi che possono trasformarsi in grazie.

Zio Jean-Eudes, tanto tempo fa, su un pezzetto di carta ritrovato anni più tardi, infilato in un crocifisso, avevi scritto a grandi lettere: «Gli altri sono belli e io no, gli altri sono intelligenti e io no, ma in Cielo sarà diverso».

Qui sulla terra sei stato uno dei più piccoli tra noi. In Cielo sarai sempre uno dei più grandi. Il segno che lasci sulla terra è il tuo sorriso a forma di sole.

Grazie per tutto quello che mi hai insegnato.

La tua figlioccia

Violaine

oncle-jean-eudes
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Jean-Eudes Lorne

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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