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Lasciamo che Cristo perda tempo con noi, lasciamo che moltiplichi il nostro “poco”

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 08/01/20

Mi vergogno di quanto poco posso dare a Cristo. Ma l'umiltà è anche riconoscere quel poco e offrirglielo, perché Lui possa moltiplicarlo. L'umiltà è lasciare che Lui perda tempo, anche con me, e sazi la mia fame di Eterno.

In quel tempo, Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;
congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare».
Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci».
Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.
Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.
Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

(Marco 6,34-44)

La nostra attenzione potrebbe essere subito attirata dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma il miracolo raccontato nel Vangelo di oggi parte da una particolare declinazione della compassione di Cristo:

Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Gesù ha di fronte degli sbandati, così come molto spesso lo siamo noi nella nostra vita. Tutte le volte che non sappiamo che fare, che non sappiamo qual è la cosa giusta, non sappiamo dove sbattere la testa, lì ci raggiunge la compassione raccontata nel Vangelo di oggi. La vita spirituale è lasciare che Cristo perda tempo con noi indirizzando e insegnando ad alcune parti della nostra vita ciò che da soli non riusciamo a darci. Un dolore senza una direzione può distruggerci. La responsabilità per un figlio senza una direzione giusta può trasformarsi in frustrazione. Una vocazione senza la giusta postura interiore rischia di produrre infelicità. Ecco perché Cristo ci prende a cuore soprattutto in quello che non sappiamo. Andare da Lui significa affidarsi a una compassione che ci insegna la strada giusta. Ma la vita è fatta anche di bisogni concreti e il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è il segno attraverso cui il Vangelo vuole dirci che Dio ci prende sul serio nella concretezza della vita e non solo nei ragionamenti. Ogni miracolo che si rispetti però parte da ciò che abbiamo noi:

«Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci»”.

Se non siamo in grado di dire quanto realisticamente abbiamo noi in termini di risorse, di forza, di capacità, è difficile vedere miracoli. Infatti molte volte abbiamo di noi stessi una visione troppo idealistica e quando arriviamo al dunque rimaniamo delusi. Oppure abbiamo una visione troppo pessimistica e chiamiamo “nulla” il nostro “poco”. Ma il poco non è il nulla, è qualcosa. Dio parte sempre dal nostro poco per fare miracoli. Tu conosci il tuo poco? E vuoi offrirlo a Gesù?
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