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Cosa resta del Natale: uno spazio da lasciare per l’amore

NATIVITY

vovan|Shutterstock

Sposi&spose di Cristo - pubblicato il 08/01/20

Togliere gli addobbi è una cosa che mi mette sempre tristezza, ma la mangiatoia non voglio toglierla, almeno non dal cuore: lasciamola per Dio, per continuare a darGli quel piccolo spazio per operare nelle nostre vite sempre, non solo a Natale..

Amare è soprattutto una questione di spazio.

L’ho capito con lucida chiarezza questo Natale, osservando i personaggi del mio piccolo presepe camminare parecchio, incontrarsi, turbarsi, contrariarsi e infine ritrovarsi nell’unico spazio lasciato loro: una gelida e spoglia grotta. Mio marito, ogni giorno, si fermava ad osservare un po’ smarrito i cambi di ambientazione. Alla fine, però, lo ha divertito la mia costanza nel ripercorrere la storia della salvezza attraverso gli spostamenti di quelle statuine dal volto paffutello e sorridente.

Eppure, nei loro panni, non credo noi saremmo capaci di grandi sorrisi. Pensiamoci un attimo: un uomo e una donna, innamorati, sposi promessi, pieni di desideri e progetti per una vita insieme, si vedono sconvolgere i piani da una proposta imprevista da parte di Dio. Una proposta assolutamente folle.
Ho ripensato a quando io e mio marito (soprattutto io), abbiamo dato di matto ad ogni rovesciamento dei nostri piani mentre preparavamo la celebrazione del nostro matrimonio: per diversi motivi abbiamo dovuto cambiare luogo e orario nonostante gli inviti fossero già stati stampati e consegnati (dimenticando poi di avvisare qualche invitato del cambiamento che c’era stato) e siamo stati costretti a condividere la chiesa e gli ornamenti floreali (non proprio di nostro gusto) con una coppia che si sarebbe sposata lì mezz’ora dopo di noi. Siamo rimasti entrambi senza lavoro a qualche giorno dalle nozze…che detto così sembra meno complicato di come in realtà è stato… Abbiamo litigato per lavori di falegnameria fatti con l’aiuto di suoceri non troppo attenti ai dettagli e tracce di impregnante che ancora resistono sul pavimento della nostra cucina. Abbiamo fatto i conti con le povertà della nostra storia personale e con il dover rinunciare alle nostre preziosissime idee e alla tanto ricercata perfezione.
Per grazia (non certamente per bravura) non siamo rimasti intrappolati nelle divergenze e nelle reciproche posizioni ed abbiamo lasciato una fessura, un minuscolo spazio all’altro coniuge, e con questi piccoli spazi aperti nel nostro cuore Dio ha operato ed opera.


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Ci siamo accorti che le cose più piccole, come ad esempio l’organizzazione delle cose pratiche di una famiglia, sono state una scuola di amore, comunione e dialogo, un tempo essenziale per imparare ad uscire da noi stessi e fare spazio all’altro e a Dio. Sì, perché le cose realizzate con quattro mani sono belle, ma con sei mani (considerando che nel matrimonio sacramento anche Cristo ci aggiunge le Sue) i risultati sono davvero prodigiosi. Con Dio al centro della nostra coppia ogni imprevisto si è trasformato in bellezza e così continua ad essere tutt’oggi, anche davanti alle cose grandi e pesanti della vita, quelle cose che ti piegano le ginocchia e svuotano gli occhi.

Ma torniamo al nostro bel presepe e agli spostamenti che ho fatto fare alle statuine attenendomi ai brani del Vangelo.

Ho visto Maria per giorni, nel giardino di casa sua, sorridere in silenzio dopo la visita dell’angelo.
Dio ha parlato al suo cuore in maniera personalissima, offrendole solo una piccola sfumatura di quella grande storia di salvezza, e lei, nonostante non avesse avuto grandi spiegazioni in merito, nonostante nulla di ciò che aveva sognato come sposa si sarebbe realizzato come lei sperava, ha detto sì, ha fatto talmente tanto spazio dentro di sé da accogliere un’altra vita.

Ho visto Giuseppe parlare per ore con il suo cavallo di gesso, accanto alla legna accatastata, deluso e indeciso sul da farsi. Anche al suo cuore Dio ha parlato dando altri colori, altri dettagli.


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Giuseppe e Maria, nello spazio che lasciano, scoprono come essere sposi, scoprono come essere padre e madre, e nella paternità e maternità capiscono come essere figli e si scoprono profondamente amati.
La Famiglia di Nazareth ci ha ricordato quanto Dio si diverta a camminare con noi sposi, come nella comunione sia più facile ascoltare la Sua voce e comprendere ciò che ha da dirci (visto che a ogni sposo rivela solo una sfumatura), a quanta ricchezza ci sia nella nostra vocazione.

Ci ricorda che se lasciamo a Dio uno “spazio di manovra” per operare, Lui non ha paura. Lui opera. Opera sempre, qualunque sia quello spazio…anche se piccolo, freddo e sporco. Quello spazio gli basta per salvarti.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG SPOSI E SPOSE DI CRISTO

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