Se vogliamo salvare gli altri, non possiamo limitarci a sbraitare dalla banchina. Dobbiamo fare come Andrea, operaio ATM di Milano e papà: scendere sulle rotaie, prenderli per mano, avere il coraggio di amarli nel loro buio, come solo un padre sa fare. Non lo sai mai quando è il tuo turno, quando tocca proprio a te stralciare la divisa sporca di olio per freni e tirare fuori la “S” luminosa che hai sul petto. Spesso non sapevi neanche di averla, quella “S”, anzi, tu, non l’avresti proprio voluta, che è troppa responsabilità e troppi autografi da firmare poi. Eppure, una mattina come tante, l’unico supereroe in circolazione sei proprio tu. L’unico che può fare qualcosa, salvare il mondo o una sola vita sei tu, quello “normale” che anche oggi si è svegliato con le bollette da pagare, la serata in discoteca della figlia da contrattare. Quello che deve portare a casa la giornata anche oggi, ma proprio oggi, è chiamato a fare la differenza per qualcuno. Sarà per questo che i supereroi sono (quasi) sempre in incognito (lasciamo stare quel megalomane di Tony Stark per un attimo): per ricordarci che noi, chiunque di noi, è chiamato ad esserlo. Certo, sarebbe bello acquisire nel processo anche gli addominali di Batman e lo stacco di coscia di Cat Woman giusto per fare la stessa scena con quelle tutine di petrolio colato addosso, ma insomma, ci accontentiamo di nascondere qualche chilo di troppo anche sotto i pantaloni della tuta del’Adidas. Il 16 dicembre scorso, la parte di Clark Kent, è toccata a un tecnico della ATM di Milano, Andrea: il tempo di realizzare che una ragazza aveva oltrepassato la sbarra del “divieto di accesso ai non addetti” per scendere sui binari della stazione della metro di Lotto.
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Questione di attimi e infatti, per un attimo, la confusione ha prevalso: che questa cosa dei supereroi è tanta roba da metabolizzare e certe scene, fanno invidia alle migliori sequenze dei film. Solo due secondi, come succede a Spiderman: il tempo di trovare un angolino buio da cui uscire con la maschera e la tuta attillata per prendere in mano la realtà, quella che supera ogni nostra fantasia, in un giorno come tanti, dove Milano può diventare Gotham proprio davanti ai tuoi occhi. L’operaio ha visto le luci del treno ancora in sosta per far scendere i passeggeri nella stazione precedente (per fortuna molto vicina) e ha preso la decisione, come racconta al Corriere della Sera:
Il treno in fondo al tunnel e lei sui binari. Continuavo a guardare l’uno e l’altra per calcolare quanto tempo mi rimanesse…Ho pensato che non fosse sicuro togliere la tensione elettrica mentre il treno era in corsa: e se il mezzo avesse continuato a muoversi per inerzia? La fermata prima, Amendola, è vicina. Dalla galleria vedevo che il convoglio era ancora fermo per far salire i passeggeri.
Coglie l’attimo: urla alla ragazzina di non muoversi, spacca il vetro e abbassa l’interruttore di emergenza. Poi, evitato il peggio, scende sui binari e prende di peso l’adolescente per portarla al sicuro sulla banchina.
Proprio come nei migliori film Marvel, Andrea non si ferma tra la folla per gli applausi e gli onori, ma porta la giovane in un bar lì vicino, per parlarle e lasciarle il suo numero di telefono in caso di problemi. Toglie la divisa da Spiderman e mette quella del papà: eccolo, il vero supereroe che alza la maschera.
Avrà avuto 17 anni, poteva essere una delle mie gemelline.
Essere padre, esserlo sempre, avere quello sguardo di protezione sugli altri che va oltre il legame di sangue sapendo che tutti, siamo il “figlio” di qualcun altro e noi, vorremmo che ci fosse sempre, un supereroe, a toglierli dai guai: farsi “padre”, per tutti, è qualcosa che ha davvero del soprannaturale, più della velocità supersonica di Superman o delle armature perfette di Stark.
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Facciamo attenzione a non tirarci indietro, quando toccherà a noi. Passiamo la vita a raccontarci “quanto sarebbe bello se…” e poi, nel momento in cui potremmo davvero fare la differenza, abbiamo paura o non siamo pronti. Proprio io? Proprio ora? Forse pensiamo di non essere all’altezza, noi, con le nostre vite normali, i giorni tutti uguali, i riflessi (soprattutto quelli del cuore) appannati dalla routine. Eppure, vedere i bisogni degli altri, prendersi la briga di scendere sulle rotaie, al loro livello per aiutarli a risalire, è il più grande super potere di cui siamo dotati. Non serve essere padri biologici per capire come fare, serve forse riconoscersi figli: quelli che hanno sperimentato l’amore di un Padre che per noi c’è sempre, anche e soprattutto nei momenti bui. Spesso invece ci limitiamo a fare quello che è giusto, a urlare dalla banchina come hanno fatto tanti pendolari che hanno visto la ragazzina la mattina del 16 dicembre, ma questo, spesso non basta. Solo l’amore di un padre, salva e solo se guardiamo gli altri con lo sguardo di un padre possiamo salvarli davvero e fermare anche i treni in corsa con una sola mano. E Spiderman, muto.