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C’è chi crede che la vera fede non sia mai assalita dal dubbio…

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Marina Vitale | Unsplash

Monsignor Henrique Soares da Costa - pubblicato il 07/01/20

“Ogni credente è pellegrino davanti a Colui che prima di essere Parola è Silenzio”

Sulle sfide costanti che la realtà impone alla nostra ragione e alla nostra fede, le due ali con cui lo spirito umano si eleva alla contemplazione della Verità (cfr. Enciclica Fides et Ratio di San Giovanni Paolo II), il vescovo brasiliano della diocesi di Palmares, monsignor Henrique Soares da Costa, ci propone questi pensieri sull’“avventura di credere”. Il presule ha pubblicato questo testo nel 2015, ma è sempre attuale e valido.

L’avventura di credere

C’è chi crede che la vera fede non sia mai assalita dal dubbio, da periodi di profonda oscurità, di aridità dei sentimenti e dalla notte profonda dell’anima, che ci impedisce di sentire, di comprendere, di articolare l’affermazione più fondamentale della nostra esistenza: “Credo!”

Ogni credente è pellegrino davanti a Colui che prima di essere Parola è Silenzio.
Dio è Mistero infinito,
Dio è notte oscura che ci acceca con la Sua luminosità,
Dio è il Santo, il Separato, il Diverso da tutto il resto,
Radicalmente incomparabile!
Dio è Colui che si rivela nascondendosi
e si nasconde rivelandosi…
Dio… Come percepirlo, scandagliarlo, avere la superba pretesa di comprenderlo,
Lui, che ha il mondo intero nascosto nel palmo della mano?
Ecco: siamo in Lui, tutto è in Lui: nel palmo della sua mano!

Camminare con il Signore richiede un atteggiamento radicale di fede umile e pellegrina!
Una fede che non attraversi il deserto delle domande spesso senza risposta,
una professione di fede che non sperimenti a volte le notti pesanti del non sentire, del non sapere,
del non avere più una prospettiva, è una fede che non è stata sufficientemente provata…
Non ha conosciuto il vero e tremendo crogiuolo che la fa maturare tra lacrime, stanchezza, lotte e ricerche…

Credere non significa capire tutto!

Credere richiede la tremenda e sempre impegnativa povertà di mettersi davanti a un Dio che è Mistero, un Dio che non rende conto delle Sue azioni e dei Suoi silenzi, perché ci ha già detto tutto e ci ha spiegato tutto di Sé sulla Croce e nella Resurrezione di Suo Figlio.

Credere è comunque chiedere del Signore,
è sempre e nuovamente porre la domanda su di Lui!
Credere è cercarLo,
desiderarLo,
aspettarLo,
è vederLo in tutto,
è individuare in modo misterioso i Suoi passi benedetti,
di modo che il cuore testardo e stanco dica:
“Egli è stato qui! Egli è passato di qui!” – E tutto all’improvviso diventa benedetto,
solo per la Sua presenza, per il Suo passaggio, per i Suoi tratti!
Credere è ostinarsi a vivere così: nomade, vagabondo, pellegrino,
fino a comprendere che cercare significa già incontrarlo,
e incontrarLo è mettersi sempre e di nuovo alla Sua ricerca!

La fede è un’adesione al Mistero,
è un costante e sofferto mettersi in marcia, come Abramo,
uscire, come Mosè…

Andiamo, pellegrini, come me!
Andiamo di nuovo,
Andiamo, che è Pasqua, è Passaggio,
la vita in questo mondo è la vostra imbarcazione, non la vostra dimora!
Andiamo come nella Notte della Vigilia:
Cristo fatto Cero, luminoso, nella notte del mondo e della fede;
e noi dietro,
la Sua povera Chiesa,
a volte stanca,
a volte confusa,
sempre da Lui sostenuta nella potenza del Suo Spirito sovrano!

Andiamo! Andiamo!
Diciamo ancora di nuovo, ostinati:
“Signore, io credo! Sostieni la mia povera fede fino alla fine,
fino alla Visione piena! Amen!”

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