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“Supera il male e fai sempre più il Bene”.

MAN, HAND, HELP

Liderina | Shutterstock

Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 02/01/20

Oltre gli auguri di un Buon Anno.

“Supera il male e fai sempre più il Bene”.
E’ una frase che il mio vecchio parroco mi ripeteva. Quei parroci tutti d’un pezzo che a stento facevano emergere emozioni e sentimenti, quasi distaccato che a volte ti intimoriva con un ceffone che non ti faceva male, quasi una carezza appesantita.
Quella frase la compresi non nell’immediatezza, la pronunciava sempre, quasi una cantilena. Prima, durante e dopo la S. Messa. Nelle confessioni, negli incontri, nell’omelia, anche quando ci regalava le caramelle, o dopo aver scoperto che avevamo rubate e mangiate tutte le ostie da consacrare. Una cantilena che divenne un ricordo vivo e costante, ancora oggi.

“Supera il male e fai sempre più il Bene”.
Scoprii dopo tanti anni che è la sintesi che la Chiesa, fedele al mandato di Gesù, ha sempre insegnato e che dovrebbe sempre insegnare. Deve accendere sempre il senso della speranza ed essa conosce bene, molto bene, gli effetti del « mistero dell’iniquità » (2 Ts 2,7). La devastante capacità e opera del male attraverso il peccato dell’uomo. Un male elaborato, raffinato, inquietante, devastante, duro da accettare e scorgere il bene, già, la speranza.
In mezzo a questo mare di male, qualcuno suonava il flauto, o imitava il cinguettio che anticipava l’alba. Una nuova e bella vita, oltre le lacrime e il dolore.

“Supera il male e fai sempre più il Bene”.
Voglio, dobbiamo credere, che ancora « ci sono nella persona umana sufficienti qualità ed energie, c’è una fondamentale “bontà” (cfr. Gen 1,31), perché è immagine del Creatore, posta sotto l’influsso redentore di Cristo, “che si è unito in certo modo ad ogni uomo”, e perché l’azione efficace dello Spirito Santo “riempie la terra” (Sap 1,7) » (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 578).

“Supera il male e fai sempre più il Bene”.
A volte basta solo una parola che ci fa superare la incomunicabilità generata dai social: muri asettici di distrazioni esistenziali; spesso illusori canali di relazione e se non dominati dall’esistenza autentica e vera generano derive esistenziali e periferie di scarti e i naufragi di emozioni e di sentimenti. Basterebbe alzare lo sguardo e con il dito indice ricreare un contatto con l’altro che apre l’orizzonte del cielo, vivendo il tempo che passa sulla terra. Intensamente.

“Supera il male e fai sempre più il Bene”.
Liberiamoci dal male, non soffochiamo il bene. Operiamo operando nell’amore e come diceva San Francesco: dove c’è odio, porti amore; dove c’è offesa, porti il perdono.
Non possiamo più sostenere la bassa cultura del rancore, della divisione, del disimpegno, della repressione e del sospetto. Basta con la bruttezza.

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