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Le illustrazioni di Sillvi per fare luce nel buio delle malattie mentali (GALLERY)

ALZHEIMER

https://www.instagram.com/sillvi_illustrations/?hl=it

Giovanna Binci - pubblicato il 02/01/20

Sillvi è l'artista canadese che ha trasformato nove malattie mentali in illustrazioni. L'obiettivo è dare voce alle sensazioni dei malati, per ricordarci che sono mostri paurosi e difficili da sconfiggere solo nel buio della solitudine.

Quando penso alla malattia mentale mi sento come quando avevo sei anni. E’ ora di andare a letto e io devo mettere il pigiama, ma in quel corridoio buio che mi separa dalla cameretta si nascondono, pronti all’agguato, chissà quali mostri (e comunque vorrei dire che è una cattiveria mettere la camera di una bimba proprio all’estremità più lontana di casa, altro che torre più remota del castello sorvegliata dal drago). Ho sempre saputo che, in fondo, non c’era nessuna ombra nascosta tra le porte e gli armadi eppure la sensazione di angoscia era reale. Era quello il mostro che mi bloccava e mi faceva chiudere gli occhi cercando a tentoni l’interruttore della salvezza sulla parete.

Per la cronaca, non sono mai usciti allo scoperto, i mostri, per mia fortuna oppure perché ho sempre fatto in tempo ad accendere la luce prima che fosse troppo tardi, comunque la sensazione la ricordo bene. Oggi che quel corridoio lo faccio senza pensare, a volte quando lo attraverso al buio, mi sento ancora quella bambina, sento ancora la sua paura e ricordo com’è aspettarsi che un’ombra esca da un momento all’altro dal bagno. E’ tutto nella mia mente, ma è spaventoso quanto sia reale. Eccola, la malattia mentale: un mostro in agguato, che potrebbe uscire da un momento all’altro nelle nostre vite, come l’Alzheimer di mia nonna che una mattina si è svegliata e chiedeva di tornare a casa da sua mamma. Eccola, la malattia mentale: un mostro che spesso vediamo solo noi, ma non troviamo quel benedetto interruttore  della luce e allora siamo bloccati, in un corridoio buio dove ci sentiamo soli. Qualcuno ha provato a portarli alla luce, quei mostri difficili da vedere per chi non soffre di malattie mentali, un artista canadese: Sillvi. Non è il primo lavoro di questo genere: in molti si sono già cimentati nell’impresa di dare alle malattie mentali un’immagine comprensibile da fuori, ma questo ragazzo lo ha fatto tentando di mettersi nei panni di chi soffre, di immaginare e descrivere le sensazioni più che le patologie con una serie di post sul suo profilo Instagram.




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Ha dichiarato a Bored Panda:

“Non volevo disegnare mostri. Volevo disegnare le sensazioni delle persone, e questa è stata la motivazione iniziale. Le mie raffigurazioni non sono perfette, e le esperienze di chi ne soffre possono essere diverse per ogni individuo. Ho fatto in modo di includere estratti da fonti credibili su ogni malattia che ho riportato nella descrizione dei miei post di Instagram. L’ultima cosa che voglio è diffondere la disinformazione”.

A guardarle però sembrano proprio mostruose, queste raffigurazioni, ma questo ragazzo sembra voler dire che anche sulla più brutta delle malattie mentali si può accendere una luce che aiuti queste persone a uscire dal corridoio di solitudine in cui sono. Capire le loro sensazioni ci permette di aiutarli, di schiacciare l’interruttore che non trovano sulla parete. Se le vediamo meno come mostri giganteschi e terrificanti e più come malattie, con sintomi, cure e sensazioni che possiamo in qualche modo alleviare, sarà possibile uscirne. Anche un Alzheimer che peggiora continuamente è un modo di percepire la realtà che non capiamo, ma invece di gettare la spugna col mostro brutto e cattivo, forse dovremmo entrare nella dimensione del malato e portare il conforto di cui siamo capaci. Non è una cura definitiva, non come ci può essere per altri disturbi come la depressione certo, ma se quel mostro non se ne va, se nostra nonna continua a vederlo, possiamo aiutarla cercando almeno di entrare nel suo mondo, di scendere un poco in quell’abisso con lei, per farla sentire amata e meno sola, nonostante tutto. E’ difficile, sarebbe meglio prendere una pasticca e aspettare che facesse effetto, ma le malattie mentali ci mettono di fronte all’importanza di un altro tipo di medicina (al fianco di quella ufficiale, ovviamente): l’amore, la vicinanza, la comprensione. Una cura che solo gli umani possono dare e che sconfigge i mostri anche dove le cure non arrivano. Un po’ come quando la mamma correva nel corridoio buio vedendomi inginocchiata a terra con la mano sul muro, e quell’interruttore lo schiacciava per me.




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