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Perché festeggiamo il Natale il 25 dicembre?

ADORATION OF THE SHEPHERDS

Gerard van Honthorst | Public Domain

John Burger - pubblicato il 25/12/19

Gli studiosi respingono la teoria secondo cui questa data è stata scelta come un'alternativa alle celebrazioni pagane romane

Il 25 dicembre è così legato al nostro concetto di Natale che è difficile pensare a questa data senza immaginare Babbo Natale e alberi addobbati, ma qual è il vero giorno in cui è nato Gesù? E se non lo sappiamo, perché la Chiesa ha stabilito questa data per il suo compleanno?

Le prove dei racconti evangelici sono scarse: secondo Luca, ad esempio, gli angeli annunciarono la nascita a un gruppo di pastori, ma è possibile che questi fossero all’aperto in pieno inverno? La narrazione di Luca 2, 8 “potrebbe suggerire la stagione primaverile della nascita degli agnelli”, scrive Andrew McGowan, decano e presidente della Berkeley Divinity School della Yale University su Bible History Daily. “Nel freddo mese di dicembre le pecore potevano essere messe nell’ovile”.

Il 25 dicembre è stato scelto, come alcuni hanno suggerito, per offrire un’alternativa alle celebrazioni pagane come i Saturnalia, il Sol Invictus o Mitra? McGowan è scettico al riguardo:

“Nonostante la sua popolarità oggi, questa teoria sulle origini del Natale ha i suoi problemi. Non si ritrova in nessuno degli antichi scritti cristiani. Gli autori cristiani dell’epoca non notano un legame tra il solstizio e la nascita di Gesù: il Padre della Chiesa Ambrogio (c. 339–397), ad esempio, ha descritto Cristo come il vero sole, che ha offuscato gli dèi caduti del vecchio ordine, ma i primi scrittori cristiani non hanno mai suggerito qualche adattamento ingegneristico del calendario; non pensavano che la data fosse stata scelta dalla Chiesa, vedendo piuttosto la coincidenza come un fatto provvidenziale, come la prova naturale del fatto che Dio aveva scelto Gesù al posto dei falsi dèi pagani”.

Clemente Alessandrino, che scrisse nel 200, riconosceva che erano state già proposte varie date, come il 20 o il 21 aprile o il 20 maggio. Non menzionava il 25 dicembre.

Secondo Jon Sorenson di Catholic Answers, Ippolito Romano spiega nel suo Commento al Libro di Daniele (c. 204) che si credeva che la nascita di Gesù fosse avvenuta il 25 dicembre.

Scriveva Ippolito:

“La prima venuta di nostro Signore nella carne, quando nacque a Betlemme, avvenne il 25 dicembre, mercoledì, quando Augusto era al suo quarantaduesimo anno di regno, cinquemilacinquecento anni dopo Adamo. Soffrì nel trentatreesimo anno, il 25 marzo, venerdì, diciottesimo anno di Tiberio Cesare, mentre erano consoli Rufo e Rubellio”.

Secondo un’altra opera di Ippolito, il Chronicon, Gesù nacque nove mesi dopo l’anniversario della Creazione. “In base ai suoi calcoli, il mondo venne creato nell’equinozio primaverile, il 25 marzo, il che vorrebbe dire che Gesù nacque nove mesi dopo, il 25 dicembre”, afferma Sorenson.

McGowan dice che nel IV secolo “troviamo riferimenti a due date ampiamente riconosciute – e ora anche festeggiate – come compleanno di Gesù: il 25 dicembre nell’Impero romano occidentale e il 6 gennaio in Oriente (soprattutto in Egitto e in Asia Minore)”.

Ma aspettate. Ippolito scrive che Cristo “soffrì nel trentatreesimo anno, il 25 marzo”. Sta allora dicendo che conosciamo anche la data esatta del Venerdì Santo, il giorno della crocifissione di Gesù?

“Per quanto possa sembrare strano, la chiave per datare la nascita di Gesù potrebbe risiedere nella datazione della sua morte a Pasqua”, scrive McGowan. “Questo punto di vista è stato suggerito per la prima volta al mondo moderno dallo studioso francese Louis Duchesne all’inizio del XX secolo e pienamente sviluppato dallo statunitense Thomas Talley più di recente. Ma non sono stati sicuramente i primi a notare un legame tra la data tradizionale della morte di Gesù e la sua nascita”.

McGowan spiega che secondo il Vangelo di San Giovanni Gesù venne crocifisso mentre gli agnelli pasquali venivano sacrificati. “Ciò sarebbe accaduto il 14° giorno del mese ebraico di Nisan, proprio prima che la festa ebraica iniziasse al tramonto (considerato l’inizio del 15° giorno perché nel calendario ebraico i giorni iniziano al tramonto)”, scrive McGowan. “In Matteo, Marco e Luca, però, l’Ultima Cena si svolge dopo il calar del sole, all’inizio del 15° giorno. Gesù viene crocifisso la mattina dopo, sempre il 15° giorno”.

Tertulliano di Cartagine, verso l’anno 200, riferiva il calcolo per il quale il 14° giorno del mese di Nisan equivaleva al 25 marzo del calendario romano. Questa data venne in seguito riconosciuta come la festa dell’Annunciazione – nove mesi prima del 25 dicembre.

Nel suo libro del 2000 Lo Spirito della Liturgia, Papa Benedetto XVI sostiene questo legame: “Il fattore decisivo [per stabilire la data del Natale] era il legame tra la creazione e la Croce, tra la creazione e il concepimento di Cristo”, ha scritto Benedetto quando era ancora noto come cardinale Joseph Ratzinger.

McGowan afferma che anche nell’Oriente cristiano le date del concepimento e della morte di Gesù erano collegate, “ma anziché operare dal 14° giorno di Nisan nel calendario ebraico, gli orientali usavano il 14° del primo mese primaverile (Artemisios) nel loro calendario greco locale – il 6 aprile per noi”, scrive. “Il 6 aprile, ovviamente, esattamente nove mesi prima del 6 gennaio – la data orientale per il Natale”.

Anche in Oriente abbiamo prove del fatto che aprile era associato al concepimento e alla crocifissione di Gesù. Il vescovo Epifanio di Salamina scrive che il 6 aprile “l’agnello entrò nel grembo senza macchia della santa vergine, lui che tolse e toglie nel sacrificio perpetuo i peccati del mondo”. Anche oggi, la Chiesa armena celebra l’Annunciazione all’inizio di aprile (il 7, non il 6), e il Natale il 6 gennaio.

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