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Natale è la gioia incontenibile di una promessa che si realizza

CAROL

Yiorgos GR|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 24/12/19

Il canto di Zaccaria è un canto di gioia incontenibile: quella gioia che rompe il silenzio, che è testimonianza e una speranza che diventa realtà. Eccolo, il senso del Natale: una promessa realizzata. Quel Dio che conosciamo nel nostro cuore viene davvero: cantiamo anche noi la nostra gioia!

Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: «Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

Luca 1,67-79

Ci sono cose che ti tolgono letteralmente la parola e cose che te la ridonano. Perdere la parola è quasi sempre dovuto all’incapacità di capire fino in fondo quello che si sta vivendo, riaverla invece è frutto di una gioia inaspettata che sblocca quella paralisi della testa e del cuore, smuovendo così anche la lingua. Zaccaria perde la parola perché alle parole di Gabriele non aveva creduto e aveva contrapposto ad esse i suoi limiti. Ma quando le parole di Gabriele diventano reali, quando quelle parole si fanno cronaca, allora Zaccaria non può che tornare a fidarsi della cosa giusta, torna ad avere parole giuste al momento giusto. Credo che a poche ore dal natale la nostra situazione sia uguale. Tante cose in questo anno c’hanno tolto la parola, forse perché le abbiamo vissute a partire dai nostri limiti e fidandoci solo di essi, invece ora che il Natale è alle porte, Dio ci domanda di accogliere Qualcuno che se la cava meglio dei nostri limiti e delle nostre forze. Se faremo spazio a Lui, allora troveremo per questo nuovo anno parole nuove, forze nuove, direzioni nuove, così come canta Zaccaria:

“Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni”.

Zaccaria ripercorre tutta la storia della salvezza riuscendo ad intuire il filo rosso che collega le cose. Sarebbe bello riuscire anche noi a intuire il filo nascosto che unisce quello che abbiamo vissuto, e così comprendere che Dio non spreca nulla di tutto quello che ci capita. E che la maniera migliore per capire le cose è esserne comunque grati, essere capaci di dirlo ad alta voce di raccontarlo come meglio crediamo. Zaccaria canta, e mentre canta la sua gratitudine, ne capisce anche il senso. La gioia è l’esperienza di vedere diventare fatto ciò che si è sempre è solo sperato nel cuore. Tra poche ore questa sarà l’esperienza di ciascuno di noi.
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